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Ulisse, il piacere della scoperta. Di un pubblico preparato

Il programma con Alberto Angela fa un ottimo risultato in una serata difficile. E la cultura in tv si prende una piccola rivincita.

pubblicato 11 Marzo 2012 aggiornato 2 Novembre 2020 09:52


“La tv non deve educare né fare cultura, ma intrattenere”. E’ la convinzione di molti autori televisivi, che sanno propinarci solo esibizioni evergreen o performance acrobatiche, specie al sabato sera. Per questo credo che il risultato riportato ieri dal ritorno di Ulisse, il piacere della scoperta, con una puntata interamente dedicata alla Roma cristiana, sia doppiamente confortante.

Stiamo parlando di 2.127.000 telespettatori e di uno share dell’8,61%, in una serata difficilissima dominata dalla finale di Italia’s got talent e della semifinale di Ballando con le stelle. Per giunta in una collocazione, quale quella del sabato sera, in cui su RaiTre avevano fallito tutti, da E se domani di Alex Zanardi, con ascolti sotto un milione e mezzo di spettatori e uno share del 5%-6%, a Nanuk – Prove di avventura, che abbiamo visto riportare anche ascolti inferiori al milione di spettatori e uno share del 3%.

Non a caso, il direttore di rete, Antonio Di Bella, gongola su Twitter:

di bella twitter

“8,69 % e oltre due milioni sabato sera per #Ulisse di Alberto Angela.#laclassenoneacqua”.

Il risultato, dicevo, è di duplice conforto in termini di ricezione, perché apre la Rai a un pubblico sicuramente molto diverso. Un pubblico televisivo atipico e variegato, ma ugualmente stimolato da un’offerta di tipo culturale perché abituato a vivere di cultura, anche se suona così fuori moda. Lo vediamo dai commenti sul sito di Rai.tv, lasciati da studenti universitari, docenti, impiegati nel settore delle belle arti, che sanno ancora “commuoversi” di fronte al fascino della storia davanti al piccolo schermo.

Il sottoscritto, ieri, è altrettanto rimasto sorpreso dalla confezione del prodotto, che introduceva al mondo delle catacombe e delle chiese Romane con la versione strumentale di Paradise dei Coldplay. Il che conferma che la divulgazione Rai è meno “vecchia” di quella che sembra, anche nel sapiente ricorso a strumenti tecnologici per ricostruire strati archeologici di epoche diverse.

Per una volta, poi, viene smentito il falso mito dei figli di papà che tolgono il lavoro ai comuni mortali. Alberto Angela è vissuto a stretto contatto con il papà Piero, capostipite di una tradizione che merita di essere perpetuata. In questo caso, è “il marchio dinastico” a fare la vera differenza. E l’allievo dimostra di aver studiato e di essersi preparato per risultare all’altezza del maestro.