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Silvia Sacchi a TvBlog: “Con XXI Secolo partecipo alla creazione di un programma da zero”

Ora su Rai 1 nella squadra di XXI Secolo, la giornalista Silvia Sacchi si racconta in un’intervista a TvBlog

pubblicato 11 Dicembre 2023 aggiornato 12 Dicembre 2023 09:00

Giornalista professionista dal 2017, Silvia Sacchi, che ora lavora a XXI Secolo – Quando il presente diventa futuro, inizia a muovere i suoi passi nel mondo del giornalismo fin da giovanissima. “A diciassette anni andai a bussare alla redazione del Resto del Carlino della mia città, Pesaro, dicendo: ‘Io voglio fare la giornalista, ma come si fa?” racconta a TvBlog. La chiacchierata parte da qui e dai sogni di una bambina che si divertiva giocando a fare la conduttrice. Ora, dopo un’esperienza da inviata a Ore 14, affianca Francesco Giorgino nel programma di seconda serata in onda ogni lunedì sera su Rai 1. Il tema affrontato con vari ospiti nella puntata di questa sera sarà l’intelligenza artificiale.

Come ti sei avvicinata al giornalismo?

Forse bisognerebbe partire dall’infanzia, quando ideavo, giocando, dei programmi ispirandomi a quello che guardavo in tv, dai programmi di approfondimento che seguivano i miei genitori al seguitissimo Non è la Rai. Probabilmente ha influito molto l’abitudine di mio padre nel filmarmi – con una vecchia videocamera – già dai miei primi mesi di vita nella mia quotidianità e anche quando realizzavo improvvisati “spettacolini”.

Il feeling con la telecamera lo sviluppi, quindi, fin da piccola, però parti dal giornalismo cartaceo.

Ho iniziato a Il Resto del Carlino, per poi avere una brevissima esperienza lavorativa nella tv locale di Fano e poi anche in quella di Urbino. Sono partita da una dimensione locale, che era facilmente accessibile anche per chi, come me, veniva da un contesto familiare non legato al mondo del giornalismo.

Però hai da subito capito che la dimensione che ti interessava maggiormente era quella del giornalismo televisivo?

Ho iniziato da un quotidiano perché avevo il desiderio di capire che cosa significasse essere giornalista partendo dalla basi: la scrittura. Arrivata a Fano, ho capito che il giornalismo televisivo era quello che avrei voluto fare.

La tua prima esperienza in un’emittente nazionale è stata a Tv 2000. Come è avvenuto questo passaggio?

Venivo da un periodo trascorso in Inghilterra, prima a Oxford, poi a Londra. Ero andata là per perfezionare la lingua e per formarmi dopo aver terminato gli studi universitari. A Tv 2000 sono arrivata dopo aver condotto per due anni il telegiornale di San Marino RTV. A chiamarmi è stato direttamente il direttore e così ho deciso di tornare in Italia.

Hai avuto poi un’esperienza di alcuni mesi a TgCom24, sotto la direzione di Paolo Liguori, e infine, da alcune estati, lavori a Sky Tg24. In quale di queste redazioni senti di essere maggiormente maturata professionalmente?

In ognuna di queste sono cresciuta. TgCom24 è stata la prima rete all-news per la quale ho lavorato e lì, come a Sky Tg24, ho imparato a condurre in una rete in cui in cui al centro di tutto ci sono le notizie in tempo reale. L’all-news ti porta a confrontarti costantemente con le notizie: devi avere la lucidità di capirle, la preparazione per saperle tradurre per i telespettatori e la prontezza per dare gli aggiornamenti in diretta.

Nel 2021 arriva la tua prima esperienza in un programma Rai. Per due stagioni, infatti, hai ricoperto il ruolo di inviata a Ore 14 con Milo Infante. Come è avvenuto questo arrivo in Rai?

Avevo saputo che stavano cercando un inviato per Ore 14: ho fatto il colloquio e poco dopo sono subito andata in onda, immergendomi in quello che è stato uno dei casi che ho seguito con maggior interesse, quello legato alla scomparsa di Giacomo Sartori, una storia di sofferenza giovanile che mi ha toccato profondamente. La cronaca nera ti porta ogni volta ad entrare nelle vite delle persone ed è veramente difficile non farsi risucchiare dalle storie che racconti. Il mio inizio in Rai è stato pertanto molto forte. L’esperienza dei due anni a Ore 14 mi ha insegnato come affrontare la cronaca nera, al di là di quello che si può imparare a livello teorico. Oggi quell’esperienza da inviata mi fa sentire più completa come giornalista.

Ora sei al fianco di Francesco Giorgino a XXI Secolo – Quando il presente diventa futuro. È stato lui stesso a volerti in questo progetto?

Sì, ci siamo incontrati e mi ha parlato del programma. Sono rimasta fin da subito particolarmente colpita dalla sua idea di format. L’obiettivo è raccontare il presente guardando al futuro. Per la prima volta non mi è stata data solamente l’opportunità di lavorare, ma di contribuire, insieme a tutto il resto della squadra, alla costruzione da zero di un programma.

Ti occupi nella trasmissione di data journalism. Come ti stai trovando a lavorare in questo ambito?

È un ambito di grande interesse per me, anche perché è un aspetto che ho già affrontato a Sky, dove c’è molta attenzione verso i numeri. A XXI Secolo i numeri ci permettono di capire il futuro. Confrontarsi con il mondo dei dati è una grande sfida che affronto insieme a professionisti molto preparati e insieme a Francesco Giorgino, con cui mi confronto costantemente. Stargli accanto per me è davvero formativo: mette a disposizione di tutti noi la sua notevole esperienza professionale con grande generosità.

Guardando oggi al mondo del giornalismo televisivo, chi individui come modello di riferimento?

Io sono sempre rimasta affascinata da Giovanni Minoli. Per me è un faro. Grazie a lui mi sono appassionata al racconto della storia. Così mi sono domandata come sia stato possibile che abbia riscoperto grazie a un programma e ad un giornalista una materia che a scuola detestavo tanto. Se un giornalista può fare questo, mi auguro – nel mio piccolo – di poter ispirare chi mi guarda.

Professionalmente tra dieci anni come ti vedi realizzata?

Nel poter continuare a crescere e a fare dei passi in avanti in questo mondo: per me per ora è la televisione, ma non escludo che nel futuro ci possano essere anche altre tipologie di media e nuove piattaforme. L’importante è avere a disposizione un mezzo che mi permetta di esprimermi sempre attraverso un linguaggio giornalistico.