Unicef Svezia, campagna natalizia con “testimonial” Gesù, Madre Teresa e Gandhi
Negli spot di Natale di Unicef Svezia un ragazzo spiega a Gesù, Madre Teresa e Gandhi di aver semplicemente cliccato un banner dell’Unicef per compiere una buona azione
Prendi Gesù, Madre Teresa e Gandhi, e falli sedere allo stesso tavolo, di fronte ad un ragazzo qualsiasi. Cosa hanno in comune? Tutti e quattro hanno contribuito a rendere il mondo migliore. E se i primi tre sono passati alla Storia con le loro vite ed i loro sforzi, il ragazzo qualunque merita di far parte del gruppo avendo semplicemente cliccato un banner. E’ l’idea alla base dei divertenti spot natalizi di Unicef Svezia, online da qualche giorno e realizzati da Forsman & Bodenfors.
Alla base dei tre promo (girati anche in inglese per permetterne una maggiore diffusione) la convinzione che oggi fare del bene è tanto importante quanto facile. Basta cliccare su un banner dell’Unicef, che si trova su numerosi siti internet, per accedere ad una pagina sulla quale è possibile acquistare un kit salva vita.
Per trasmettere questo messaggio, l’agenzia pubblicitaria ha scelto tre testimonial d’eccezione: Gesù, Madre Teresa e Gandhi. I tre si sono nella “Casa della bontà” con un giovane ragazzo che, cliccando su uno dei banner Unicef, ha contributo ad aiutare l’ente nel mondo. Nei tre spot, quindi, si sottolinea la semplicità del gesto ma anche la sua grandezza.
Nel primo spot, i quattro sono seduti a tavola: Madre Teresa elogia le opere di Gandhi, mentre Gesù ricorda alla suora di aver fatto grandi cose, e quest’ultima gli risponde ricordandogli che lui si è sacrificato per tutti. Quando chiedono al ragazzo cos’ha fatto per trovarsi lì, la sua risposta è semplice:
“Ho solo cliccato un banner”.
E la reazione dei tre non è affatto stupita: “Ottimo lavoro!”, come a dire, citando Giobbe Covatta per la “sua” Amref, “Basta poco, che vo’?”.
Nel secondo spot, invece, Gesù ha appena finito di raccontare, direttamente dalla Bibbia, la sua storia. Grande stupore da parte di Madre Teresa e Gandhi, ed anche per il ragazzo, unico a notare che per quanto bella è “un po’ lunga”. Ok, ma la sua storia?
“Ok, sono nato in periferia, a Stoccolma. Ho avuto un’infanzia normale, immagino, beh, ero il figlio di mezzo, quindi non è stato facile. Quando ho finito gli studi sono andato in Australia”.
Gandhi domanda se il viaggio fosse dovuto a qualche tirocinio, ma la risposta non è quella che si aspetta:
“No, a far festa e surf. Beh, sì… Quindi quando sono tornato, ho iniziato a cercare un lavoro, lo sto ancora cercando. Comunque, un giorno ho visto questo banner dell’Unicef, che diceva che poteva salvare la vita a dei bambini. Quindi l’ho cliccato, ed eccomi qui”.
Il ragazzo non si fa prendere dall’emozione ed ammette di essere “un fiore sbocciato in ritardo”. Ma Gesù, che nel frattempo ha trasformato l’acqua del suo bicchiere in vino, non vuole sminuire la sua azione:
“Forse lo sei, ma quando sei sbocciato diventi un fiore”.
Il terzo ed ultimo spot è quello che che “insegna” agli spettatori come trovare il banner di cui sopra. Il ragazzo insegna a Gesù, che non aveva mai visto internet, come cliccare e trovare la pagina per fare la propria donazione. Solo che, cliccando il banner sbagliato, Gesù si trova davanti alla pubblicità di un potenziatore per addominali. “Piacerebbe agli altri due”, dice il giovane, indicando Madre Teresa e Gandhi che stanno andando a yoga.
Tre spot semplici, divertenti ma non blasfemi, che potrebbero andare in onda anche in altre nazioni: fare del bene, d’altra parte, non è solo facile, ma dovrebbe anche essere un concetto universale.