Viva Mogol, la famiglia di Luigi Tenco contro la trasmissione di Rai 1: “Non tolleriamo la disinformazione, bassa qualità”
La famiglia di Luigi Tenco smentisce alcune affermazioni fatte da Mogol e Massimo Giletti nella trasmissione Viva Mogol. E chiede una rettifica.
La famiglia di Luigi Tenco, attraverso un lungo comunicato stampa, attacca lo speciale Viva Mogol, andato in onda lo scorso sabato 24 settembre 2016 su Rai 1. Tra i personaggi ‘celebrati’ e raccontati dal conduttore Massimo Giletti con gli ospiti in studio – in questo caso lo stesso Giulio Rapetti e Gino Paoli – c’è stato anche Luigi Tenco. “Non possiamo che ritenere questo programma di bassa qualità e di totale disinformazione, per ciò che riguarda la parte di Luigi Tenco”, scrivono i familiari. Ma andiamo con ordine.
Mogol, quasi a fine trasmissione, racconta: “Volevo convincerlo a non partecipare a Sanremo. Io avevo tre canzoni a Sanremo e volevo convincere lui a non partecipare. Lui mi aveva fatto ascoltare una canzone, mi cantò il testo di Ciao amore. Io dissi ‘va bene così. Se vuoi andare a Sanremo, va bene così. Ma io fossi in te non ci andrei”. Lui era passato a RCA, siamo tornati a Roma e ancora non c’era l’autostrada del Sole: ci siamo fermati a dormire in una pensione, c’era solo una camera con due letti. Lì, ha spento la luce perché eravamo stanchi e ha cominciato a parlare al buio. Io sostenevo che lui non dovesse andare a Sanremo quell’anno perché secondo me non era il cantante da Sanremo. Era una mia convinzione […] Io questa storia l’ho vissuta. L’ho vissuta quella notte perché gl’ho parlato. Io mi ricordo che quando poi siamo andati al suo funerale – ti ricordi? (riferendosi a Paoli, ndr) -, c’erano dieci persone. E’ stata veramente una cosa dolorosissima questa fine”.
La famiglia di Tenco ritiene “fantasiose” le “rivisitazioni […] raccontate dagli ospiti Giulio Mogol e Gino Paoli e le opinioni prive di conoscenza musicale del conduttore del programma Massimo Giletti. Mogol racconta di una notte, poco prima del Festival del 1967, trascorsa in un hotel perché all’epoca non c’era l’Autostrada del Sole… che invece era stata già inaugurata nel 1964. Mogol dichiara ‘volevo convincerlo a non partecipare a Sanremo’ dimenticando i telegrammi, presenti nel nostro archivio di famiglia, che invece aveva scritto all’epoca a Luigi con le richieste per sapere se volesse partecipare a Sanremo, già dalle edizioni precedenti”.
“Mi ricordo che quell’anno lì avevo tre canzoni a Sanremo e non sono andato proprio per dimostrargli che ero contrario alla sua partecipazione. Attraversando il soggiorno di mia mamma, ho visto Luigi sul televisore che cantava con una maschera drammatica. Cantava questa canzone che non era drammatica e sembrava andasse controcorrente. Ho avuto una fitta di dispiacere”, sostiene Mogol. La famiglia Tenco respinge al mittente:
“Mogol – si legge – dichiara di non essere voluto andare a Sanremo proprio per dimostrare a Luigi che era contrario alla sua partecipazione… contraddicendosi poi con la frase ‘io questa storia l’ho vissuta, l’ho vissuta quella notte, perché gli ho parlato’. Mogol, infine e sorvolando su altre sue frasi prive di fondamento, asserisce di essere andato ai funerali di Luigi Tenco ai quali parteciparono soltanto altre 8 o 9 persone. Questo è il dolore più grande che noi famigliari abbiamo provato nel guardare il programma ‘Viva Mogol’ che continua a mancare di rispetto al ragazzo di 28 anni che Luigi era, offendendone persino la memoria. Infatti, a mero titolo di cronaca, si fa notare che eccezion fatta per Fabrizio De André, Anna Fabbri (moglie di Gino Paoli), Michele Maisano, Gian Franco Reverberi e Gian Piero Reverberi, nessun altro artista o personaggio del mondo dello spettacolo e tanto meno di quella edizione del Festival di Sanremo si presentò ai funerali di Luigi”.
“Io ho sempre avuto una sensazione a proposito proprio di questa canzone, Ciao amore ciao: cioè che fosse già scritta, in quelle sue parole ci fosse quella fragilità, questo desiderio di porre fine alla sua vita. Vorrei farvi ascoltare alcune parole che io mi sono segnato e sono molto forti. Posso sbagliarmi, lo ripeto, ma c’era già il seme della sua fragilità (le parole trasmesse sono: “guardare ogni giorno, se piove o c’è il sole, per saper se domani, si vive o si muore, e un bel giorno dire basta, e andare via. Ciao amore, ciao amore ciao. Andare via lontano, cercare un altro mondo, dire addio al cortile, andarsene sognando…”)”, fa sapere invece Massimo Giletti durante l’intervista
Sensazione smentite dal nucleo familiare del cantante:
“Riguardo la sensazione del conduttore Massimo Giletti, “cioè che ci fosse già scritta in quelle parole… il desiderio di porre fine alla sua vita…”, chiedendo esplicitamente “molta attenzione” al pubblico ad ascoltare parte della canzone “Ciao Amore Ciao” che il conduttore ha voluto proporre, è sicuramente sbagliata poiché è ampiamente risaputo che la canzone originale, dal titolo “Li vidi tornare”, esprimeva concetti antimilitaristi e di certo non personali. Altrettanto ampiamente risaputo è il fatto che la canzone, dietro suggerimenti e pressioni di esperti del mondo della musica dell’epoca, fu modificata da Luigi per le esigenze del Festival con il titolo “Ciao Amore Ciao” attraverso la quale era riuscito, però, a mantenere i temi sociali a lui cari sul fenomeno dell’emigrazione e di certo non personali. Quindi, visto l’intento di portare sul palco del Festival di Sanremo contenuti e valori sociali, in nessun caso vi si poteva leggere alcun desiderio di Luigi di porre fine alla sua vita”.
“Non sono d’accordo con le vostre tesi”, si è invece dissociato Gino Paoli. “Quando io mi sono sparato, lui mi aveva detto che certe cose non si devono fare. Lui non voleva che io lo facessi, figuriamoci se aveva voglia di farlo per sé. E’ una cosa fuori da qualsiasi… Infatti le parole che lui aveva scritto inizialmente non erano queste, erano altre”.
“A lui rendiamo merito – scrive la famiglia – anche del fatto di aver chiaramente detto che “l’unica cosa reale è che Luigi non era un ragazzo depresso o con manie suicide. Era allegro, divertente. Quindi la leggenda di Luigi, un ragazzo triste e cupo non è vero un accidente””.
La famiglia chiede la possibilità di rettifica nella prossima puntata del programma, prevista per sabato 1 ottobre in prima serata: “A distanza di cinquant’anni non pretendiamo che vengano rivolte delle scuse a Luigi per come fu ingiustamente descritto dalla stampa del 1967 che viveva e vendeva tirature di giornali e di dischi in base alle notizie diramate dall’organizzazione di quel Festival, ma certamente non possiamo e non vogliamo tollerare che si continui a fare disinformazione a discapito di Luigi Tenco e del valore umano, culturale ed artistico che aveva espresso attraverso le sue canzoni, le sue interviste e le sue amicizie… quelle vere e non quelle legate agli interessi commerciali-musicali-televisivi. Chiediamo, pertanto, che nella prossima puntata del programma Viva Mogol vengano riportate le opportune correzioni, che da parte nostra e come sopra citate sono certamente corrispondenti al vero”.
Auspicata, infine, la volontà di celebrare il cantante in occasione del 50esimo della sua morte, avvenuta il 27 gennaio 1967: “Con l’occasione, in vista del cinquantenario della sua morte, gradiremmo essere informati preventivamente su eventuali futuri programmi ed eventi che volessero trattare in modo serio la figura di Luigi Tenco il cui pensiero di vita, anche sul tema delle ingiustizie sociali, è ben descritto nei testi delle sue canzoni”.