Zelig: i “festeggiamenti” per la chiusura sono in corso ma il programma si è preso solo un anno sabbatico
Le reazioni dopo la notizia della “chiusura” del programma di Gino & Michele.
Stefano Disegni, vignettista, autore televisivo e penna de Il Fatto Quotidiano, ha pubblicato un pezzo riguardo la chiusura di Zelig, il varietà comico di Gino & Michele che Mediaset non ha confermato per quanto riguarda il palinsesto 2015-16 di Canale 5.
Disegni ha commentato la chiusura di Zelig dopo 18 anni, utilizzando toni ironici da liberazione da un regime dittatoriale. Vi riportiamo il cappello introduttivo di quest’articolo:
È finita davvero. Con l’abbattimento giù dalle facciate del testone pelato di Claudio Bisio, in corso ovunque mentre scriviamo, per mano di esponenti delle BCLC (Brigate Combattenti per la Libera Comicità), termina la feroce dittatura che per diciotto lunghi anni ha imposto nel nostro paese la plumbea comicità monocratica a base di tormentoni e una-battuta-ogni-sei-parole, guai ai sovversivi che pretendevano di elaborare stili non graditi al Regime o tentare un ca*zo di monologo che durasse più di tre minuti compresi gli applausi: immediatamente confinati lontano dalla ribalta televisiva, finivano a fare gli spiritosi con le pecore, senza più nessuno che li contattasse, neanche per un addio al celibato.
Non solo ironia, però.
Disegni, senza fare nomi e romanzando il tutto con iperboli, ha raccontato anche un episodio che desta quantomeno perplessità:
C’è chi piange, come F.C., barista, che, asciugandosi gli occhi, racconta storie terribili “Me li ricordo. Due fratelli, uno grosso pelato, l’altro piccolo col nasone. Due sagome. Venivano qua, tra un caffè e uno spritz sparavano cazzate col botto, gli avventori si scompisciavano. La fama si diffuse, ero contento, mi era raddoppiata la clientela. Ma ero preoccupato; glielo dissi, ai ragazzi, di non fare battute in pubblico. Non mi ascoltarono, incoscienza giovanile. I tirapiedi di Zelig si presentarono quando c’era poca gente. Li misero spalle al muro, gli sibilarono in faccia che in Italia nessuno osava fare il comico senza passare per Zelig, Zelig Off, la Scuola Zelig, la segreteria di Giancarlo Bozzo, l’Editore Kowalski e le piazze decise da Zelig. Nessuno poteva dire battute senza l’autorizzazione di Gino e Michele. Gli marchiarono una zeta e un numero su un braccio e se li portarono via. Seppi che fecero due anni di Zelig Off a gratis, rifiutando qualsiasi altra proposta per paura di rappresaglie”.
Si tratta di parole che vengono confermate indirettamente anche da Pietro Sparacino, comico di Satiriasi, visto quest’anno a Stand Up Comedy, XLove e al Maurizio Costanzo Show, che, con un messaggio condiviso su Facebook, ha esposto un quadro della situazione desolante del mondo Zelig:
Ora che il dado è tratto, che fine faranno i Laboratori Zelig sparsi per l’Italia? Riusciranno i comici dei laboratori Zelig, che hanno sempre lavorato gratis, a sopravvivere senza quello che non hanno mai guadagnato? I sindacati si faranno sentire? Che fine faranno gli AutoriZelig? Avranno la capacità di reinventarsi e di rimettersi in gioco o finiranno a scrivere le frasi per i BaciPerugina? E i comici che per anni hanno fatto solo e sempre Zelig, a cosa punteranno? Sarà emergenza umanitaria? Vagheranno smarriti per le metropolitane? Verranno create delle case di recupero con programmi personalizzati e reinserimento nel mondo? Emigreranno verso nuovivecchi programmi della comicità italica? Cercheranno rifugio politico o si intrufoleranno clandestinamente? Finisce un’epoca, si chiude un ciclo, una bandiera si ammaina. L’unica certezza è che le Teste di Zelig, quelli che hanno tirato le redini, i Capoccia che hanno condotto i giochi in questi anni, quelli che hanno lucrato sui sogni di molti colleghi, di certo non patiranno la fame.
E anche Giorgio Montanini, che ha da poco concluso la seconda edizione di Nemico Pubblico su Rai 3, ha commentato la chiusura di Zelig, senza lasciarsi andare, però, al “godimento” facile ma analizzando la chiusura del varietà da un punto di vista contenutistico:
La notizia bella è che la comicità nazional popolare, se fatta male e in modo banale e reazionario, non incontra più il gusto del grande pubblico. E Zelig esisteva solo per soddisfare le esigenze pop del pubblico televisivo, che debbono essere soddisfatte sì, ma la qualità non deve mai venir meno. David Letterman aveva un programma pop, neppure lontanamente satirico, ma faceva una comicità e un intrattenimento di qualità. Al Letterman c’erano i monologhi di Hicks (sintomo della grande capacità di Letterman di riconoscere i talenti), Zelig chiudeva coi monologhi di Brignano.
A questo punto, però, è necessario ricordare che Zelig non ha chiuso affatto i battenti.
E’ vero, il programma di Gino & Michele, reduce da una stagione anonima caratterizzata da una staffetta di conduttori e ascolti deludenti, non è stato riconfermato per la nuova stagione televisiva ma non è nemmeno la prima volta che accade.
Alla presentazione dei palinsesti Mediaset 2015-16, si è parlato chiaramente di un “anno di pausa”.
E’ interessante, però, considerare il fatto che sia bastata una semplice voce riguardante la chiusura di Zelig per scatenare questo susseguirsi di reazioni.
Ed è proprio nel contenuto di queste reazioni che potrebbero annidarsi i motivi del calo qualitativo inesorabile di Zelig, registratosi edizione dopo edizione.
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