VENEZIA E TV: l’amore non sempre è una cosa meravigliosa
Con un film in concorso (“To The Wonder” di Terrence Malik) e con un film fuori concorso (“Love is All You Need” della danese Susanne Bier) la Mostra veneziana ha parlato d’amore. Ma l’amore, in un modo speciale, è anche nel breve film di Liliana Cavani (“Clarisse”). Come si sa, l’amore oggi è una specie
Con un film in concorso (“To The Wonder” di Terrence Malik) e con un film fuori concorso (“Love is All You Need” della danese Susanne Bier) la Mostra veneziana ha parlato d’amore. Ma l’amore, in un modo speciale, è anche nel breve film di Liliana Cavani (“Clarisse”).
Come si sa, l’amore oggi è una specie di passpartout: se ne parla molto, anzi moltissimo, non solo nella fiction o nella pubblicità, ma dovunque, sui giornali, sulle riviste, su magazine, un getto continuo.
L’amore è sempre stato un tema… amato ma con la crisi di tutti i tipi da cui siamo circondati (compreso l’amore stesso) va aumentando la sua presenza nel pallido mercato delle idee e nel lauto mercato dei rendimenti, ed è prevedibile che la tendenza continuerà, a lungo.
Credo che tra i motivi di questa ascesa nella borsa delle attenzioni, un ruolo specifico e sempre più forte lo riveste- si sa- la televisione in tutti i suoi canali, amore e attualità spesso si intrecciano per cui il rifornimento è costante, inarrestabile.
“To the Wonder” è un altro, lunghissimo film americano in cui l’amore è mostrato in infiniti sfondi geografici, paesaggi, interni ed esterni: è una sorta di balletto in cui il regista Malick infonde la sua bravura nel fotografare e organizzare le scena, con immagini accurate e una colonna sonora che tiene il passo, con brani struggenti. Però non “tocca”, anche se i momenti riusciti ci sono; invece “chi tocca muore” quando si tratta di andare a vedere se il racconto regge e se propone almeno qualche scorcio di proposta tematica degno di essere considerato. Non accade.
“Love is Al You Need” è invece una commedia che con malizia leggera, con ironia, e grazie all’apporto di attori capaci (c’è anche l’ex agente OO7 Pierce Brosnan), cerca di dimostrare che l’amore sincero, profondo, lo scoprono i più anziani che hanno fatto rodaggio.
Difficile prevedere se il film di Malick raggiungerà i teleschermi generalisti, è più facile che succeda per il banale film della Bier, peraltro applauditissimi da un pubblico della terza e quarta età.
Comunque sia, il “ricatto” della tv- temi e linguaggi poco inquietanti, musiche struggenti e tentativi di far non perdere mai la fiducia negli spettatori per l’amore – è fortissimo; fa parte di retoriche ben oleate: l’amore cone l’unico, vero dell’esistenza, in cui tutto è stato raccontato, e ramentato da cinetv, un placebo costante, raccomandato dalle “farmacie” specializzate via etere, satellite e internet.
Tutt’altra cosa il breve film della Cavani “Clarisse”.
La regista di “Francesco” e del “Portiere di notte”- con cui ho collaborato a lungo come sceneggiatore- ancora una volta trova la strada per risolvere un progetto non facile: parlare e far parlare le suore, attraverso un racconto fatto di interviste. Un racconto riuscito, che è piaciuto molto. Mi ha ricordato un lavoro di Liliana di anni fa “La donna nella Resistenza”, uno dei pochi e più efficaci ritratti del dopoguerra, girato negli anni Sessanta che resta ancora uno dei pochi tentativi di andare oltre la storia, nelle trame più sottili e invisibili della storia e delle storie.
In entrambi casi un lavoro intelligente, profondo, e carico di sentimenti, d’amore, che aiuta a farci capire che si possono evitare le genericità, le ripetizioni, e tutto ciò che ovvio, oggi in l’ovvio la fa da padrone.
Italo Moscati