Voglio essere un mago. Chissà quanti ragazzi avranno pronunciato questa frase, che è anche il titolo del nuovo programma del martedì di Rai 2, al termine della puntata di esordio dello show. Dodici aspiranti maghi, riuniti in tre casate – Volpi Rosse, Piume d’Oro e Abisso Blu – sono chiamati a studiare per un mese intero tutti i segreti dell’illusionismo, del mentalismo e dei giochi di prestigio tra le mura della Rocchetta Mattei, un castello ottocentesco alle porte di Bologna. Lo scopo? Ottenere il diploma e conquistare la Bacchetta d’Oro.
Guidati dalla voce narrante di Silvan e dai giudizi del magister Raul Cremona, gli studenti di età compresa fra i 14 e i 18 anni seguono le lezioni tenute da esperti dell’arte magica, a cui spetta il compito di costruire gli spettacoli che chiudono la settimana e determinano i vincitori e gli eliminati. Un’accademia a tutti gli effetti, con esami di sbarramento e compiti da svolgere fino a tarda notte, che rende Voglio essere un mago agli occhi dei telespettatori un’esperienza più simile a quella dei tradizionali talent show che a quella offerta dai docu-reality. Chi sostiene che si tratti di una versione in salsa Hogwarts de Il Collegio, colonna portante del palinsesto della seconda rete della Rai, rimarrà quindi parzialmente deluso. Sebbene il target di riferimento delle due trasmissioni sia pressoché coincidente, le diverse dinamiche di puntata non consentono così facili paragoni. Ricorrono alcuni espedienti narrativi ed estetici, uno per tutti l’idea del convitto isolato dalla tecnologia moderna, ma non sono sufficienti per la sovrapposizione.
Nonostante l’assenza dell’esperienza condivisa con il pubblico, che invece è il punto di forza de Il Collegio (e debole de La Caserma), il coinvolgimento da casa può dirsi riuscito. Il sistema a squadre, la prova settimanale, ma soprattutto gli intrighi e gli amorazzi tra gli apprendisti rendono allettante la visione della puntata. Non ci saranno gli incantesimi e i fantasmi come nella scuola di Harry Potter, ma gran parte dei barbatrucchi per una formula (magica?) di successo è stata messa in campo: le storie strappalacrime degli apprendisti, che si rifugiano nella magia per scappare da una difficile situazione familiare, lo svelamento di alcuni giochi di prestigio, le performance da illusionisti tipiche del varietà (non è un caso che due professori su tre siano apparsi ad Italia’s Got Talent e Tu Sì Que Vales). Tutti elementi che concorrono allo stupore, a sua volta ingrediente necessario affinché la magia possa dirsi riuscita.
Un cast con identità definite sin dai primi minuti dello show, che il montaggio mette in risalto durante le lezioni in aula, ma soprattutto nel riassunto della settimana di convivenza nel castello: l’aspirante maga bionda svampita, il maestro delle espressioni facciali buffe, il tenebroso privo di empatia ma pieno di sé, l’ansiosa cronica, l’amante dei giochi di memoria, il ripetente con il talento per la prestidigitazione. Tutti personaggi quasi archetipici, studiati a pennello per una prima edizione costruita su appena cinque appuntamenti in prima serata. A sbaragliare le carte e a rendere più complesse le psicologie dei concorrenti ci penseranno quattro influencer, che dalla seconda puntata faranno il loro ingresso nelle casate di Voglio essere un mago. Li faranno sparire nel cilindro come dei conigli o la convivenza sarà pacifica? Non resta che scoprirlo martedì prossimo.