Non sarà rivoluzionario e neanche particolarmente innovativo (d’altra parte è un format con diversi anni di storia alle spalle), ma Una parola di troppo offre a una Rai 2 in crisi permanete d’identità e d’ascolti un programma caldo e famigliare e un volto indispensabile per la propria programmazione – e qui il discorso si amplia all’intera televisione italiana.
Una parola di troppo, quiz elementare, ma non fuori contesto
Partiamo dalla struttura del quiz: basilare e piuttosto lineare, con il lingo che intermezza i vari giochi, uno dei quali molto simile a “Caccia alla parola” di Reazione a catena. La semplicità e il carattere elementare dei giochi permettono una fruizione rilassata, senza creare meccanismi tensivi e sufficientemente articolati, così da permettere al telespettatore di godersi il programma appena tornato a casa dal lavoro o mentre sta iniziando a preparare la cena.
Concedetemi un’ovvietà o una scemenza a seconda dei punti di vista: non credo sia affatto casuale che Una parola di troppo sia partito proprio il giorno seguente il passaggio dall’ora legale a quella solare, che, come in molti hanno già notato, ha portato a una notevole riduzione delle giornate, con il calare del sole anticipato di un’ora. Le persone – pensate sempre alle fasce anagrafiche che costituiscono principalmente il pubblico televisivo – tendono indubbiamente a rincasare prima e le abitudini e gli orari dei pasti probabilmente vengono anticipati. (Se anche non fosse una scelta studiata e pensata, risulta a mio avviso una carta vincente per il programma)
Così la fascia oraria di palinsesto in cui è stato inserito Una parola di troppo non stona con il genere di trasmissione – molto più fastidioso il mancato passaggio di testimone di Bianca Guaccero a Giancarlo Magalli – e risulta così una novità interessante da valutare anche in termini di resa degli ascolti, considerando che il quiz andrà a sfidare dei programmi di attualità come La vita in diretta e Pomeriggio cinque e una trasmissione di approfondimento scientifico e culturale come Geo.
Una parola di troppo, non si può fare a meno di Magalli
Abbandonata la piazza dei Fatti vostri, dove eppure oggi è tornato per promuovere il nuovo programma, Giancarlo Magalli dimostra di avere tutta la voglia di intraprendere una nuova gioventù artistica, tornando a divertirsi con i giochi di parole e con i meccanismi di gara di Una parola di troppo. Nonostante il notevole cambio di genere fra le due trasmissioni, Magalli appare dal primo minuto a fuoco in questo nuovo ruolo e non lesina il proprio sguardo cinico sui concorrenti di questa prima puntata.
Un perfetto padrone di casa, che con il suo maglione di lana e la sua ironia tutt’altro che bonaria riesce a trasmettere tutto il calore di cui il programma ha bisogno per non sembrare una delle tanti possibili declinazioni del genere game. Un Giancarlo Magalli dunque in perfetta forma – artistica si intende – che ci ricorda ancora una volta come la conduzione televisiva sia per così dire “una cosa seria”, per la quale non ci si può improvvisare da un giorno all’altro.
E a far la differenza in tv sono ancora i volti che hanno dimestichezza e consuetudine con il mezzo e Una parola di troppo ne è l’ennesima prova. Un format che sulla carta potrebbe non risultare affatto vincente e forse anche debole, nella messa a terra si innalza e acquista spessore grazie alla conduzione di Magalli, che se non sarà l’arma vincente avrà almeno dato il contributo necessario a rendere la trasmissione degna di distinguersi fra i competitor pomeridiani.