Un mondo nuovo, il film-tv usa troppe parole ma è realistico
Un mondo nuovo racconta a vicenda del Manifesto di Ventotene usando le riflessioni dei protagonisti e rallentando così l’azione del racconto, mentre nella seconda parte si dà più spazio alle vicende personali ed agli ideali dei protagonisti
Difficile portare al grande pubblico di Raiuno una vicenda come quella della stesura del Manifesto di Ventotene, alla base delle azioni che hanno portato alla formazione dell’Unione Europea. Non perchè il tema in sè sia particolarmente difficile da raccontare, ma perchè quando si deve portare in tv un racconto fatto principalmente di parole, pensieri e poche azioni fisiche, bisogna sapere tenere il pubblico davanti al piccolo schermo. Ecco perchè Un mondo nuovo, il film-tv andato in onda, appunto, su Raiuno, ha fatto tutto quello che si poteva fare pur di non far sbadigliare i telespettatori, cercando di alleggerire la parte più filosofica -ma realistica- della presenza dei protagonisti sull’isola con valori europeisti che rendono la fiction più attuale.
Il film-tv di Alberto Negrin si differenzia dalle altre produzioni che raccontano la Seconda Guerra Mondiale per la mancanza di scene d’azione con cui tenere alta l’attenzione: d’altra parte, la vicenda di Altiero Spinelli (Vinicio Marchioni), Eugenio Colorni (Orlando Cinque) ed Ernesto Rossi (Peppino Mazzotta) non hanno come ambientazione le città bombardate, dove la guerra dava un ritmo alle scene. Qui, i protagonisti si trovano isolati, lontani dal resto del mondo, per evitare il rischio che il loro pensiero ribelle possa diventare un’arma contro il fascismo.
Rinunciando così a scene che avrebbero potuto dare alla fiction un ritmo più alto, la scelta degli sceneggiatori è stata di non tradire il senso della vicenda di Spinelli, attenendosi ai lunghi discorsi tenuti tra lui ed i suoi amici, compresa Ursula Hirschmann, intepretata da una brava Isabella Ragonese. Proprio il suo avvicinamento a quest’ultima diventa l’unico modo per permettere a gran parte del film-tv di muoversi verso un’evoluzione. Se non fosse stato per la parte finale, che permette ai personaggi di usicre dall’isola e di vivere i propri ideali fino all’approvazione del progetto costitutivo dell’Unione Europea che porta il nome di Spinelli, il film si sarebbe perso in tante parole e poca azione.
Fortunatamente, ma in ritardo, la fiction trova un senso che va al di là dello scopo educativo, e riesce a dare al pubblico sia le informazioni necessarie sulla vicenda raccontata che un quadro emotivo dei personaggi sufficiente a non imbattersi in quel didascalismo che avrebbe reso il tutto troppo noioso.
Un mondo nuovo, allora, ha avuto sicuramente l’onore di aver portato in tv una vicenda poco nota, permettendo al Servizio Pubblico di fare il suo lavoro e di favorire un’Europa che ragiona non più per singolo Stato. Eppure, raccontare un momento storico del genere in cui conta più la parola dei pensatori che l’azione del soldati o dei Capi di Governo doveva tenere conto del fatto di non poter avere le stesse qualità di altri film del genere, una considerazione che riesce a diventare essenziale solo a metà fiction: nonostante questo, la sfida si può dire vinta.