Il rapporto di Una pezza di Lundini con la metatelevisione ci riporta alle atmosfere di Quelli che il calcio con Victoria Cabello, quando la conduttrice italo-inglese, per sopperire alle sue lacune in materia di sport, si inventò uno stratagemma dietro l’altro (dietro c’era anche un ottimo gruppo di autori) che giocasse con il piccolo schermo. Viene in mente Sempione Express, ma anche l’epica pausa pipì della presentatrice.
Il late night show pensato da Giovanni Benincasa fa qualcosa di simile: nella quarta puntata della terza stagione andata in onda mercoledì il conduttore cerca un nuovo jingle per Rai 2 bandendo un contest (“A me piace chiamarla emittente televisiva“). Ad aiutarlo il direttore d’orchestra Federico Maria Sardelli, che viene presentato da una spassosissima presentazione all’insegna del non sense di Alessandro Gori in arte Lo Sgarbabonzi (“Ha un’enorme collezione di chiostri“). Ad eseguire i possibili jingle i componenti dei Vazzanikki.
Il maestro si presta inoltre al gioco delle schermaglie tra Valerio Lundini ed Emanuela Fanelli: il musicista dice di aver partecipato a Siccità, il famigerato film di Paolo Virzì al quale la Fanelli ha lavorato, ma che non ha mai visto la luce. Ma il momento più divertente arriva quando il conduttore invita la sua collega a porre tutte le sue curiosità in merito ad Antonio Vivaldi, del quale Sardelli è un grande esperto (“Quanto ci manca Antonio?“, chiede la co-conduttrice). Un tocco di genio si verifica quando lo stesso Lundini, nel voler dare un indizio sull’identità del maestro dice “Vival...” e uno dei Vazzanikki risponde “du“, dando origine a un equivoco fenomenale.
Tuttavia Emanuela Fanelli si conferma l’attrazione maggiore di Una pezza di Lundini. Dopo aver preso in giro la fiction televisiva targata Rai 2 con Agente Scelto Marilena Licozzi, adesso tocca al teatro. L’attrice è la protagonista dello spettacolo Niente sess0, siamo umbri, una commedia al fianco di Edy Angelillo nella quale interpreta una ragazza innamorata. I doppi sensi si sprecano, con un pubblico che ride amabilmente “dopo un periodo con i teatri chiusi“. Tra gli spettatori compare Valerio Aprea, che in Boris interpretava uno dei tre sceneggiatori.