Venezia e Tv: la stagione delle donne, sono diverse quelle del piccolo schermo (sono più piccole?)
Mancano due giorni alla fine della Mostra di Venezia. Il red carpet sarà asciugato (la pioggia non ha dato pace) e sottoposto a cosmesi con aspirapolvere. Polvere di stelle. A proposito di stelle. Non è che se ne siano viste tante, e clamorose. Un servizio di media qualità. Naturalmente, deludendo la stampa rosa (si chiama
Mancano due giorni alla fine della Mostra di Venezia. Il red carpet sarà asciugato (la pioggia non ha dato pace) e sottoposto a cosmesi con aspirapolvere. Polvere di stelle. A proposito di stelle. Non è che se ne siano viste tante, e clamorose. Un servizio di media qualità. Naturalmente, deludendo la stampa rosa (si chiama adesso di gossip o di faction?) che si aspetta lo scoop ma si deve accontentare di cercare ogni spunto per mantenere le premesse, nei giorni della creazione della Mostra 67, e le promesse degli addetti al cerimoniale o annessi.
E dire che, in quanto a premesse e a promesse, erano state pubblicate piccanti. Ad esempio, che Catherine Deneuve, brava protagonista di Potiche, bella e in forma, avrebbe portato più di un soffio di eros parigino a Venezia. Non è stato così. E’ arrivata, il film non è sembrata altro che un’abile commedia boulevardier, poco sexy e molto allusiva con scarso gusto i cronisti e il pubblico aggrappato alle passerelle o ai grandi schermi. Ma nessuna delusione. Sono apparse sui grandi schermi della Mostra donne, figure molto interessanti.
Da Miral che Julian Schnabel ha tratto dal romanzo di Rula Jebreal, giornalista già nota in Italia, interpretata da Haim Abbass, sullo sfondo della eterna guerra o guerriglia israelo-palestinese. A Venus noire di Abdellah Kechiche, con Jahima Torres in un ruolo difficile che risolve con grande intensità: la donna africana presentata nei vecchi lunapark di Londra e Parigi come una sorta di anello mancante, tra la scimmia e l’uomo; e poi finita in un museo per essere studiate per alcune particolarità del suo corpo, genitali e sedere spropositati.
Ad Arian Labed che è la protagonista di un film greco, Attenberg di Athina Rachel Tsangari, che ha studiato cinema in America. La Labed nel film è una ragazza che ha una profonda diffidenza, se non addittura un rifiuto, verso il sesso e l’amore. Perché? Perché ha visto troppa televisione, e soprattutto i doc di Sir David Attenborough sugli animali e le loro furie amorose, rimanendone disgustata. Proprio questo spunto, unitamente al fatto che si sono visti degli interessanti personaggi femminili- ne ho citato solo alcuni, quelli della Mostra agli sgoccioli, mi ha suggerito un confronto.
Riguardo la palese differenza tra cinema e tv nel trattare le donne. Proprio in questi giorni stanno andando in onda le puntate di Il peccato e la vergogna con la Manuela Arcuri (ne dicono tutti male, io non ho avuto occasione di vederne neanche una puntata); e la 7, in rilancio, ha riproposto le puntate di Moana con Violante Placido, prodotte da SkyFim.
Due fiction. Due tipici personaggi da fiction che dà nella soap, e dalla soap va direttamente alla sexy story. Piccole donne sui piccoli schermi? Ecco una domanda che pongo a me stesso e a chi vuole rispondere. Anche perché, dopo la proiezione a Venezia, “Miral” è stato attaccato come film per il grande schermo perché sentimentale come una fiction, romantico e persino capace di “disgustare”. Voglio dire: i confini tra cinema e tv si vanno allargando o stringendo?
Da un lato, a giudicare da quel è passato a Lido, si sono allargati: chi potrà trasmettere “Venus noire” con le sue scene “scandalose”? Dall’altro, tornando a “Miral”,non sono d’accordo con il disgusto di qualche critico: quando termina la fiction e comincia, cosa?, la non fiction, l’arte, il cinema vero? Come non ricordare che il cinema di sempre,fra ieri oggi domani, non potrà, e non dovrà, fare a meno di sentimenti. Il problema che troppo spesso le tv preferiscono le piccole donne, le miniaturizzano anche se hanno grandi tette.