Zelig Circus: il vecchio e il nuovo
Provo una straordinaria nostalgia, ripensando ai tempi in cui Zelig era uno spettacolo quasi di nicchia, con tre, quattro camere al massimo, una regia e una scenografia sobrie, una strada per nulla spianata e tutta una serie di selezionati e straordinari comici da sfornare – mescolati a una serie di cabarettisti che non fanno ridere
Provo una straordinaria nostalgia, ripensando ai tempi in cui Zelig era uno spettacolo quasi di nicchia, con tre, quattro camere al massimo, una regia e una scenografia sobrie, una strada per nulla spianata e tutta una serie di selezionati e straordinari comici da sfornare – mescolati a una serie di cabarettisti che non fanno ridere nemmeno con il solletico.
Oggi le cose sono cambiate molto, i numeri sono tantissimi e brevi, i comici che si sono formati vanno al cinema con un loro film, escono per una serata a quindicimila euri a botta, lo studio è enorme, come il dispiego di mezzi, e la comicità latita sempre di più, a parte poche illuminanti eccezioni.
Fatto sta che si ripesca nel passato, recente (Ficarra e Picone, ad esempio) e arcaico. Cochi e Renato su tutti. Che ieri sera hanno cantato, per la gioia di grandi e piccini, l’uselin de la comare. Ora, ve lo giuro. Me lo ricordavo, fatto nello stesso modo e con le stesse battute, esattamente vent’anni fa. Identico.