TvBlogger per l’estate 2007 /28
Oggi per il nostro TvBlogger per l’estate pubblichiamo un interessante articolo che mette in parallelo il sistema televisivo italiano con quello spagnolo, contenuti simili, assetto completamente diverso.Così vicini, così lontani. di Ranma SaotomeMolto spesso, quando commento i dati di ascolto della giornata, mi capita di dare un’occhiata anche alla top 5 dei più seguiti programmi
Oggi per il nostro TvBlogger per l’estate pubblichiamo un interessante articolo che mette in parallelo il sistema televisivo italiano con quello spagnolo, contenuti simili, assetto completamente diverso.
Così vicini, così lontani.
di Ranma Saotome
Molto spesso, quando commento i dati di ascolto della giornata, mi capita di dare un’occhiata anche alla top 5 dei più seguiti programmi spagnoli. Lo faccio perché ritengo che, televisivamente parlando, Italia e Spagna siano insieme vicine e lontane. Vicine per tanti motivi.
Telecinco e Antena 3, le 2 maggiori tv private, sono controllate da italiani: la prima fu fondata da Berlusconi, ora è controllata al 50,1 da Mediaset, mentre la seconda dal 2003 ha come azionista di maggioranza relativa la casa editrice Planeta-DeAgostini (altri azionisti sono Telefónica e Bertelsmann).
Inoltre sempre più spesso Rai e Mediaset fanno shopping in Spagna per trovare buoni format, solitamente fiction. Ad esempio, in questa stagione abbiamo visto sulla Rai “Raccontami” (ispirato a “Cuéntame como pasò” di TVE, che l’anno scorso ha sempre battuto il Grande Fratello) e la quinta serie di “Un medico in famiglia” (prodotta da Globomedia e trasmessa da Telecinco dal 1995 al 1999). Prossimamente vedremo “7 vite” (di cui abbiamo parlato ampiamente), Hospital Central (di Videomedia, sempre trasmesso da Telecinco) e nuove puntate di Rex prodotte a 4 mani (SAT.1, ORF, RAI e Telecinco). Mediaset da parte sua ha trasmesso “I Cesaroni” (a gennaio la seconda stagione), “Paso Adelante” (autoproduzione di Antena 3), e ha annunciato “Qui non si può vivere” (di Globomedia), fiction ambientata in un condominio.
E anche in tv-spazzatura siamo molto vicini: noi abbiamo le pseudo-litigate e gli psico-drammi nei reality, in Spagna abbondano doppi sensi e linguaggi non proprio da educande, nel programma di Telecinco “Cronache marziane” si arriva addirittura agli striptease integrali (cosa impensabile in Italia).
Senza dimenticare l’affaire Endemol, che ha visto protagonisti i 2 Paesi.
Cosa ci allontana allora dalla Spagna? Il mercato tv.
In Italia la Gentiloni sta creando come prevedibile un muro contro muro, amplificato dal fatto che l’Unione Europea ha dato 2 mesi per approvarla (cancellando la Gasparri), pena un secondo deferimento alla Corte di Giustizia Europea (il primo riguarda l’irrisolta questione Europa 7). L’Authority della comunicazioni ha affermato che resiste il duopolio Rai-Mediaset, anche se Sky si sta facendo spazio. Ma ricordiamo che il ministro ha affrontato la Rai in un provvedimento ad hoc, che prevede la Fondazione, una divisione delle attività della reti e più poteri al presidente.
Cos’è successo in Spagna?
“Oggi assumiamo un impegno di fronte al paese: metteremo fine all’era della tv pubblica di partito. Noi cambieremo i mezzi di comunicazione, garantiremo la loro autonomia, faremo in modo che siano al servizio dei cittadini”. Così Zapatero si presentò dopo l’insperata vittoria alle elezioni generali del 2004, funestate dagli attentati dell’11 marzo a Madrid.
Poco più di 1 anno dopo è stata approvata una riforma tv il cui piatto forte è la fine del controllo politico di TVE, che diventa una Fondazione.
In particolare degli 8 consiglieri di amministrazione, 4 sono nominati da organi non politici, ed essi nominano a maggioranza di 2/3 il presidente.
Un’altra novità che ha portato la riforma Zapatero (molto avversata in alcune parti da Telecinco, che ha gridato al golpe) è stata la creazione di 2 nuove reti. A novembre 2005 nasce, sulle ceneri di Canal+, Cuatro, che col tempo diventa un canale che punta molto sui giovani, con tante serie tv e cartoni.
A marzo invece nasce La Sexta, tv totalmente nuova controllata al 60% da un consorzio di aziende audiovisive (tra cui Globomedia e Mediapro) e al 40% dalla messicana Televisa, e che sta investendo molto su eventi sportivi.
Forse dovremmo prendere qualcos’altro dalla Spagna.