Twitter e Tv, per Freccero un rapporto “deprimente”: “Tutti a commentare lo show di D’Alessio, non Report”
Commentare via Twitter gli appuntamenti tv è un fenomeno ormai consolidato e per Freccero è la dimostrazione che la Tv è sempre, nonostante tutto, la regina del consumo mediatico.
Carlo Freccero riflette sul rapporto tra Twitter e Tv e lo fa su Repubblica con Antonio Dipollina. Ormai il tweet-dibattito sembra avere un peso sul valore di un prodotto tv a prescindere dai dati d’ascolto, spesso ‘inversamente proporzionali’ alla quantità di cinguettii e di TT registrati durante la messa in onda. Non a caso il critico di Repubblica chiama in causa il caso MasterPiece o anche il Confronto PD trasmesso su Sky, che pur non registrando dati Auditel ‘entusiasmanti’, animano le timeline di Twitter.
“E’ il vecchio sogno dell’Auditel in diretta”
dice Freccero, riconoscendo a Twitter un valore commerciale, anche questo di stampo ‘quantitativo’, però, come lo sono i dati statistici dell’Auditel.
“Mi risulta che i pubblicitari siano molto attenti: quello è un pubblico sveglio, importante, attivo. In effetti ci si può vantare davvero dei tweet”
commenta l’ex direttore di Rai 5 riflettendo sul fenomeno di vedere la tv commentandola online che non si sa se sia ancora in crescita o già in declino, ma che per l’ex direttore di Rai 5 è destinato ‘scomparire’:
“In fondo è una bolla anche questa. Finirà, come tutto. Ma stavolta per finire arriverà, temo, la realtà vera e propria, la crisi vera, qualche sconvolgimento sociale che richiamerà tutti all’ordine”.
Un giudizio in un certo senso ‘apocalittico’, che etichetta il live-tweet come una moda, per molti versi autoreferenziale, destinata a sparire di fronte a uno “sconvolgimento sociale” di cui non è però chiara la natura né l’entità.
Ma questa relazione sempre più stretta da Twitter e tv non è a suo modo rivoluzionaria, come molti analisti sostengono? Freccero è netto: no. Anzi, più che una rivoluzione è un’involuzione, un ‘tradimento delle attese’ riposte nel web e nel suo uso, che ci si aspettava ‘centrifugo’ rispetto alla tv. E invece, citando la dicotomia Tolomeo vs Galileo, il live twitting rimette la tv al centro dell’universo mediatico.
“Twitter è diventata il coro greco della tv generalista, quella che credevamo sconfitta in favore del nuovo. Si stava diventando copernicani nel sistema televisivo e multimediale, avevo grandi speranze: è invece è tornato Tolomeo, la tv per tutti al centro di tutto”.
La tv quindi si conferma la Regina del consumo mediatico e tutto il resto ruota intorno, anche quelle che sarebbero dovute essere le forme di comunicazione più alternative. Anzi, a ben guardare i TT, Freccero nota come Twitter livelli verso ‘il basso’ più della stessa offerta tv e lo fa prendendo ad esempio la timeline di lunedì 25 novembre:
“Lunedì scorso, una serata molto interessante in tv, piena di offerte diverse, c’erano strepitose inchieste a Report, Formigli eccetera. Ho aperto Twitter ed erano in migliaia a commentare lo show di Gigi D’Alessio. Deprimente. Siamo tutti matti”.
Siamo tutti matti davvero? Secondo Freccero, però, questa ‘dimensione’ deprimente è figlia di una serie di concause:
“Primo, parlare della tv è molto facile. Secondo, ormai vale solo il presente, nessuno studia più, nessuno legge più, non c’è profondità. Terzo, siamo molto indietro in un processo che invece altrove, vedi la Francia, è invece avanti: ovvero la critica ai nuovi media, tutti quelli che iniziano, altrove, a interrogarsi sull’uso e abuso di Internet, mentre da noi siamo ancora in una fase di estasi”.
Beh, visto che noi arriviamo sempre per ultimi è possibile che ci si stia ancora sbizzarrendo con il ‘giocattolino nuovo’.
Ma mi sovviene un dubbio, ovvero che si continui a parlare di media e di analizzarne gli usi solo in chiave quantitativa. Non sarà il caso di adottare una prospettiva qualitativa prima o poi?