#WIDG – Gian Paolo Tagliavia: «Niente Auditel per MTV. Ma non è una scelta ideologica: sul 15-34 lo strumento ha dei problemi»
L’a.d. di MTV Italia racconta in esclusiva a TvBlog il rapporto del canale che dirige con l’Auditel.
Quando sento telefonicamente Gian Paolo Tagliavia, a.d. di MTV Italia, scopro, con una certa soddisfazione, che “conosce” WIDG – La Tv che vorrei, la settimana dedicata alla qualità in televisione promossa da TvBlog, CineTivu, Reality&Show e Televisionando:
«Ho seguito con grande interesse il dibattito su TvBlog e sulla galassia di blog che avete messo insieme», mi dice.
E’ venuto naturale chiedere un suo intervento visto che, come sapranno i nostri lettori, MTV campa tranquillamente senza essere monitorata dall’Auditel, e infatti il dato dei suoi ascolti non è pubblico:
«La prima considerazione che mi viene da fare, data la nostra storia (MTV Italia compirà 15 anni il 1° settembre 2012, ndr) è che noi non abbiamo una posizione ideologicamente contraria ad Auditel: sarebbe paradossale, visto che invece nel network abbiamo Comedy Central e Nickelodeon i cui dati invece sono pubblici. E l’Auditel è importante, non c’è dubbio: condivido molto il discorso di Carlo Freccero e trovo che la sua frase “in tv, prima delle 10, è inutile mettersi a lavorare” sia perfetta. Ma nel nostro caso, la scelta è una questione tecnica: il target elettivo di MTV è il target 15-34. Rispetto a questo target, l’Auditel ha dei problemi e noi da tempo manifestiamo perplessità in merito e suggerimenti per migliorarlo».
«Niente ideologia, dunque. Né paura di essere schiavi dello strumento».
«Anzi, abbiamo lavorato per portare avanti una riflessione in comitato tecnico per migliorarlo: di sicuro, in generale, lo strumento è perfettibile, ma sui 15-34 mostra la corda, perché sono sottocampionati. Poi c’è la rotazione del panel: se uno dei capisaldi della sicurezza del dato è il fatto che ci sia una forte collaborazione con le famiglie, la rotazione col capofamiglia più giovane è molto più rapida. Questo, per noi, è un problema. Così come è un problema il fatto che ci siano i secondi e terzi televisori di mezzo: magari gli adolescenti seguono MTV su quelli (e come dimostrato dalla nostra intervista e da molte altre testimonianze, non è affatto detto che ogni televisore di casa sia collegato a un meter, ndR)».
«Insomma, noi siamo una televisione commerciale: per me la quantità è importante. Non potrei fare l’editore, altrimenti. E per questo, siccome riteniamo di essere penalizzati dalla sottocampionatura del nostro target di riferimento, abbiamo investito molto nella ricerca per conoscere i gusti del nostro pubblico. E poi, devi lavorare tantissimo sulle altre dimensioni: sul rapporto con il pubblico, sugli eventi sul territorio, sul lato social, sui programmi on demand».
«Alcuni dei nostri lettori di TvBlog», faccio notare a Tagliavia, «lamentano la deriva di MTV con troppi reality americani».
«Nel senso più stretto del termine, in realtà, come “reality americano” abbiamo solo Jersey Shore. Gli altri sono quelli che in gergo si chiamano observational documentary: rispetto ai reality show, ci sono livelli di mediazione molto più bassi, un montaggio meno furbo, non c’è il conduttore come intermediario, si tenta di creare un livello di empatia con il telespettatore. Come abbiamo fatto con la nostra produzione “Ginnaste”, per esempio»
Chiedo a Tagliavia se abbia avuto modo di vedere l’analisi qualitativa che abbiamo proposto con i risultati pubblicati da CineTivu, i nostri commenti e Analisi qualitativa.
Lui spiega di non aver approfondito, ma ritiene il tentativo «interessante, anche se è ancora troppo piccolo in termini di casi e storia. Ma è interessante perché, pur essendo un concetto scivolosissimo, in generale noi prendiamo la qualità come elemento intrinseco del programma; c’è la qualità tecnica, e la qualità dei canoni: di scrittura, di atmosfera. Ma ci sono anche gli effetti sul pubblico. E allora, il dato qualitativo sta diventando progressivamente più importante: bisogna fare attenzione che il dato quantitativo non sia l’unico profilo di scambio. E’ il rapporto di empatia che si stabilisce con lo spettatore: qualsiasi metodologia che serva ad integrare il dato quantitativo credo che possa diventare interessante anche commercialmente».