Uno di troppo, Casa Follesa diventa sitcom. Al passo col nuovo stress familiare
La recensione di Uno di troppo, la nuova sitcom familiare di Super! in onda tutte le sere alle 22.00, con Katia Follesa e Angelo Pisani
Tutti volevano rifare Casa Vianello, ma alla fine hanno desistito persino i loro conclamati (parte la risata fuori campo) eredi, Francesco Totti e Ilary Blasi. Poi accendi alle 22.00 la tivù su Super!, il canale 47 del digitale terrestre che di solito programma cartoni animati e serie teen, e scopri Uno di troppo, ovvero una sitcom autoprodotta inedita nel 2014. Un’impresa che farebbe da subito gridare al passatismo nostalgico e, quindi, autolesionista.
Invece Uno di troppo non è la solita fiction rassicurante, fatta di sorrisini e buonismo mieloso che sembrerebbero fuori dal tempo. Uno di troppo è l’evoluzione del grande classico generalista, che fa il verso, sin dal titolo apparentemente brutale, allo stress di due neo-genitori, alla fatica della routine, al croce e delizia del tran tran nuziale.
Più che una situation comedy politicamente scorretta, è una parodia molto realistica della nevrastenia quotidiana, del nuovo prototipo mamma nervosa più papà paziente, un modo come un altro per riderci su sì, ma su quanto è faticoso crescere dei figli. E magari è ancora più educativo, denunciare un limite per superarlo col sorriso.
Nel ruolo di se stessi ci sono due che nella vita reale stanno davvero insieme e hanno messo su prole, ovvero Katia Follesa e Angelo Pisani. Due che non sono ancora navigati nella vita coniugale, come Sandra e Raimondo, e solo per questo meritano stima per il coraggio, quello di mischiare lavoro e vita privata (lo hanno già fatto su DeA Sapere su Sky). Di ‘sti tempi, in cui si figlia e ci si lascia il giorno dopo, programmare anche la divisione di un set è la prova del vero amore.
Laddove Katia “porta i pantaloni” e detta i tempi da vera capocomica – è ormai la risposta ‘ho messo famiglia e la porto in scena’ a Geppi Cucciari – Pisani è il supereroe stoico, il papà un po’ goffo che sembra uscito da un cartone animato. Si vede che sono naturali perché portano nella sitcom le loro dinamiche di coppia reali, ma non lo fanno in maniera naif: dietro la spontaneità c’è mestiere. Irresistibile la scena in cui arrivano talmente stanchi a fine giornata, da addormentarsi sul piatto mentre dicono “Io e te, te e io” (citazione da manuale).
Il centro nevralgico di Uno di troppo, molto radical chic nei setting (il divano rosso del salotto pare uscito da Parla con me) e dalla fotografia iper-curata e fumettosa, è la vita da neo-genitori iper-ansiosi. A spalleggiarli sono anche le suocere, con il contrasto Nord-Sud che un po’ si è inflazionato (ma come si fa a resistere a Nunzia, direttamente da Benvenuti al sud?). In fondo il linguaggio della sitcom è fatto anche di rituali e abitudini consolidate.
Uno di troppo si pone, infine, nel solco della nuova tendenza delle tv dei ragazzi, quello di strappare “risate in famiglia” in seconda serata, allargando il target. E il plauso va soprattutto all’idea di trovare nuovi tipi di pubblico investendo in autoproduzioni in prima visione.
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