Verissimo, il salotto dei buoni sentimenti dal tono mellifluo
Verissimo riapre i battenti per la nuova stagione con storie di buoni sentimenti dal retrogusto dolciastro: la recensione del debutto.
Ha il sapore di un caramella zuccherata la prima puntata della nuova stagione di Verissimo, che riparte, ricordando se mai ce ne fosse bisogno, il pubblico a cui ogni sabato – e quest’anno per la seconda volta anche ogni domenica – si rivolge. Le interviste realizzate da Silvia Toffanin hanno una precisa finalità: toccare le corde dell’emotività e portare “buoni sentimenti” nelle case dei telespettatori/telespettatrici, che possono così emozionarsi a loro volta con gli ospiti che ogni settimana si alternano sulle sedute bianche dello studio di Verissimo.
Il rischio di ottenere come risultato una melassa stucchevole può essere dietro l’angolo e per questo serve riuscire alternare storie diverse fra loro e protagonisti di tonalità molteplici. Il risultato della prima puntata è stato sicuramente buono nella prima parte, nonostante la vuota intervista a Gabriel Garko, bilanciata però dalla presenza di Francesca Chillemi e Can Yaman, non limitata alla promozione della fiction Viola come il mare, e dall’intervista più frizzante di questo debutto, quella a Victoria Cabello.
Con i Giri di valzer si passa invece a due diverse storie di coppia, da una parte quella di Lele Spedicato che ha raccontato con la moglie Clio Evans l’esperienza del suo ictus, dall’altra quella di Enrico Brignano e Flora Canto che hanno rivissuto con Silvia Toffanin le emozioni del loro matrimonio. Per omogeneità di impostazione (interviste di coppia), anche se di fronte a tematiche diverse fra loro, probabilmente si poteva scegliere una consequenzialità diversa nel proporre complessivamente le varie interviste.
Il vero limite di Verissimo resta il saper padroneggiare, così come la sua padrona di casa, un solo registro, quello dei sentimenti. Il programma si regge in piedi anche così, ma ogni tentativo di allargarsi e di rivolgersi ad un pubblico più ampio, per target sia di genere sia di fascia socio-culturale, pare, anche qualora si sia intenzionati a farlo, destinato a fallire.
Verissimo in veste confetto rosa può funzionare ancora: l’importante è non esaurire i confetti e non avere altro da offrire.