Vermicino, è morto Angelo Licheri: cercò di salvare Alfredino nel pozzo
Nel 1981 fu tra gli ultimi a calarsi nel pozzo di Vermicino per salvare Alfredino Rampi: Angelo Licheri è morto 40 anni dopo quella tragedia.
Angelo Licheri è scomparso oggi, lunedì 18 ottobre, in una casa di cura nei pressi di Roma nella quale si trovava ormai da tempo. Aveva 77 anni e da 40 era entrato nel cuore degli italiani per quel disperato tentativo di salvare in extremis il piccolo Alfredino Rampi, caduto in un pozzo artesiano nelle campagne di Vermicino. Licheri fu uno degli ultimi volontari a tentare la discesa nel lunghissimo pozzo in cui Alfredo Rampi, di appena 6 anni, cadde la sera del 10 giugno 1981: le prime notizie nei tg nazionali portarono a quella infinita e drammatica diretta che si concluse con l’annuncio della morte del bambino, rimasto bloccato in quel budello per tre giorni. Licheri, all’epoca 36enne, originario di Gavoi ma trasferitosi a Roma, decise di raggiungere quel pozzo – diventato meta di pellegrinaggio per curiosi, non solo per i tanti volontari e per i tanti che cercarono di salvare Alfredino – e di mettersi a disposizione per essere calato nel pozzo.
Il suo fisico esile gli permise di essere calato fin quasi a toccare il bambino: il racconto di quei minuti, circa 45 a fronte dei 25 suggeriti per sicurezza, trascorsi a testa in giù cercando di raggiungere Alfredino prima e poi di imbracarlo per riportarlo in superficie resta uno dei più difficili, duri, drammatici di quel mancato salvataggio, segnato da errori, sottovalutazioni, carenze tecniche e organizzative, non compensate dal coraggio e dal cuore dei tanti che provarono a fare davvero qualcosa di concreto per salvare il bambino.
Proprio lo scorso giugno, in occasione del 40esimo anniversario della tragedia di Vermicino, Licheri era tornato in tv, intervistato dai tanti programmi che hanno ripercorso quell’evento drammatico, diventato un momento decisivo della storia della tv italiana e rimasto un dolore collettivo, sia pur profondamente personale e intimo per la famiglia Rampi. Quel racconto fatto di polsi infangati e scivolosi, di tentativi disperati di imbracatura, di respiri affannosi e di lacrime trattenute resta uno dei più cupi e duri tra quelli che i soccorritori hanno voluto condividere, allora e oggi. “L’angelo di Vermicino” come fu chiamato all’epoca e scelto anche come titolo per la sua autobiografia, è scomparso oggi dopo una lunga malattia. Lo abbraccia tutta l’Italia che in quei giorni seguì il calvario di Alfredo Rampi e della sua famiglia.