Unreal, su Rai 4 lo sguardo cinico (che sorprende) verso i reality show e chi deve scendere a compromessi
Su Rai 4 Unreal, serie tv ambientata sul set di un reality show, in cui la protagonista, nonostante alcuni dubbi morali, deve riuscire a garantire colpi di scena sui partecipanti
Non ci voleva una serie tv per smascherare le finzioni che si celano dietro un reality show: ci voleva, però, per raccontare il cinismo di chi vi lavora, più o meno costretto a dover scendere a compromessi con sè stesso pur di portare a casa la pagnotta. In Unreal, in onda da questa sera alle 21:10 su Rai 4, lo scopo è proprio quello di raccontare il dietro le quinte dei reality con uno sguardo disincantato ed, appunto, cinico.
La serie tv è ambientata sul set di Everlasting, immaginario reality show in cui un ricco scapolo, Adam Cromwell (Freddie Stroma), è in cerca della sua anima gemella tra un gruppo di giovani e belle pretendenti. Lo show è sotto la gestione di Quinn King (Constance Zimmer), produttrice esecutiva le cui richieste sono ordini che la troupe deve rispettare.
Quinn è calcolatrice e spietata, sa benissimo che ogni spunto per un dramma deve diventare occasione per costruire una puntata del suo programma. Per farlo, si fa aiutare da alcuni produttori, tra cui anche Rachel Goldberg (Shiri Appleby), tornata al lavoro dopo che, un anno prima, il suo alcolismo era sfociato in una crisi di nervi ripresa dalle telecamere ed andata in onda.
Rachel, dalla sua, ha una grande capacità di capire i partecipanti del reality, riuscendo sempre ad ottenere ciò che desidera, sia essa una reazione spropositata verso un altro concorrente o una crisi emotiva. Ma la ragazza, che deve anche affrontare il suo ex, il cameraman Jeremy Caner (Josh Kelly), spesso ha dei dubbi sul fatto che ciò che sta facendo sia moralmente corretto. Essendo al verde, però, è costretta ad accettare le “sfide” di Quinn, che propone dei bonus sia a lei che agli altri due produttori dello show, Jay (Jeffrey Bowyer-Chapman) e Shia (Aline Elasmar), spronandoli a tirare fuori tutto ciò che serve alla produzione per confezionare il programma.
Le pretendenti sono quindi alla mercè dei produttori: c’è la timida Faith Duluth (Breeda Wool); l’affascinante Anna Martin (Johanna Braddy), che ha dei disturbi di alimentazione; la sensuale Grace (Nathalie Kelley) e la madre single Mary Newhouse (Ashley Scott). Rachel, Quinn e gli altri produttori, sotto l’occhio poco interessato -se non agli ascolti- del creatore del programma Chet Wilton (Craig Bierko), devono così manipolare le situazioni ed i partecipanti in modo da ottener reazioni che poi, in fase di montaggio, racconteranno una storia ben diversa da quella a cui il pubblico assiste.
Nonostante il titolo si riferisca ad una mancanza di realismo, Unreal ha un’ispirazione basata sul lavoro di produttrice della co-creatrice dello show, Sarah Gertrude Shapiro, sul set di The Bachelor, popolare reality show della Abc, da cui ha anche tratto un cortometraggio, “Sequin Raze”, che a sua volta ha dato spunto per la realizzazione del telefilm.
Se all’apparenza Unreal potrebbe sembrare un banale telefilm sulle dinamiche di coppie che s’instaurano sul set di una trasmissione televisiva, in realtà la serie tv punta soprattutto a smascherare quei meccanismi con cui si distorcono alcune situazioni a favore del racconto televisivo, che non sempre corrisponde a quello realistico. Lo fa con un cinismo che per certi versi stupisce, considerato che lo show va in onda su Lifetime, network che non si è mai distinto per un linguaggio particolarmente polemico.
Le logiche metatelevisive diventano così il vero fulcro intorno a cui ruota la narrazione dello show, la cui critica verso il mondo dei reality show disegna una consapevolezza anche da parte dello stesso pubblico verso una serie di programmi, ancora molto seguiti, ma che di reality hanno poco. Il tutto, tramite una gamma di personaggi tutti di fronte a scelte che mettono in questione la loro moralità e cosa sono disposti a fare pur di diventare famosi: il tutto da una serie tv apparentemente senza cattive intenzioni.