Veronica Gentili a Blogo: “99 puntate consecutive di Stasera Italia, l’autorevolezza da conquistare, il passato da attrice e ‘l’hanno messa lì perché è carina’”
Stasera su Rete 4 l’ultima diretta (la 99esima consecutiva) di Stasera Italia. Parla la conduttrice: “La Palombelli non ha nulla da temere, a chi si inventa caxxate su di me rispondo con la professionalità”
Quella di stasera, domenica 13 settembre, sarà la 99esima puntata consecutiva per Veronica Gentili, alla guida della versione estiva di Stasera Italia: “Credo sia per davvero un record. Con il curatore del programma ho scherzato dicendo che a questo punto mi tocca venire anche domani per arrivare a 100…“. Una vera e propria full immersion televisiva, alla conduzione del talk dell’access prime time di Rete 4, dal 6 giugno scorso, tutti i giorni, domeniche comprese.
La giornalista stasera si congederà dal pubblico, ma solo per pochi giorni. Infatti, al suo posto da domani tornerà la titolare Barbara Palombelli, che però per tutta la stagione il sabato e la domenica lascerà spazio alla Gentili, al timone dell’edizione weekend.
Immagino che 99 dirette consecutive in estate siano un po’ faticose?
Quando le cose vanno bene, è più facile. Non oso immaginare se non fossero andate bene, come sarebbe stato svegliarti la mattina del 14 agosto a Roma, con 40 gradi, e andare verso gli studi… E invece c’è stata l’euforia per le cose andate bene e un’alchimia buona con la squadra: è stata una impresa corale, è stato un grande puzzle, abbiamo giocato insieme. Mi sono sentita come l’isolano che vede i turisti arrivare per le vacanze e poi ripartire. Ecco io ho visto gli altri della squadra partire e poi tornare, ed io, invece, sempre lì… (ride, Ndr).
Quando dici che le cose sono andate bene ti riferisci agli ascolti?
Sì. In estate tutto si concentra nell’access prime time, che rimane la fascia accesa su tutte le reti.
In effetti in quella fascia su La7 Otto e mezzo è stato sostituito da In Onda, su Rai2 è proseguito Tg2 Post. Tutti talk show come Stasera Italia.
Ci siamo dati un obiettivo, quello di lavorare sul pluralismo. Una vera e propria mission. Non è semplicissimo, chi guarda la tv lo sa bene. Cercare di dare pari dignità a tutte le opinioni, senza creare la sensazione di ghettizzazione di un ospite, da un lato o dall’altro. Il tutto mantenendo l’attenzione per la notizia. Abbiamo cercato di fornire a chi ci ha guardato tutti gli elementi per formarsi una opinione.
Qualcuno ti considera faziosa…
Fa ridere. Puoi essere accusata di essere faziosa se uno scava nei tuoi trascorsi e nelle tue idee politiche, puoi essere accusata di essere faziosa perché sei in una rete che è riconosciuta essere più di una parte politica che di un’altra, ma quando sui social uno mi dice che sono una zecca comunista filogovernativa e un altro, invece, che la rete va sempre contro il governo, allora ok, capisco di aver fatto il mio.
Rete 4 è sovranista, i leader del centrodestra trovano molto spazio nei programmi di Porro, Del Debbio e Giordano, mentre la tua trasmissione sembra andare in controtendenza. È una sensazione che avverti anche tu?
Qui ogni programma ha una giurisdizione autonoma, ognuno ha il proprio stile, la propria cifra, non c’è una longa manus che dall’alto ti costringe ad avere una amalgama generale. Mai nessuno ci ha detto ‘no, non lo fate’. Io ho delle idee, lavoro in un certo modo, se decidi di far lavorare me, mi metti nella condizione di lavorare nel migliore dei modi. La nostra non è una redazione organica in cui tutti hanno lo stesso pensiero politico. Ci confrontiamo, ma non è mai una battaglia ideologica. E questo funziona. Per quanto riguarda gli altri programmi da te citati, io più che riconoscerci una linea politica precisa, riconosco più un cercare di andare incontro alle preferenze che si immagina che il pubblico della rete abbia. È nella logica della tv commerciale. Io mi sono divertita a cercare di vedere quanto fosse possibile sfidare l’immaginario di quello che quel pubblico avrebbe gradito, facendo delle sperimentazioni.
Traduco: Rete 4 offre una televisione populista, tu, invece…
Non farmelo dire così, ti prego (ride, Ndr), se no poi devo litigare con tutti i colleghi! Sinceramente, i programmi da te citati – che io non ho come modelli né per imitarli né per andargli contro – sono diversi tra loro: Giordano, anche solo nella scelta istrionica del conduttore, ha guadagnato molto libertà e si può permettere di fare un po’ il fool shakesperiano a suo modo, Porro ha scelto la direzione dell’economia, mentre Del Debbio ha sempre giocato sul pop portato al parossismo. Ognuno lo fa tenendo conto che l’assioma è che in una rete di centrodestra ha sempre funzionato più un certo tipo di cosa rispetto ad un’altra. Credo comunque che all’origine dell’operazione iniziata due anni da Rete 4 ci fosse anche da parte dell’azienda il provare a vedere quanto ci fossero i margini per uscire dallo stereotipo.
Il rapporto con i politici come va?
Mi gratifica vedere andare via contenti Salvini e Zingaretti, che a Mediaset non va ospite e che questa estate ha scelto di venire da me, e sentirmi ringraziare da entrambi per la mia cordialità. Sono sorridente, non sono mai sgarbata e fastidiosa nei toni. Uso il garbo e faccio le domande.
Gruber e Palombelli, comunque la si pensi, sono due professioniste autorevoli. È capitato che un politico ti abbia considerato non autorevole e che per questo motivo non sia voluto venire nel tuo programma, preferendo quelli delle tue colleghe?
Certo che è capitato. Non mi è mai stato detto in maniera diretta, ma mi è stato fatto capire. Dopo questi quasi 100 giorni di conduzione in solitaria ho la piena consapevolezza del mondo dei politici. È normale che conoscendoli guadagni la loro stima e vieni considerata un interlocutore affidabile, credibile e serio. Quando ho iniziato a fare la conduzione è successo che mi abbiano detto ‘no, preferisco andare dalla Gruber o dalla Palombelli’. Sarebbe strano il contrario. La risposta è sempre la stessa: non fare scene madri, ma lavorare cinque volte tanto.
Va detto però che qualche sera fa, precisamente nella puntata del 9 settembre, è stata mandata in onda la tua intervista al Premier Conte.
Ci stavo dietro da gennaio-febbraio, non è stato così semplice. Televisivamente Conte è abbastanza parco. Mi piaceva l’idea di poter intervistare il Presidente del Consiglio anche in una fase così delicata. Sono stata molto cocciuta, ho insistito. Non sapevo se sarebbe stato un collegamento da Palazzo Chigi o un’intervista a Palazzo Chigi. La formula dell’intervista nel Palazzo non la si usa molto in Italia, ma è interessante, ti dà la sensazione di entrare tu nell’habitat naturale del politico. Sono stata lì tutto il giorno, l’intervista è slittata perché il Premier ha fatto una conferenza stampa sulla scuola. La soddisfazione è stata molta.
Escludi di entrare in politica in futuro?
La vita è lunga, nasco attrice, ora faccio la giornalista, potrei anche fare il Papa… non è detto (ride, Ndr).
Prima attrice, poi opinionista nei talk show di La7, quindi firma sui quotidiani, poi conduttrice su Sky Arte e ora di talk show politici. Il tuo percorso professionale non mi pare proprio lineare.
Proprio no. Ho fatto l’accademia, il mestiere dell’attrice lo amo molto, ti permette di entrare a contatto con la bellezza. Dà una grandissima possibilità di lavorare con l’emozione, che invece nel percorso di giornalista devi un po’ perdere. La scrittura – le mie parole, non più solo quelle dei drammaturghi che portavo in scena – ha rimesso insieme le due parti. E comunque aver fatto l’attrice nella gestione della televisione è fondamentale.
Visto che non escludi un futuro in politica, immagino che tu non escluda neppyre di tornare a fare l’attrice…
Assolutamente, come faccio ad escluderlo? Non credo molto all’idea del compartimento stagno. Certo, se domani mi mettessi a fare una fiction, sarebbe stonato poi provare a intervistare il Presidente del Consiglio.
I tuoi detrattori pensano che i tuoi punti deboli siano la carriera da attrice e la tua bella presenza.
Ho capito che le fragilità per cui passi la vita a tormentarti, in realtà, sono gli elementi che danno la tua cifra. Se oggi faccio quello che faccio e se lo faccio come lo faccio, è frutto anche degli anni in cui ero attrice. Se una è una bella ragazza, il problema ti si pone anche se non hai fatto l’attrice. Meglio essere esteticamente piacevoli o no? È chiaro che per alcuni versi è più comodo esserlo, ma nel giornalismo per una donna ha i suoi contro. L’assioma inevitabile è: quella è carina, l’hanno messa lì per quello. Ti possono attribuire tante fiamme, tanti uomini importanti, ma l’unico argomento per rispondere e smentire le caxxate è la professionalità.
L’access prime time è donna: Gruber su La7, Palombelli e te su Rete 4, Manuela Moreno a Tg2 Post. Un caso?
Abbiamo espugnato l’access! (ride, Ndr). Qualcuno dice che l’access deve essere più corale, cioè più inclusivo, mentre nel prime time ti puoi permettere di essere un po’ più di parte. Non so, forse una donna seduta – perché le donne nei talk sono quasi sempre sedute rispetto agli uomini che conducono invece in piedi – è più accogliente, rispetto ad un uomo in piedi che appare più dinamico.
La Palombelli deve preoccuparsi di Veronica Gentili?
Ma figurati se si deve preoccupare. Anzi, dobbiamo ringraziarla che torna, così almeno io vado cinque giorni al mare (ride, Ndr). Ci siamo sempre passate il testimone e continuiamo a farlo a distanza, in maniera ben assortita.
Capitolo Feltri. Hai mai pensato che possa aver sbagliato tu con lui?
Ho fatto tutto quello che potevo quando ci fu il nostro misunderstanding. Mi sono scusata, lui ha reagito in quel modo. Allora io ho archiviato la faccenda e continuo a farlo, nonostante lui abbia avuto a più riprese altre uscite contro di me. Non ho nulla da aggiungere.
Dagospia ha scritto che nello speciale del 22 febbraio di Stasera Italia hai fatto finta di non conoscere tuo fratello Alessandro Vespignani, intervenuto da Boston in qualità di professore di informatica e fisica alla Northeastern University.
Non è vero. Io in realtà ho esordito dicendo che è mio fratello.
Per tutta la trasmissione però vi siete dati del lei, come se non vi conosceste.
Me lo ricordo bene, perché mi sono posta il problema prima di invitarlo. Ci abbiamo ragionato a lungo e abbiamo deciso che io gli dessi del lei.
Perché?
Perché se gli avessi dato del tu, chi si fosse collegato con il programma non dal primo minuto si sarebbe chiesto ‘e questo chi è? Perché gli dà del tu?’ Quando abbiamo letto che sarebbe stato fatto per celare la sua identità abbia molto riso in famiglia.
Photo credit: Giorgio Pirrone