VIA LA MASCHERA !
Scrivo mentre sono seduto al computer, davanti al televisore acceso. Un vero e proprio delirio , a cui mi abbandono di tanto in tanto, in particolare quando dentro di me si agita una certa ansia. L’ansia di pedinare, e di farmi pedinare, dai programmi tv. O forse è anche un modo per tentare una imitazione
Scrivo mentre sono seduto al computer, davanti al televisore acceso. Un vero e proprio delirio , a cui mi abbandono di tanto in tanto, in particolare quando dentro di me si agita una certa ansia.
L’ansia di pedinare, e di farmi pedinare, dai programmi tv. O forse è anche un modo per tentare una imitazione inconsapevole – di cui mi rendo conto allineando queste note- del sagace lavoro del nostro Malaparte che non manca mai di stupirmi per la continuità e l’ironia con cui interviene per arginare con puntualizzazioni sempre pertinenti l’alta marea della tv.
(Per inciso, voglio sottolineare l’utilità delle le vignette che compaiono nel blog e che trovo, stilisticamente,spesso molto spiritose, raffinate. In tempi di vignette provocatorie e certo non eleganti vale la pena di sottolinearlo, dato che c’è sempre un Calderoli che ha preferito una becera ostensione con maglietta a un pensiero responsabile).
In questo momento, sta andando in onda sulla 7 dopo “Otto e mezzo“, in cui si è appena discusso del negazionista della Shoah Irving condannato a tre anni di reclusioni da un tribunale austriaco, una puntata dell’ “Infedele”, condotto da Gad Lerner, dedicata a Bengasi e quindi agli assalti dei fanatici mussulmani alle ambasciate dei paesi occidentali, e al confronto tra identità islamica e cristianesimo .
Quel confronto che è spuntato fuori all’improvviso negli ultimissimi anni, dall’11 settembre 2001, e che non ci abbandona, e non ci abbandonerà presto. Parla Andreotti, poi dopo di lui parlano Speroni, Michele Serra, Rosa Alberoni; quest’ultima è stata convocata in quanto autrice di un nuovo libro sulla necessità di modellarsi sull’esempio di Gesù Cristo nelle temperie delle marette (non ancora guerre per fortuna) di religione. Non affiorano cose nuove, ragionamenti illuminati o illuminanti. Siamo al ruminìo che si trova anche sulle colonne dei giornali.
La questione emersa ruota impotente intorno a identità, laicità, democraticità, ostilità, incomprensibilità, diversità, complessità. Parapapà Parapapà. Ma non c’è da scherzare. Dibattiti e trasmissioni come questi tornano ormai regolarmente sulle grandi reti generaliste. Dialogo è la parola più forte. D’accordo, bisogna dialogare. Detto questo, in concreto cosa significa dialogo in una situazione che trova impreparati soprattutto gli specialisti, gli ideologi, i teologi, e così via. Non si sa. Tutti quelli che intervengono non dialogano, predicano e recuperano un linguaggio sulla fede o sulle fedi a cui stanno rifacendo la bocca.
Se nelle tv generaliste esiste un grande spazio dedicato alla questione di cui stiamo parlando, riaperta in modo drammatico dalle deliranti manifestazioni in terra arabe e africane, con la speranza forse di recuperare ignoranza e superficiali su religioni che abbiamo sempre trascurato o snobbato, nonostante le loro storia, le stesse tv fanno il loro mestiere, e continuano con i palinsesti già predisposti. Gli spettatori cloroformizzati ne sono affascinati e anche i commentatori lo subiscono, questo fascino, e trascurano di cercare qualche opinione meno ovvia sull’argomento.
Da un lato, le tv generaliste masticano bulimicamente la questione, come hanno fatto e fanno con la campagna elettorale mediatica che interessa sempre meno; dall’altro, le stesse reti sovrappongono la solita bulimia del reality, e il reality (nelle isole, nelle fattorie, nelle casette dei fratellini piccoli e grandi, eccetera) è il balsamo per dimenticare e tirare a vivere, consumando fino in fondo l’utopia della tv, utopia di un surrogato di vita bastevole a vivere.
Ma in mezzo a tutto questo ruminìo e a queste contraddittorie abbuffate, secondo me , sta putroppo avanzando un pubblico di maschere e di mascherate. Provate a verificare sui forum dedicate dai giornali o dai blog alla tv. Non un fiato sulla questione. Nessuna domanda o riflessione o idea su come si vive nel tempo dei revival fondamentalisti , quei fondamentalismi che provocano come risposta forme di richiamo al sacro o di ritorno ad altri fondamentalismi che sembravano sepolti nel secolo della …secolarizzazione. Maschere. Maschere. Maschere. Dimenticanza. Occultamento. Deriva. Non un cenno ai fatti o alle polemiche. Non un dico un giudizio.
Sono, siamo smarriti. La mia è un’osservazione personalissima. In soldoni: credo che l’attenzione per i programmi tv si fermi sulla soglia delle battute e delle invettive; e ciò passa inosservato. C’è insomma una vacanza rispetto a temi e alle proposte televisive ad essi legati. Possibile? Possibile che queste maschere assomiglino ai burka a cui sono costrette le donne dei talebani? Possibile che accettiamo di vedere il mondo a quadretti, poco o nulla? Popolo dei forum e dei blog se ci sei batti un colpo, guarda i programmi che parlano per te e in nome delle tue radici, e ti interpretano. Guardali e fai sapere cosa ne pensi. Giù le maschere. Giù i burka virtuali che adottiamo come un consiglio della moda per usarci come modelli. Di che? Di spaesamento indotto, imposto, consigliato?
ITALO MOSCATI