Visto non Visto, puntata su Ballando curata e aggiornata. Milly in versione “L’ho inventato io”
Alla puntata di Visto non visto su Ballando, realizzata l’estate scorsa, non mancava nulla. Compreso l’aggiornamento sull’ultima edizione
Alla fine Visto non Visto che spettacolo ha aperto le danze con Ballando con le stelle e tanto di numeri da Guinness: 133 coppie in 11 edizioni. 74 ballerini professionisti, 29 artisti internazionali.
Ottima la fotografia, azzeccato il montaggio monografico, persino originale il racconto su un programma su cui ormai si è detto e scritto di tutto. A un certo punto il “meglio di” sembrava andare fuori tempo, trattandosi della puntata già prevista la scorsa estate e poi sospesa per una presunta violazione di diritti.
A un anno dalla realizzazione della puntata abbiamo visto Milly dichiarare che quella di Enzo Miccio è l’ultima edizione andata in onda, confermando che la prima parte dell’intervista non è stata estesa all’undicesima stagione, peraltro di grande successo. Poi abbiamo visto prontamente aggiornato lo speciale con alcuni commenti di Milly, girati in un’altra location e con altro outfit, sull’ultima edizione, contrasegnata da Rita Pavone, Selvaggia Lucarelli e Valerio Scanu.
La conduttrice ha potuto pontificare più che mai sui grandi meriti della sua trasmissione, sembrando affetta dalla sindrome baudiana de “l’ho inventato io”. A partire dal titolo dela trasmissione:
“Il nome della versione italiana Ballando con le stelle fu inventato da noi in Italia. Il Franchising in tutto il mondo si chiama Dancing with the stars”.
E’ stato interessante rivedere uno stralcio della primissima puntata in assoluto, con tanto di retroscena della conduttrice:
“La preparazione di Ballando, come sempre succede con prodotti di grande successo, fu di scetticismo generale. Un programma tutto sul ballo, mamma mia! Ma quello che nessuno poteva sapere il pubblico e gli addetti ai lavori l’hanno scoperto nella prima puntata… è che qui la cosa centrale era veder ballare in coppia un professionista e un apprendista stregone che, pur essendo zero spaccato nel ballo, ha già una sua dignità lavorativa da difendere rispetto al fatto di fare una figuraccia perché sembri un coccio di legno”.
Il successo inaspettato non si scorda mai:
“Alla fine fu una cosa clamorosa, dovevamo fare 4 puntate e ce ne chiesero 8. La prima edizione di Ballando… la prima volta ti resta nel cuore come qualcosa di speciale. Era un mondo così nuovo, divampante e sorprendente, e ne vennero fuori delle cose che sono rimaste nella cronaca della televisione. Per esempio la definizione di tronchetto data a Fabrizio Frizzi. Mi accordò fiducia per l’affetto che ci lega. Venne in trasmissione, ballava con Samanta Togni e fece la sua strada. Con la sua altezza e conformazione fisica difficilmente era Joaquin Cortes, però ci mise un tale impegno da diventare il simbolo di tutti gli uomini italiani che sul divano venivano tormentati e un po’ sfottuti dalle compagne, mogli, figlie… Vedi, se balla Frizzi potresti ballare anche tu”.
Altrettanto trionfalistica, Milly, sulla prima coppia vincitrice in assoluto:
“La rumba di Simone Di Pasquale e Hoara Borselli fu una delle cose più discusse in italia perché sembrava una grande cosa di passione. in quel momento loro ci fecero credere in un momento di grande passione e fu una cosa deflagrante per la televisione e questo genere di programmi. Di solito sono l’ultima a sapere. Sono quella che non si accorge di niente. Da lì è nata questa leggenda metropolitana che a Ballando nascono amori travolgenti”.
Immancabile il riferimento della conduttrice ai giurati:
“Una parte importante di tutti i talent è la giuria. Dalla prima in poi si sono consolidati una serie di personaggi, finché siamo arrivati alla versione finale che ormai resiste da anni, con Carolyn Smith protagonista tecnica. C’è stato con noi il nostro grandissimo Lamberto Sposini che è insostituibile e io sempre spero che un giorno lui ci possa fare un’improvvisata. Il loro ruolo è importantissimo per mettere a fuoco la personalità di chi sta in pista”.
Per non parlare della svolta impressa al programma da una partecipazione assai indiscussa:
“A. O. (non possiamo pubblicare per esteso il nome perché marchio registrato ndr) ci ha fatto fare un passo in avanti in termini di contaminazione di generi diversi. Grazie a lei improvvisamente il sabato sera, in mezzo a una televisione che rifiuta come noioso il concetto di arte, noi ci siamo messi a parlare su cosa meritasse di essere definito artistico. E ci siamo accapigliati sul fatto se fosse consentito o meno mettere le scarpe. C’è stato un momento in cui l’Italia si è divisa in pro A. e contro A. Una cosa folle ma bellissima, se pensi che riesci con un elemento così piccolo ma artistico a generare una discussione di questo genere. La sua è stata una partecipazione geniale”.
Passo obbligato, oltre agli aneddoti sulle trasferte continentali di Maradona durante Ballando, anche quello della vittoria del Principe Emanuele Filiberto di Savoia:
“Arrivava da noi con tutto un pregiudizio, per tutto il retaggio storico. Il suo nome era ingombrante e non simpatico. La sua vittoria al televoto fu una roba spaziale. La stessa cosa accaduta a Bobo Vieri, considerato un antipatico e un odioso… Invece abbiamo scoperto che è un ragazzo timido e riservato”.
Milly, insomma, tra un punto e l’altro sugli infortuni, i ballerini per una notte (“Oscar Pistorius ci apparve tanto tenero e timido. Non ci saremmo mai aspettati di sapere tutto il resto della storia”) e le performance più sexy, ha rivendicato i meriti e i messaggi del suo programma:
“Ballando in questi anni è stato il palcoscenico giusto per dare bellezza, glamour e simpatia, per mettere nella luce migliore il personaggio che abbiamo cercato di lanciare verso il successo. Arrivano personaggi totalmente sconosciuti al grande pubblico o conosciuti da una piccola fetta. E molti lanciano un messaggio importante”.
Quando si dice un programma di repertorio che dà ulteriori lustrini a chi li ha tanto a cuore.