VENEZIA E TV: da Bellocchio alla Comencini le favole intinte nel viscido televisivo
Penultimo, o ultimo mio post alla Mostra. Vorrei indicare due film italiani apparsi proprio nei giorni conclusivi di una rassegna che è stata quieta e interessante. Senza inutili glamour, polemiche, strilli, lamenti; e un buon numero di film in concorso (nelle sezioni non potevano mancare contorni a volte insapori). I film sono “Bella addormentata” di
Penultimo, o ultimo mio post alla Mostra. Vorrei indicare due film italiani apparsi proprio nei giorni conclusivi di una rassegna che è stata quieta e interessante. Senza inutili glamour, polemiche, strilli, lamenti; e un buon numero di film in concorso (nelle sezioni non potevano mancare contorni a volte insapori).
I film sono “Bella addormentata” di Marco Bellocchio e “Un giorno speciale” di Francesca Comencini, che rientrano nel gruppo dei buoni film e magari può accadere che vengano premiati, non credo per il Leone o riconoscimenti maggiori.
Bellocchio è un grande regista, forse oggi il nostro migliore di “vecchia” ma ancora “giovane”generazione. I più giovani ci sono, sono pochi e non vengono “cresciuti” in un contesto valido, sano, ma incerto e peloso nella distribuzione delle risorse tutte pubbliche o televisive o ministeriali.
Questa volta Bellocchio ha tentato una carta importante e rischiosa: partire dal caso Englaro risalire al tema della morte, dell’addio alla vita, in cui le decisioni finali nel decidere il passaggio debbano o non appartenere alle nostre scelte personali.
Lo affronta indirettamente, offrendo alcuni casi della realtà (qui invenatata)in cui il tema si pone in modo proposto come esemplare.
“Una giornata speciale” di Francesca Comencini è stato definito da Alberto Barbera direttore della Mostra, un “piccolo grande film”, e lo è, anche se non so quanto grande. Conosco Francesca, brava, intelligente, risoluta, figlia di Luigi Comencini con il quale mi onoro di avere collaboro a lungo. I precedenti lavori di Francesca oscillano tra il documento e la finzione, in questo la finzione predomina. Ecco il punto.
Sia “Bella addormentata” che “Una giornata speciale” vivono nel rischio della attualità e dello sfondo televisivo.
In essi compaiono all’inizio, ma anche nel corso del racconto (più spesso nel film di Bellocchio) gli spezzoni dei tg o degli show tv. Sfondi scontati nella quotidianità ma orrendi quando vengono visti “dopo l’uso”. Sono lo specchio di una società avvelenata e avvelenante per la sua brutalità consuetudinaria, per il grottesco involontario, per gli “obblighi” che crea.
Ad esempio nel film di Bellocchio l’obbligo di tenere conto di tutte le posizioni sul tema del congedo dalla vita, anche se il regista ha le idee chiare, ma probabilmente non avrebbe mai trovato i capitali per far il film se non avesse aggirato elegantemente il tema, proponendo il film a futura memoria come spunto di riflessione, magari di dibattito in tv.
Agli artisti si può chiedere di più, di scegliere con chiarezza.
Come si può chiedere di più a una giovane regista. La Comencini propone la sua “bellissima”, nel ricordo del grande film viscontiano, nella salsa dell’Italia della tv, dei supermercati, dei politici viziati, dei ragazzi che devono vendersi.
La “bellissima” è cresciuta, spera nella tv per la carriera, visto che è carina, ma approda a qualcosa che sa di dover accadere, rassegnata, nel rapporto con l’onorevole che la deve raccomandare. Prima di approdare dunque al fallimento previsto e prevedibile si innamora di un giovane autista, con il quale trascorre la “giornata speciale”.
Verrebbe da dire paradassolmente che la ragazza sarà costretta, se vuole diventare attrice in questa tv, a fare la pretty woman che incontra nell’autista un pretty young man.
Un tema forte, potente, potentissimo, declinato senza vero dramma, come una commedia sconsolata:si può continuare a vivere o a sopravvivere in una vita pretty.
Oggi, per un artista che ama il cinema e che ama anche la buona tv, non ci sono strade intermedie. O sei pretty o se non sei. E i film lasciano uno strano amaro in bocca.
Forse era meglio quando il cinema era in mano ai produttori privati e indipendenti che volevano fare affari piuttosto che in mano di televisioni o paratelevisioni. Negli anni di “Bellissima”, film viscontiano, e di tanti altri film dei nostri grandi amati registi che ci guardano dal paradiso dei ciak.
Italo Moscati