Una statua per Fonzie: da oggi, a Milwaukee. E la tv diventa mito
A maggio, Lord Lucas ed il sottoscritto lanciarono l’iniziativa di Telefilmito, volta ad eleggere, appunto, il mito televisivo nel settore telefilm degli ultimi anni, vinto da Lorelai Gilmore. Telefilmito rientra in una categoria precisa: quella di voler sottolineare l’influenza della televisione – e dei suoi personaggi- nella nostra era contemporanea.Oggi, arriva un chiaro esempio di
A maggio, Lord Lucas ed il sottoscritto lanciarono l’iniziativa di Telefilmito, volta ad eleggere, appunto, il mito televisivo nel settore telefilm degli ultimi anni, vinto da Lorelai Gilmore. Telefilmito rientra in una categoria precisa: quella di voler sottolineare l’influenza della televisione – e dei suoi personaggi- nella nostra era contemporanea.
Oggi, arriva un chiaro esempio di come ciò avvenga: la notizia, che in realtà circola da qualche giorno, che a Milwaukee sarà inaugurata una statua di bronzo raffigurante Arthur Fonzarelli, meglio noto durante i celebri “Happy days” con nome di Fonzie. Costata 85 mila dollari e finanziata da privati, la scultura vuole essere un omaggio ad uno show che ha fatto conoscere a tutto il mondo la cittadina del Wisconsin.
Una gran festa è stata preparata e, per l’occasione, saranno presenti quasi tutti i membri del cast della serie: dall’inossidabile Henry Winkler (ormai un tutt’uno col suo personaggio) a Don Moist, ovvero Ralph Malph, passando per Erin Moran, che era Joanie, la sorella di Richie-Ron Howard, che invece non presenzierà causa impegni con “Angeli e demoni”. Insomma, a parte questa defezione, oggi si celebra non solo un mito americano, ma globale: quello della tv che si fa persona, e quindi mito, da festeggiare e ricordare come un eroe.
Una volta -nemmeno tanto tempo fa-, le statue venivano dedicate a poeti, combattenti, uomini e donne il cui coraggio e valore avevano reso orgogliosa la loro nazione di avergli dato i natali. Persone illustri, il cui nome sarebbe comparso sui libri di scuola, ed avrebbero fatto -letteralmente- la storia.
Quelli di Milwaukee non scoprono certamente l’acqua calda: l’America è avvezza a trovate di questo tipo, anche se con celebrità note solo nel loro Paese (Mary Tyler Moore e Ralph Kramden a noi dicono poco). Ma nel caso di Fonzie, assicurano gli organizzatori della manifestazione che circonderà l’evento, non si parla, è vero, di arte, ma di “cultura popolare”. E forse bisogna fare un distinguo: a mio modesto parere, una cultura, di qualsiasi tipo essa sia, dovrebbe portare ad una conoscenza, ad un arricchimento della propria esperienza, un raggiungimento di un livello successivo della propria conoscenza.
Sia chiaro: fin quando si parla di telefilm come lente della società, attraverso i cui dialoghi e fatti si possono intravedere i cambiamenti che negli anni hanno coinvolto il mondo e chi vi vive, allora i personaggi raccontati possono svolgere un’interessante funzione sociologica. Ma io andrei cauto nel parlare di cultura popolare.
Ora, la cultura popolare, in quanto tale, ha il merito di arrivare al popolo, a tante persone rispetto ad altre istituzioni, e di diffondere un certo sapere. Però, il rischio, è quello di confondere la cultura popolare con le icone popolari, simboli di un dato periodo e di un certo successo, che rimangono tanto impresse nella memoria quanto non lasciano nulla di concreto nella nostra esperienza.
Siamo sicuri che Fonzie possa rientrare nella categoria della cultura popolare, e meritarsi una statua? Non vogliamo assolutamente rinnegare il successo del suo personaggio e la popolarità di “Happy Days” nel mondo, che gli vale tutti i riconoscimenti del caso, ma quando si parla di “monumento in onore di”, forse, sarebbe il caso di andare con più cautela nella scelta di chi si merita questo titolo. Perché la cultura rappresenta la società, l’icona ne fa solo parte. E la cultura popolare degli anni ’70, non penso proprio che abbia bisogno di Fonzie per essere rappresentata.