Vite Sospese (Hospital Central) da marzo su Raidue
Cambio di titolo, ma non di sostanza. Già alla presentazione della fiction 2008 si vociferava di un nuovo prodotto, la versione italiana del format spagnolo Hospital Central, ovvero una serie corale con una forte attenzione alla realtà dei casi clinici e delle dinamiche sociali. Si chiamerà Vite Sospese la serie in 18 episodi, in partenza
Cambio di titolo, ma non di sostanza. Già alla presentazione della fiction 2008 si vociferava di un nuovo prodotto, la versione italiana del format spagnolo Hospital Central, ovvero una serie corale con una forte attenzione alla realtà dei casi clinici e delle dinamiche sociali. Si chiamerà Vite Sospese la serie in 18 episodi, in partenza a marzo ogni venerdì su Raidue, che vedrà il pronto soccorso di un grande ospedale al centro delle vicende professionali e personali di medici e paramedici.
Nulla di particolarmente nuovo all’orizzonte, rispetto al panorama Usa del longevo Er o degli accattivanti Dr.House e Grey’s Anatomy. Anche l’Italia continua a cavalcare il filone ospedaliero, introdotto da capostipiti mielosi come Amico Mio, La Dottoressa Giò e Una Donna per Amico e proseguito con due clamorosi flop come Camici Bianchi e Nati Ieri.
L’anno scorso fu più ambiziosa la prima rete di stato mandando la cupa Medicina Generale contro gli Amici di Maria. Risultati senza infamia e senza lode, ma un seguito che si fa desiderare visto che la prima stagione è stata interrotta all’americana e gli appassionati ne attendono ancora gli episodi conclusivi.
Tornando a Vite sospese, le cui riprese sono iniziate ad ottobre in un grande studio di 1500 metri quadrati in via Mecenate, la fiction è realizzata da Videomedia Italia in collaborazione con il Comune di Milano e Rai Fiction.
Tra i protagonisti, il vincitore dell’Isola dei famosi 2 Sergio Muniz (reduce – va detto – da una disastrosa interpretazione de La signora delle camelie e da un’altrettanto imbarazzante conduzione del Galà della pubblicità), Max Pisu e Milena Miconi. Un cast non da capogiro, probabilmente per via del basso budget di un’autoproduzione non destinata all’ammiraglia.