Volami nel cuore: massima spesa, minima resa?
Volami nel cuore rispecchia appieno l’abitudine di questo periodo di assegnare ad un varietà il titolo di una canzone di successo. E’ accaduto con I Migliori Anni (della nostra vita), Il cielo è sempre più blu, Ti lascio una canzone e ora tocca alla celebre canzone interpretata da Mina che farà da cornice (e chissà
Volami nel cuore rispecchia appieno l’abitudine di questo periodo di assegnare ad un varietà il titolo di una canzone di successo. E’ accaduto con I Migliori Anni (della nostra vita), Il cielo è sempre più blu, Ti lascio una canzone e ora tocca alla celebre canzone interpretata da Mina che farà da cornice (e chissà se pure da colonna sonora) al varietà del sabato sera di Raiuno condotto per sette puntate da Pupo ed Ernesto Schinella, uno dei bambini rivelazione del programma musicale della scorsa primavera condotto da Antonella Clerici.
Raiuno non bada a spese pur di tornare a prevalere al sabato sera in autunno. Ne va dell’immagine della rete, perdente da un po’ di tempo rispetto al programma di Maria De Filippi, C’è Posta per Te. In una recente intervista a Tv Sorrisi e Canzoni il direttore dell’ammiraglia Rai Del Noce ha detto che vorrebbe strappare alla concorrenza proprio la De Filippi insieme a Gerry Scotti e Claudio Bisio tanto per gradire.
Ma siccome i tempi sono troppo lunghi (Maria ha appena rinnovato il contratto per cinque anni e così pure Gerry) allora bisogna far di tutto per battere la concorrenza specie nella serata canonica del varietà. Costi quel che costi. E a proposito di cifre, se quelle anticipate da Dagospia sono veritiere, direi che si gioca decisamente al rialzo per ottenere un minimo risultato: si parla di ben 1,5 milioni di Euro a puntata per 7 puntate: una cifra davvero spropositata se si pensa che il concorrente C’è Posta a fatica arriva (solo in determinati casi) al milione di Euro a sera.
D’accordo, il sabato sera è importante, ma perchè investire tutto questo denaro (in parte pure pubblico non dimentichiamocelo) per contrastare un programma non avendo neppure la Lotteria Italia che è stata “ceduta” a Carramba che Fortuna forse ritenendola poco adatta al sabato sera dopo i flop degli anni passati? Vale la pena spendere così tanto (gli addetti ai livori parlano anche di cifre più alte di quelle menzionate) semplicemente per superare un people show di grande successo come quello della De Filippi che ha in ogni caso il proprio pubblico di affezionati e che, qualora anche perdesse, non la abbandonerebbe di certo come dimostrato ampiamente anche in tempi passati?
E quindi, siamo sicuri che si possa vincere mettendo “in palio” quasi tre miliardi di vecchie lire a puntata per uno show nel 2008? E allora, massima spesa, minima resa. Raiuno e Ballandi hanno ipotizzato un sabato sera milionario che dal 20 settembre prevede un varietà a squadre dove ben 30 vip (!) si sfideranno in canto, ballo e recitazione. Alt! Dejà-vu? Ma queste tre materie non sono quelle di un noto talent show condotto dalla De Filippi che per parecchi anni è stato diretto dallo stesso regista-autore Roberto Cenci e che si scontrerà proprio nella stessa serata? Si dirà, e ne siamo certi, che non sarà la stessa cosa di Amici (come peraltro aveva tenuto a sottolineare da subito il regista durante la presentazione di Ti Lascio una Canzone), ma almeno sulla carta sembra di leggere un clone di quel talent a squadre con l’aggiunta di vip e e di scenografie milionarie con ben tre ledwall e 11 telecamere. Il tutto condito dalla verve di Pupo e dalla presenza del nuovo teledivo Ernesto (per gli amici Ernestino) Schinella. E diremo, sarà finita qui? Ma ovviamente no perchè ci sono altri grandi show che Raiuno manderà in onda e su cui non si baderà a spese, come ad esempio Serata d’Onore con Pippo Baudo o la stessa Carramba, o ancora il varietà con Gigi D’Alessio e Anna Tatangelo…
Insomma, una Raiuno a tutto show. Nulla da eccepire sulla qualità o sulla produzione che sarà sicuramente di ottimo livello e di successo ma non suona anacronistico investire così tanto oggi? Certe cifre, a che il sottoscritto ricordi, si prevedevano negli anni ottanta quando girava anche più denaro attraverso la pubblicità e soprattutto quando il varietà era solo uno in tutta la settimana: ora, in un periodo di ristrettezza di budget, ha ancora senso realizzare varietà così costosi quando come si è visto in passato non è tanto la cifra che si investe che ne decreta il successo quanto l’idea che da esso scaturisce?
In attesa di avere maggiori chiarimenti, considerato che si tratta pur sempre di servizio pubblico, non possiamo che avvalorare il celebre slogan coniato dal grande Totò che cita… E io pago.