Zelensky a Sanremo non ha senso, ma Amadeus fa bene ad ospitarlo
La presenza di Zelensky al Festival di Sanremo non ha senso, ma Amadeus ha fatto certamente la scelta giusta
Che la presenza di Volodymy Zelensky sul palco di Sanremo 2023 – tramite un video messaggio registrato e collocato probabilmente a notte fonda, prima dello spareggio finale tra i primi cinque classificati per la vittoria del Festival – rischi di trasformarsi in banalizzazione e spettacolarizzazione di un evento drammatico e terribile chiamato guerra è argomento oggettivamente inattaccabile. A maggior ragione per chi ritiene che continui ad avere un senso il contesto entro il quale un fatto comunicativo avviene (una imprecazione da parte dell’officiante durante la trasmissione televisiva della messa di Natale non può avere lo stesso peso rispetto ad una espressione blasfema pronunciata da un concorrente del Grande Fratello Vip, così come la risata fuori luogo di Fedez a Muschio Selvaggio su Emanuela Orlandi non pesa quanto quella altrettanto fuori luogo che si consuma un bar di periferia di una qualsiasi città italiana).
Che l’intervento su una tv pubblica di uno dei protagonisti di un conflitto in corso da ormai un anno possa creare una situazione che scivoli nella propaganda bellica lo è altrettanto, a maggior ragione se dietro a questa maledetta guerra esiste in questa fase un dibattito pubblico molto vivace, nel quale si parla non senza fatica della necessità di pace e sembrano non esserci più le posizioni manichee che ne avevano caratterizzato gli inizi. Per cui Zelensky non è più e solo – o, almeno non lo è più per tutti – l’eroe buono costretto a difendersi da una aggressione da condannare senza se e senza ma.
Insomma, l’ospitata di Zelensky a Sanremo (organizzata da Bruno Vespa, evidentemente molto capace nel ruolo di pr televisivo – non è una battuta) non ha molto senso. Eppure appare quasi impossibile immaginare che esista sulla faccia della Terra un professionista della televisione di oggi che si opponga di fronte alla possibilità che il presidente di uno Stato invaso da un altro e quindi coinvolto in una guerra che da un anno – grazie anche ad una forte mediatizzazione della stessa – scuote il mondo intero partecipi ad una sua trasmissione. A maggior ragione se quella trasmissione ha la capacità di calamitare l’attenzione di milioni di telespettatori dimostrando di essere il principale evento tv della nazione.
Insomma, la presenza di Zelensky a Sanremo ha poco senso, ma la scelta di Amadeus di ospitarlo è televisivamente perfetta. Perché introduce un elemento di (cruda) realtà alla narrazione, perché concede una platea importante (e conosciuta dal popolo russo – dettaglio da non sottovalutare) a Zelensky, perché ne guadagna in termini di eco mediatica (tutto il mondo riporterà le parole pronunciate a Sanremo dal Presidente ucraino) e perché, soprattutto, certifica per l’ennesima volta che Sanremo è l’unico palco dove qualunque argomento può trovare spazio, anche la guerra.