Home Serie Tv Un’altra vita, Daniele Liotti a TvBlog: “E’ stato interessante interpretare Antonio perché vive un conflitto lacerante. Lavorare con Vanessa Incontrada è uno spasso” (VIDEO)

Un’altra vita, Daniele Liotti a TvBlog: “E’ stato interessante interpretare Antonio perché vive un conflitto lacerante. Lavorare con Vanessa Incontrada è uno spasso” (VIDEO)

La videointervista di TvBlog a Daniele Liotti.

pubblicato 8 Settembre 2014 aggiornato 3 Settembre 2020 00:48

Alla conferenza stampa di presentazione di Un’altra vita, fiction di Cinzia TH Torrini con Vanessa Incontrada, che andrà in onda a partire da giovedì 11 settembre in prima serata su Rai 1, TvBlog ha intervistato Daniele Liotti.

L’attore romano vestirà i panni di Antonio, un uomo che vive sull’isola di Ponza, dove Emma (Vanessa Incontrada) sceglierà di trasferirsi dopo lo scandalo che ha coinvolto il marito Pietro (Cesare Bocci), che farà la conoscenza di Emma ma che nasconde un segreto molto doloroso.

Daniele Liotti ha anticipato qualcosa riguardo l’evoluzione del suo personaggio.

Il tuo personaggio in Un’altra vita sembra il classico “bello e misterioso” ma nasconde anche altre sfaccettature. Puoi anticiparci qualcosa di quello che vedremo.

E’ un personaggio che è stato molto interessante interpretare perché è un personaggio che vive un conflitto lacerante. Non posso rivelare molte cose ma ha una moglie della quale ha deciso di prendersi cura perché affetta da una malattia molto grave psichica e decide di sacrificare la propria vita per dedicarsi a lei. Quindi cambia città e si sposta a Ponza, un ambiente più tranquillo, l’habitat più ideale in cui lei possa vivere una vita più serena, e si prende cura di lei in tutto e per tutto. Quindi ha un grande spirito di sacrificio e di abnegazione per questa donna che in passato ha amato moltissimo. L’arrivo a Ponza coincide con l’incontro con Emma, interpretata da Vanessa Incontrada. L’incontro con lei risveglia desiderio, passione e anche la vita che non ha mai vissuto perché dedicandosi ad una moglia con così tanti problemi, lui si è sacrificato per se stesso e quindi ha la possibilità di vivere un’altra vita. Questo titolo ritorna anche nel personaggio di Antonio. Ovviamente non è così facile, si ritrova diviso su due binari, non riesce a prendere una decisione, né da una parte, né dall’altra. Entrambe le decisioni lo lacerano, lo fanno stare male e quindi è un personaggio che mi è sembrato la scelta giusta come attore perché mi dava la possibilità di scavare in questo conflitto e di andare in profondità.

Dal 2008 in poi, hai recitato soltanto in tre fiction. Quali sono i motivi che ti spingono a scegliere un ruolo?

Il fatto di essere stato un po’ lontano dalla tv è stato perché mi sono innamorato di un personaggio teatrale che è Elephant Man, un personaggio che ho portato a teatro e che mi ha tenuto impegnato per due anni. Un personaggio difficilissimo, ovviamente, diametralmente opposto a quella che è stata la mia vita. Quindi, mi sono preparato moltissimo. Ma una volta messi i panni di questo personaggio, non sono riuscito più a staccarmene ed è stato il motivo per cui l’ho portato in giro per due anni senza riuscire a fare altro. Non mi sembrava una scelta giusta, rischiare di fare un altro personaggio mentre recitavo un personaggio così difficile. Il motivo è stato questo. Sul perché scelgo un personaggio e ne rifiuto un altro, dipende moltissimo dalla lettura del progetto, nel senso che quando leggo un progetto, cerco di pormi, più che come attore che lo deve interpretare, come spettatore. Se mi emoziona, se mi intriga, se mi diverte, se mi fa piangere, se suscita in me delle sensazioni forti, è un primo step positivo, nel senso che mi interesso e comincio ad andare avanti a pensare all’interpretazione del mio personaggio. Per quanto riguarda i personaggi che scelgo, cerco il più possibile di diversificare i personaggi, ho sempre cercato di non restare incasellato in un unico ruolo. E’ una caratteristica delle mie scelte: fare un qualcosa che nel film precedente o nella carriera in generale, non avevo ancora fatto. Ho fatto tanti personaggi e spero che la carriera sia lunga, me ne mancano tanti.

Com’è stato lavorare con Vanessa Incontrada, Loretta Goggi e lavorare sull’isola di Ponza?

Lavorare con Vanessa è uno spasso, è un divertimento, è una bravissima attrice che, però, ha una grande capacità di ironia e autoironia. Molte volte, abbiamo fatto battute sulle battute che dovevamo dire e questo è un ottimo metodo per stemperare la tensione o per togliere importanza a questa ridondanza della fiction. E’ un amica, ci consigliavamo, è stato bello ed è stato molto facile. Con Cinzia TH Torrini, ci avevo già lavorato, ho fatto Don Gnocchi, è una regista molto esigente e che sa quello che vuole, pretende molto dai suoi attori, proprio per questo sono tornato a lavorare con lei. Avevo bisogno di un tirocinio e di un nuovo inquadramento. E’ stata un’esperienza molto fruttifera come attore. Avere una disciplina e cercare di esaudire le esigenze della regista che sono poi le esigenze del personaggio, è stata un’esperienza molto costruttiva.