Volgarissimo, tutti i colori della cronaca
Fin dalla nascita del programma, tutto era già perfettamente sintetizzato nel suo inquietante sottotitolo , “tutti i colori della cronaca”. E anche questo sabato Verissimo, da quest’anno in mano all’aggraziata (nei modi) Silvia Toffanin, si mostra come un programma “storto”. Perché c’è qualcosa di deviato, di – parolone! – diseducativo (e non solo nei riguardi
Fin dalla nascita del programma, tutto era già perfettamente sintetizzato nel suo inquietante sottotitolo , “tutti i colori della cronaca”. E anche questo sabato Verissimo, da quest’anno in mano all’aggraziata (nei modi) Silvia Toffanin, si mostra come un programma “storto”. Perché c’è qualcosa di deviato, di – parolone! – diseducativo (e non solo nei riguardi dei più giovani che magari ci si imbattono grazie al traino di Amici) nel suo cinico mescolare il rosa con il nero. Dopo un sommario denso di Albano e di Romina e uno spot anticipatorio che prometteva un intervento telefonico della Lecciso, il rotocalco di Canale 5 passava ad ospitare la giovane, dignitosissima sorella di Deborah Rizzato, la sfortunata ragazza del biellese assassinata l’anno scorso dall’uomo che la perseguitava da dieci anni. A margine di alcune domande più che lecite e ancora attuali, e cioè di come sia possibile ignorare le chiare richieste d’aiuto di una ragazza costantemente minacciata da un uomo che già aveva abusato di lei, la giornalista ha proceduto, soave come un caterpillar, con quelle di rigore (ma chi l’ha detto?) in questi casi, del tipo “cosa provi rivedendo le immagini di tua sorella?”, oppure “che cosa hai provato al suicidio del suo aguzzino”?. Domande palesemente indelicate in qualunque contesto (e, di nuovo, chi l’ha detto che “i giornalisti sono tenuti a farle”?), ma ancora più stranianti in un salotto televisivo del sabato pomeriggio, poste da una conduttrice ancora inesperta e dall’aria, non me ne voglia, di essere più a suo agio tra le ciprie dei vip. La cronaca nera è facile, immediata, sensazionalistica: per questo viene sempre affiancata a quella mondana, altrettanto priva di pretese culturali. Ma le similitudini tra le due -il fatto di non richiedere preparazione né eccessiva dimestichezza con il mondo dell’informazione- finiscono qui. Ma programmi come Verissimo o La vita in diretta continuano a mescolare, esattamente come fanno i tabloid inglesi, la morte con la fuffa, perché si tratta di un binomio collaudato. Ma anche di una rara, e solo erroneamente data per scontata, volgarità morale.