Un 2009 all’insegna della musica. X Factor e Sanremo: talento e sincerità. Un paragone è possibile?
Dice che i lettori de IlSole24Ore hanno scelto X Factor, come loro programma preferito, anziché Sanremo. Allora mi sono messo lì a pensare, occhieggiando il Festival forse migliore degli ultimi trent’anni: c’è un comune denominatore tra le due trasmissioni, al di là della musica e del marchio Rai?Prime cose che mi sono venute in mente:
Dice che i lettori de IlSole24Ore hanno scelto X Factor, come loro programma preferito, anziché Sanremo. Allora mi sono messo lì a pensare, occhieggiando il Festival forse migliore degli ultimi trent’anni: c’è un comune denominatore tra le due trasmissioni, al di là della musica e del marchio Rai?
Prime cose che mi sono venute in mente: Sanremo tiene i quattrini e gli effetti speciali, X Factor, che certo povero non è, punta sui cantanti gggiovani che fanno presa sul pubblico. Sanremo si è acchiappato il conduttore con le palle più cubiche d’Italia, X Factor c’ha il meccanismo dei tre giudici incazzati che funziona anche più delle Conigliette di Playboy. E poi? Mi sono spremuto le meningi e ho capito che un paragone, sebbene difficile e strumentale, forse potrebbe azzardarsi. Se non altro perché, volendo proprio tirare la corda intorno al sacco, a mio parere sono soltanto due gli elementi di raccordo che stanno decretando il successo dell’uno e dell’altro e questi due elementi sono il talento delle nuove proposte e la sincerità della confezione televisiva.
X Factor è un programma “sincero”, in cui succede quello che deve succedere senza il filtro dello spettacolo pecoreccio, come, per esempio, avviene in Amici. X Factor non nutre velleità pedagogiche, non ha “maestri”, ha agenti discografici; non porta sul palco Platinette varie o De Filippi, nani da circo e mangiatori di fuoco; X Factor inizia con una canzone e finisce con una canzone. Al massimo si concede il lusso di un superospite alla settimana, lunedì ci sarà la Pausini, una che con Sanremo, guarda caso, ha molto da spartire; per il resto niente concessioni alle distrazioni, nessun ammiccamento alle esigenze di share. Almeno apparentemente ma è ciò che conta. Ci sono i ragazzi sul palco, che devono cantare, e tanto succede. I giovani cantano. Punto e basta. Uno dopo l’altro, divisi in due manches, introdotti dal rispettivo “allenatore” e fatti seguire da un breve dibattito, questo sì, ogni tanto farcito di appuntiti litigi. Non a caso, alla luce di tutto questo, X Factor, contrapposto ad Amici, perde inesorabilmente la gara dell’audience. E’ normale. Perfino il “daytime”, in X Factor, è sincero: dura una manciata di minuti durante i quali si vedono, ancora una volta, i ragazzi cantare, i ragazzi provare, i ragazzi suonare. Fine. Altro non c’è. L’originalità assoluta di X Factor sta lì, nella sincerità.
Sanremo. Anche qui, come s’è appena finito di dire, i nuovi cantanti e la sincerità costituiscono la famosa marcia in più. Dico “nuovi”, non soltanto per forzare il paragone con X Factor, ma perché, bisogna dirlo, fosse dipeso solo dai BIG in gara, avremmo già chiuso la baracca e riposto i burattini. I “famosi”, a Sanremo, non è che facciano schifo, però ci manca poco. Leviamoci il pensiero. I migliori? Renga, tecnicamente sopra di una spanna rispetto a chiunque, nonostante una canzone, il cui richiamo a “Nessun Dorma” sembra più una preghiera e una speranza che una citazione. Patty Pravo, a livello interpretativo che le vuoi dire? Il resto è virtuosismo senz’anima quando va bene (Alexia, Niki Nicolai) oppure è dilettantismo polveroso se proprio va male (Marco Carta, Sal Da Vinci, quest’ultimo, in particolare, è da si salvi chi può) o ancora polvere e basta (Iva Zanicchi, Al Bano, Fausto Leali) oppure uno scherzo simpatico (Tricarico, Pupo & Co.). Dolcenera? Grande voce ma, andiamo, perché mai dovrei sentirmi una canzone di Dolcenera quando posso mettere un disco di, il primo che mi viene in mente, Prince?
I “nuovi”, invece, almeno quest’anno, sono stati commoventi. Tutti bravissimi, Fornaciari a parte e il sosia di Cocciante, così, per partito preso, perché cominciare una carriera assomigliando spaventosamente a qualcosa di vecchissimo, non è che sia proprio il massimo dell’intelligenza; stupiscono la qualità, l’intensità, l’apparente consumata efficacia sul palcoscenico e, soprattutto, l’originalità di certe composizioni, dal jazz allo swing, passando per il rock puro. Aria fresca: sincerità e musica, un’altra volta. Il tutto sublimato dallo spettacolo della terza serata in cui a musica si è aggiunta Musica, con i duetti e il percorso storico-musicale, qualcosa che s’era visto raramente in televisione. Tutto cristallino: le nuove proposte cantavano, poi si facevano da parte per dare spazio e luce ai più titolati accompagnatori. Spariva il conduttore, spariva la gara, spariva tutto: restava la musica. Come X Factor. Solo musica: niente acrobati o trapezisti, niente maghi col cilindro.
X Factor e Sanremo sugellano così, con la sincerità e qualche brillante novità musicale, questo inizio 2009 all’insegna del pentagramma, grazie al talento dei giovani e alla sincerità della confezione televisiva. Un modello da seguire per le prossime cose future.
(C’è un ultimo elemento, a ben pensarci, che lega le due cose, questa volta negativamente: l’importanza data al televoto. I have a dream, disse qualcuno a proposito di cose ben più fondamentali. Il mio sogno, irrealizzabile, è incontrare, prima o poi, un X Factor o un Sanremo la cui sorte sia decisa da una giuria di soli addetti ai lavori, piuttosto che affrontare un’altra volta l’incompetenza di un pubblico medio che il più delle volte dà l’idea di muggire, invece che di comunicare forme di pensiero intelligenti. Senza voler offendere nessuno, ma ripescare Sal Da Vinci è roba da Venere, non da pianeta Terra)