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Vieni via con me: Cda vuole la replica anti eutanasia, autori si oppongono

Ennesimo diritto di replica da concedere, la condanna del programma di Fabio Fazio e Roberto Saviano si ripete. In Rai non si ha più diritto ad un’opinione, nemmeno se espressa con la dignità del racconto di una storia personale. Già il ministro Maroni ha chiesto e ottenuto il suo spazio per una replica e in

pubblicato 25 Novembre 2010 aggiornato 5 Settembre 2020 10:49


Ennesimo diritto di replica da concedere, la condanna del programma di Fabio Fazio e Roberto Saviano si ripete. In Rai non si ha più diritto ad un’opinione, nemmeno se espressa con la dignità del racconto di una storia personale. Già il ministro Maroni ha chiesto e ottenuto il suo spazio per una replica e in quel caso, anche se l’esponente leghista ha usato il suo tempo non per rispondere nel merito alle accuse (invero piuttosto generiche) di Saviano quanto per dare pubblicità ai successi del Governo contro la mafia, si poteva anche arrivare a comprendere la decisione.

Ora, invece, è il turno dei gruppi “pro-life” che hanno chiesto ed ottenuto un pronunciamento del Cda che ha approvato una mozione (con il voto favorevole della maggioranza e del presidente Garimberti) perché anche loro possano avere uno spazio in Vieni via con me per “rispondere” ai due elenchi di Beppino Englaro e Mina Welby.

Non c’è più diritto a raccontare un punto di vista in tv? Ogni singola opinione (anche quando non è un’accusa nei confronti di qualcuno o di qualcosa) ha l’obbligo di essere smentita dalla controparte, anche se questa è individuata arbitrariamente? Chi stabilisce quali idee abbiano bisogno di vedere esposto il loro contrario e quali no? Dove finisce l’autonomia degli autori? Possibile che non ci si renda conto di quanto folle sia questo principio, di quali effetti produrrebbe se applicato nella generalità dei casi? Tanto per fare un paio di esempi perché non dare diritto di tribuna anche a qualche parente di un mafioso per “replicare a Saviano”? Perché non far parlare anche i Borbonici, certamente indignati per l’apologia dei mazzinianesimo contenuta nella prima puntata?

Vieni via con me – Seconda puntata del 15 novembre 2010
Vieni via con me - Seconda puntata del 15 novembre 2010
Vieni via con me - Seconda puntata del 15 novembre 2010
Vieni via con me - Seconda puntata del 15 novembre 2010
Vieni via con me - Seconda puntata del 15 novembre 2010

Per il momento, ma era già successo nel caso di Maroni, i responsabili di Vieni via con me si oppongono all’ipotesi di dare un altro spazio, tanto più che risulta inspiegabile come un atto di un Cda possa andare ad incidere direttamente nei contenuti di una singola trasmissione.

A noi non resta che registrare la protesta dei consiglieri d’amministrazione di minoranza, Nino Rizzo Nervo e Giorgio Van Straten, che hanno abbandonato la seduta non partecipando alla votazione:

Avevamo insistito sul fatto che i rapporti con gli autori di una trasmissione non possono essere basati su ordini del giorno che inevitabilmente finiscono per invadere campi e competenze. Ritenevamo che quanto era avvenuto la settimana scorsa, cioè lasciare ogni valutazione alla direzione generale, alla direzione di rete e agli autori sarebbe dovuta essere anche oggi l’unica strada da seguire. Pur di non spaccare il Cda e ritenendo legittime le richieste avanzate da più parti sulla possibilità di veder rappresentate a “Vieni via con me” esperienze diverse da quelle raccontate da Mina Welby e dal papà della Englaro, avevamo proposto un altro ordine del giorno secondo noi ancor più rispettoso delle sofferenze private di quelle famiglie che compiono altre scelte rispetto a situazioni così dolorose e drammatiche. Riteniamo che sia profondamente sbagliato utilizzare situazioni così delicate e difficili, come il tema della malattia, della vita e della morte, per costruire contrapposizioni ideologiche. E’ per questo che non abbiamo neppure voluto partecipare alla votazione e ci sorprende e ci dispiace fortemente la posizione assunta dal presidente Garimberti.

Fazio, Saviano e gli autori della trasmissione hanno rilasciato un comunicato che spiega la ragione della loro, più che condivisibile, opposizione a questa ipotesi. Ne riportiamo uno stralcio:

[…]La ragione di principio: un programma di racconti, come il nostro, non ha la pretesa né il dovere né la presunzione di rappresentare tutte le opinioni. Non siamo un talk-show, non siamo una tribuna politica. Se ogni associazione o movimento che non si sente rappresentato da quanto viene detto in trasmissione chiedesse di dire la sua, non basterebbero mille puntate di “Vieniviaconme”. La Rai dispone di spazi adatti per dare voce alle posizioni del movimento pro-vita, che del resto già ne usufruisce ampiamente. L’idea che ogni opinione, ogni racconto, ogni punto di vista, ogni storia umana debba essere sottoposta a un obbligo di replica ci pare lesiva della libertà autorale, della libertà di scelta del Pubblico, e soprattutto della libertà di espressione.

Roberto Saviano