Un contratto-tipo a tutela degli sceneggiatori: la proposta del sindacato italiano
Il Writers Guild Italia, il sindacato italiano degli sceneggiatori, ha propone l’adozione di un contratto-tipo per tutelare il lavoro degli autori nel loro rapporto con i produttori di film e serie tv
“Non siamo lavoratori invisibili”: è con questo claim che il Writers Guild Italia, il sindacato degli sceneggiatori italiani, lancia la proposta di adottare un contratto-tipo per tutti gli autori di prodotti destinati al cinema o alla televisione.
Dietro ogni film o serie tv che ci appassiona, infatti, non c’è solo il lavoro dei registi o degli attori. Alla base, c’è sempre una buona sceneggiatura, senza cui nessuna produzione potrebbe vedere la luce. Il lavoro degli sceneggiatori, insomma, merita di essere tutelato come tutti gli altri, e di “mettere la parola fine all’opacità nei rapporti di lavoro e alle forme troppo diffuse di sfruttamento”, come si legge nel comunicato diffuso da WGI.
Il sindacato, insieme al suo garante, l’avvocato Andrea Renato, ha redatto un “contratto ideale”, che possa fare da base per ogni negoziato serio tra autori e produttori e che sia applicabile ad ogni tipo di produzione, a prescindere dalla sua destinazione.
L’obiettivo, spiega il Writers Guild Italia, è quello di “far emergere dall’invisibilità, dal cono d’ombra delle incertezze contrattuali, i tanti sceneggiatori il cui contributo è fondamentale per la produzione e la buona riuscita di film e serie tv”.
Tra i punti fermi che compaiono nel contratto (una cui versione si può scaricare dal sito ufficiale di WGI) spicca l’articolo 3, che vuole garantire a tutti i sceneggiatori, nel momento in cui vengono assunti per la stesura di un racconto, una certezza retributiva.
L’articolo, infatti, chiarisce che “a condizione del saldo dell’intero corrispettivo” dovuto “per lo sviluppo del testo”, l’autore “cede al committente, per il territorio italiano e per la durata massima consentita dalla legge, il diritto esclusivo di utilizzazione economica del testo”.
In altre parole, si ribadisce che la cessione dei diritti sul proprio lavoro avviene solo quando l’autore riceve il saldo completo di quanto pattuito per la consegna della sceneggiatura o del trattamento. Inoltre, viene introdotto un criterio di condivisione dei profitto in caso di successo dell’opera, cosa tra l’altro già prevista dalla Legge sul Diritto d’Autore.
Richieste tanto elementari quanto fondamentali per tutelare il lavoro di tutti coloro che, con le loro idee, diventano artefici del successo di quelle fiction o di quei film che poi finiscono sulla bocca di tutti. “Sappiamo che le (cattive) abitudini delle nostre controparti e a volte una certa pigrizia e rassegnazione della nostra categoria, hanno reso difficile il riconoscimento di condizioni di lavoro e retributive accettabili”, conclude il comunicato, “ma sappiamo, allo stesso tempo, che uniti possiamo cambiare le cose”.