Un Ciclone in Famiglia sta tirando troppo la corda?
Il Ciclone è passato da un pezzo. Bisognerebbe ricordarlo ai Vanzina che ci investono da troppe serie a questa parte, finendo di perdere il contatto con la realtà. La famiglia Fumagalli è nata nel 2005 da una costola della commedia all’italiana, per troppo tempo trascurata in tv salvo la stessa parentesi seriale de Lo zio
Il Ciclone è passato da un pezzo. Bisognerebbe ricordarlo ai Vanzina che ci investono da troppe serie a questa parte, finendo di perdere il contatto con la realtà. La famiglia Fumagalli è nata nel 2005 da una costola della commedia all’italiana, per troppo tempo trascurata in tv salvo la stessa parentesi seriale de Lo zio d’America targato De Sica.
A bistrattarla agli occhi del telespettatore era il confronto con i cine-panettoni, tacciati inequivocabilmente di volgarità e bassa qualità (nonostante la recente volontà di alzare il tiro con attori dalla sicura professionalità). Massimo Boldi, invece, nel ruolo del padre di famiglia dal cuore tenero, è riuscito ad ammorbidire le zozzerie dei b-movie, dando al genere un’impronta di leggerezza ed evasione.
La prima stagione, non a caso, era gradevolissima nella semplicità del canovaccio di base: la famiglia Fumagalli, del lago di Como, va a trascorrere una vacanza nei parchi canadesi e un bel giorno si imbatte nella famiglia romana Dominici. Subito i due capi famiglia, Lorenzo Fumagalli e Alberto Dominici, cominciano a bisticciare. Il romano prova subito una grandissima amicizia nei confronti del comasco, che, però, non è pienamente ricambiata.
Di qui, gag a go go, battibecchi da lotta di classe nonchè la classica coincidenza del destino che vede entrambi i figlioli delle due famiglie (i ragazzi Dominici e le ragazze Fumagalli) innamorarsi e sposarsi giovanissimi. Per quattro puntate, l’idea poteva anche andare (non a caso, il pubblico ha gradito tributando alla prima serie alti ascolti).
Peccato che la televisione italiana sia afflitta dalla sindrome dello sbrodolamento, che arriva a spremere sino all’usura qualsiasi prodotto che funzioni un minimo, senza continuare a sperimentare e investire su nuove intuizioni. I Vanzina hanno deciso di bissare il successo del Ciclone in Famiglia 1 con un seguito, a cui si è aggiunto un altro nucleo familiare, questa volta di origini napoletane per completare il quadro degli stereotipi regionali. Carlo Buccirosso ha provato a portare un po’ di verve napoletana, finendo però per snaturare il rapporto esclusivo tra Boldi e Mattioli, sempre più istigati a un macchiettismo di maniera.
L’unica peculiarità che ha contraddistinto la seconda stagione, differenziandola dalla precedente, è il maggior spazio dato ai giovani, a partire da un’interessante Sarah Calogero calata nella patinata vita milanese, sempre sotto la luce dei riflettori. A lei si è aggiunta un nuovo personaggio, quello di una collega modella di nome India che scoprirà di essere la sua sorellastra.
Tra l’altro, maggior visibilità è stata concessa all’ex letterina Benedetta Massola, nonchè a nuovi arrivi di belle speranze come Paolo Stella, tuttora ancora presente nel cast come marito di India e che in pochi ricorderanno come ex-partecipante di Amici.
Dalla terza stagione si può dire che il Ciclone abbia iniziato a tirare troppo la corda.
I comprimari si sono sempre più diradati per restituire la scena a un Massimo Boldi vittima dei soliti tormentoni e a una Barbara De Rossi sempre più casalinga disperata. Monica Scattini ha dovuto improvvisare una forzata crisi coniugale per ricordarci ancora che è nei titoli di testa. La presenza di storyline parallele si è sempre più assottigliata, fino a vedere tutti i protagonisti insieme, in un cocktail ormai insopportabile, perennemente in viaggio (a sbafo). Anche qui le critiche si sprecano e lo stesso Sorrisi e Canzoni Tv ha fatto rilevare, in un piccolo dossier, come una famiglia italiana, per giunta allargata, non potrebbe mai permettersi delle spese extra così frequenti.
E invece a quelli del Ciclone in famiglia l’ansia quotidiana di arrivare alla fine del mese gli fa un baffo. Come niente aprono attività, passando dalla gestione di un cinema a quella di un albergo, organizzano catering, hanno anche il tempo per l’università della terza età o per prendere lezioni di computer dai propri bambini, che a loro volta soddisfano ad uno schioccar di dita il capriccio di andare a vedere il castello di Harry Potter. Ma per favore: ci manca solo la partnership in sovrimpressione con la Valtour. E lo dice uno che, dopo aver trovato una stroncatura di Malaparte risalente a un anno fa un po’ inclemente, ora non può che definirla lungimirante.
[Il sito ufficiale de Il Ciclone in Famiglia 3]