Sul palco del Concerto del Primo Maggio, evento musicale trasmesso tradizionalmente su Rai 3 e condotto da Ambra Angiolini (peraltro in arrivo a X Factor) non sono di norma mai previsti comici. Qualche anno fa lo ha condotto Geppi Cucciari, ma appunto era lì per presentarlo, così come Lillo l’anno scorso. Stavolta però un ruolo particolare è toccato a Valerio Lundini.
Il comico romano non ha fatto alcun monologo, bensì si è esibito con la sua band dei VazzaNikki – nome peraltro geniale – nel brano La guerra è brutta, un pezzo molto originale nel quale si prende in giro tutta la retorica sul conflitto in corso dal 24 febbraio tra Russia e Ucraina. L’esordio si è dimostrato subito promettente:
“Il periodo storico è così così, e infatti noi abbiamo scritto pochi giorni fa una canzone sulla guerra, ovviamente contro ed è nata perchè abbiamo scoperto che l’unica arma contro la guerra – l’abbiamo già detto più volte quest’oggi – è la musica, evviva e questa canzone si chiama La guerra è brutta”.
Il pezzo inizia dicendo: “É brutta la guerra mondiale, la guerra civile, è brutta anche la guerra lampo, anche mio nonno ha fatto la guerra, però è morto d’altro“, ma il massimo si tocca con “E non servono le armi o la politica, perchè più di qualunque proiettile è potente la nostra retorica/ e non servono i bunker perchè l’unica forma di salvezza è solo la musica“. I VazzaNikki in coro cantano citazioni mainstream come “Fate l’amore, non fate la guerra” e “Mettete dei fiori nei vostri cannoni“.
All’improvviso Lundini interrompe l’esecuzione. Il comico annuncia “una telefonata molto importante dall’estero”, chiedendo alla voce fuori campo: “Ma lei come ha fatto a chiamare al Primo Maggio? Si può qualificare un attimo?“.
L’interlocutore al telefono sostiene di essere il Presidente della Federazione Russa. La replica: “Tiratina d’orecchie, qui almeno 5 su 6 di noi sono contro la guerra“. La voce alla fine dichiara: “Grazie a questa canzone ho deciso di smettere con la guerra“.
Il cantante e il gruppo esultano, cantando: “Questa è la musica che ci piace, non a caso si chiamano accordi di pace“. Poi l’invito al pubblico: “Restate a casa“. Non era facile riuscire a far sorridere sulla guerra, ma Lundini ci è riuscito.