Home Serie Tv Una grande famiglia, il produttore Rosario Rinaldo a Blogo: “Spero nella quarta stagione, farò di tutto per convincere Stefania Sandrelli”

Una grande famiglia, il produttore Rosario Rinaldo a Blogo: “Spero nella quarta stagione, farò di tutto per convincere Stefania Sandrelli”

Rosario Rinaldo, presidente della Cross Productions, ci parla di Una grande famiglia, Il candidato, e dei prossimi progetti in collaborazione con la Rai.

pubblicato 11 Maggio 2015 aggiornato 2 Settembre 2020 15:07

Una grande famiglia è arrivata alla terza stagione, mantenendo alta la qualità e gli ascolti. Basti pensare che lo scorso martedì la fiction non è stata ‘atterrata’ neppure dalla partita Juventus Real Madrid – che ha ottenuto quasi 10 milioni di telespettatori – mantenendo i suoi 5 milioni di telespettatori. Merito della storia, della regia e del cast, che riescono sempre a sorprendere e appassionare. Abbiamo voluto analizzare più da vicino il successo della fiction, facendo due chiacchiere con Rosario Rinaldo, presidente della Cross Productions, la casa di produzione di Una grande famiglia, ma anche de Il Candidato, che da domani non andrà più in onda dopo Ballarò, ma viene promosso in access alle 20.30 su Rai Tre. Ma non solo. Rinaldo ci ha infatti parlato dei nuovi e prossimi progetti in collaborazione con la Rai, analizzando anche quali siano i maggiori problemi che affronta la fiction italiana in questo momento.

In un momento in cui le fiction delle tv generaliste perdono ascolti, Una grande famiglia è sempre una garanzia, con uno zoccolo fedele di telespettatori: quale è il vostro segreto?

Non c’è alcun segreto. È il risultato di un prodotto che è nato prima di tutto immaginando una serie che fosse in grado di raccontare una realtà come quella delle imprese del Nord che, tutto sommato, non era mai stata raccontata in modo così approfondito. E contemporaneamente farlo attraverso un meccanismo popolare. La capacità degli sceneggiatori, che sono tre sceneggiatori preziosi (Cotroneo, Bises e Rametta), è stata quella di riuscire a mettere insieme tematiche sociali, relazioni sentimentali e affettive dei personaggi, e calarle all’interno di una realtà credibile. La credibilità prima di tutto, che è fondamentale. E poi il tentativo di raccontare tutto questo badando alla qualità: quindi da una parte la scrittura, dall’altra regia e attori. Non c’è una serie italiana, credo, con una tale concentrazione di attori: ciascuno di loro potrebbe essere un protagonista. E questo è stato possibile perché tutti si sono resi conto che partendo da un’idea di qualità della produzione, da parte della scrittura e della regia – e avendo anche la Rai che ci ha supportato in questa direzione – era possibile accettare la sfida, in modo professionale e umile, condividendo con altri protagonisti la scena. E questo credo che arrivi anche al pubblico e piaccia.

Siete riusciti la settimana scorsa persino a tener testa alla partita Juventus – Real Madrid, sfiorando i 5 milioni di telespettatori: ve lo aspettavate?

(ride, ndr) Rido perché eravamo tutti terrorizzati, con la partita che ha fatto il 33% . E invece il fortino ha tenuto, abbiamo tenuto le posizioni ed è stato un gran risultato. È stata una conferma, anche se – come sempre accade quando c’è una competizione – si teme di perdere. Ma non è stato così.

Quando si parla di lunga serialità, mantenere alta la qualità con il trascorrere delle stagioni non è semplice, ma fino ad ora voi ci siete riusciti. Intanto tutti si chiedono se ci sarà una quarta stagione della fiction…

Dal mio punto di vista di produttore devo dire che ne sarei felice, però non ne abbiamo ancora parlato con la Rai.

La Sandrelli a Porta a Porta ha dichiarato che, nel caso ci fosse una nuova stagione, lei non ci sarà…

Non so perché la signora Sandrelli abbia detto questo, perché sul set, durante la lavorazione, lei che è una grandissima professionista non si è mai lamentata di nulla, ma anzi ha sempre detto che la serie le piace moltissimo. Le posso però assicurare che, se ci dovesse essere una quarta serie, io sarò impegnatissimo a convincerla ad esserci.

sandrelli-una-grande-famiglia

Anche perché immagino abbia visto la grande partecipazione sui social network per la morte di Ernesto Rengoni, e quindi per l’uscita di scena di Gianni Cavina…

Anche ragionare sulla morte di Ernesto è stato un processo doloroso, infatti quando dal punto di vista della scrittura si è deciso di fare qualcosa di scioccante a metà della serie ed è venuta fuori l’idea della morte di Ernesto ci abbiamo pensato davvero tanto. Perché chiaramente avremmo perso un pezzetto importante del patrimonio della prima e seconda serie. Ecco perché non vogliamo perderne un altro.

Quanto è difficile oggi fare delle buone fiction in Italia? Mi vengono in mente le recenti critiche di Paolo Virzì, Saverio Costanzo, e ultimamente di Pietro Valsecchi alla fiction italiana…

È difficile fino a quando in Italia per noi produttori non ci sarà la possibilità di cimentarci con la concorrenza, con interlocutori e clienti diversi. Sarà sempre più difficile differenziare i prodotti. L’omologazione del prodotto, e quindi l’abbassamento del prodotto, è determinata dal fatto che in Italia non esiste concorrenza. Solo la Rai tiene in piedi quel poco di industria nel nostro Paese, e consequenzialmente se noi lavoriamo con un solo cliente, c’è poco da fare, con tutta la sensibilità e competenza che eppure c’è in Rai. Se l’interlocutore è uno, il prodotto sarà sempre più omologato. Valsecchi si lamenta, ma lui lavora per un solo cliente che è Mediaset e Mediaset non fa lavorare altri produttori. Quindi come facciamo noi a proporre un prodotto differenziato e anche più coraggioso se non ci sono le opportunità di mercato?

Cross Productions negli ultimi tempi ha sperimentato molto: parlo ovviamente delle vostre web series, da Kubrick a Una grande famiglia – 20 anni prima, fino a Il Candidato…

Abbiamo cercato delle occasioni di mercato nuove, anche se poi arrivano tutte e sempre dalla stessa parte. Ho bussato a tutte le porte, ma la prima a rispondere è sempre la Rai. Abbiamo iniziato con Una grande famiglia – 20 anni prima, idea che era piaciuta molto a Tinni Andreatta, e poi siamo andati avanti con Il Candidato, che ora è stato promosso alle 20.30. Anche lì c’è stato tutto un lavoro di credibilità nei confronti dei nostri interlocutori. Ho realizzato dei numeri zero, investendo dei soldi e rischiando, e poi facendo vedere cosa avevamo intenzione di fare. Ora abbiamo realizzato un altro numero zero di una web serie che abbiamo fatto vedere in Rai e che è stato acquisito per Ray. Si chiama 140 secondi, come le 140 battute di Twitter, e in realtà sono storie private di un protagonista raccontate appunto in 140 secondi: i suoi rapporti con i colleghi di lavoro, con la fidanzata, con la famiglia. Anche quello è un prodotto molto carino e molto forte, che la Rai ha subito fatto suo.

IL CANDIDATO LOGO_1

Il Candidato è stata un’altra scommessa vinta, con un cast di eccellenza per una web serie.

Sì, perché in Cross abbiamo fatto tutto un percorso che, partendo da Kubrick e affidandola sul web a Jackal, iniziava ad avere dei riscontri. A quel punto abbiamo deciso di investire e continuare a sperimentare con Il Candidato, facendo un ulteriore passo: fare un cast di attori con una loro riconoscibilità e professionalità affermata. E questo per capire se un modello produttivo a bassissimo costo, con un regista giovanissimo – Ludovico Bessegato – potesse portare dei risultati convincenti. E la cosa ha funzionato ed è diventata una realtà. Noi speriamo che questo prodotto, che ha un’efficacia anche dal punto di vista industriale, possa andare avanti. Pensi che un minuto di un prodotto come Il Candidato costa alla Rai intorno ai 4.500 euro, un prodotto come Una grande famiglia costa invece 12.500 euro al minuto. Quindi c’è una sproporzione enorme, e sarebbe importante riuscire a realizzare programmi per slot di programmazione diverse, su reti diverse, con questo standard produttivo e con contenuti che siano in grado di reggere quelle fasce. Sarebbe rivoluzionario, cambierebbero davvero i palinsesti.

Questa strada può essere quella da seguire per il futuro?

Noi ce lo auguriamo e intanto facciamo da stimolo, da pungolo, per vedere cosa succede. E al momento sta funzionando.

Infine, per chiudere e salutarci: crede che prima o poi la fiction italiana riuscirà a competere con le serie tv americane?

Il mio socio, Beta, è tedesco. E con lui stiamo lavorando ad alcuni progetti che presentano da subito delle potenzialità internazionali. Beta è la società che ha distribuito in tutto il mondo Gomorra e 1992, con grandissimo successo. Ora abbiamo tre progetti che già Beta ritiene potenzialmente co-sviluppabili e inizieremo a produrli insieme. Poi chiaramente dobbiamo verificare sul campo se il mercato accetterà questi prodotti. Però io penso che il prodotto americano è una meta davvero difficile da raggiungere, proprio perché quel prodotto nasce da una competizione altissima, quindi è inevitabile che la qualità cresca. La difficoltà che noi abbiamo adesso ad affacciarci oltre le Alpi è proprio quella di avere un interlocutore unico e dobbiamo quindi guardare a ciò che Rai Uno può consumare e ciò che invece un pubblico europeo o internazionale può volere. C’è un progetto per Rai Uno, Sirene, che Ivan Cotroneo sta scrivendo e che Beta è interessata a co-sviluppare. È un rischio che Rai Fiction si sta assumendo perché è una commedia romantica fantasy (la storia di quattro sirene che sbarcano sulla terra alla ricerca dell’ultimo Tritone con il quale è possibile procreare). Ora come ora è difficile pensare che Rai Uno possa mandare in onda il fantasy. Ma in realtà per la commistione che c’è in questo progetto tra commedia romantica e fantasy, Rai Fiction l’ha fatto suo e contemporaneamente Beta – come ho detto – è disposta a investire già nello sviluppo.

Foto | Ufficio Stampa Ni.Co