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TV VERITA’ E VERITA’ DELLA TV: amplificare per esaltarsi…

Questo è un Paese che poche volte sa trovare il tono giusto. Esagerati. Vocianti. Urlatori. Coro a bocca chiusa o spalancata. Omertosi. Vanagloriosi. E’ un solo un problema di proporzioni? In parte. In queste settimane i tormenti dell’urlo vengono dai fatti di cronaca nera, da scontri politici, da echi che vanno e vengono dalle televisioni.

pubblicato 20 Ottobre 2010 aggiornato 5 Settembre 2020 11:45

Questo è un Paese che poche volte sa trovare il tono giusto. Esagerati. Vocianti. Urlatori. Coro a bocca chiusa o spalancata. Omertosi. Vanagloriosi. E’ un solo un problema di proporzioni? In parte. In queste settimane i tormenti dell’urlo vengono dai fatti di cronaca nera, da scontri politici, da echi che vanno e vengono dalle televisioni. Che si esaltano per gli ascolti. Le televisioni assomigliano sempre più a porte girevoli di un grand hotel: notizie che vanno e vengono. Per far perdere la testa agli spettatori e per perderla anche negli studi tv. Meglio tentare di capire.
Il nostro amato Paese ha sempre goduto,e pagato pesanti pedaggi, a causa di quella che è una vera e una propria abitudine “mitologica”. Con doppia faccia o immagine, in nome dell'”amplificazione” e della “sordina”. Amplifica il prete dal pulpito. Amplicano i capi della politica e del giornalismo. Ha amplificato (o messo la sordina a seconda dei casi) la radio ai tempi di Mussolini. Negli anni Cinquanta, quando è entrata in scena la tv, la sordina ha avuto la meglio sull’amplificazione nell’Italia democristiana.

Amplificazione indica quel tornaconto, quel beneficio nel consenso che è l’obiettivo di chi amplifica. Viceversa, la sordina è la felpata scelta di sopire, dire non dire. Oggi siamo nella amplificazione in modo diverso. L’applica la tv. Riguarda la politica, la cronaca, l’intrattenimento. Coinvolge i tg, gli speciali, i contenitori, gli show, i talk show, certe fiction. La sordina è lo stagno in cui sono costretti tutti, o quasi, gli altri programmi. L’amplificazione si afferma per le scelte delle parti o partiti politici. C’è bisogno di visibilità. Se non appari in video, non esisti.

Nei giorni in cui viviamo- a tre anni dalle elezioni che potrebbero però essere più vicine- aumenta ad esempio la tv dei dossier. Uno dopo l’altro: la “casa” che diventa strumento contro Fini; le “ragazze” e poi le “case” del premier Berlusconi. Gli storici ci dicono che non si tratta di una novità . Ricorda la schedatura sugli oppositori voluti da Giolitti, agli inizi del Novecento; quella d Mussolini e dello spionaggio dell’Ovra. Dossier spuntarono quando il generale De Lorenzo sviluppò il suo golfe ridicolo (i forestali avrebbero dovuto occupare la Rai).

Oggi i dossier sono un materiale da sceneggiare per il video in vari tipi di programmi (ideali sono i talk show) e sono costruiti anche e soprattutto sui grandi fatti di cronaca, dal delitto di Cogne alla uccisione di Sarah. Dossier che, a ben vedere, sono un’amplificazione gradassa che deve funzionare o finisce per funzionare come una forma di equilibrio rispetto ai dossier politici. Un fascio di fascicoli, di dossier. Affinchè il pubblico possa sentirsi sempre accerchiato e impotente, soggiogato, morbosamente; e così possa sentirsi accerchiato e interpreti in ruolo che le tv gli assegnano: quello dello spettatore che di caso in caso, di dossier in dossier, trovi una rassegnazione per forza, trasferita in ascolti, davanti ai fatti compiuti.
Stanco di emozioni e di stress, lo spettatore potrà poi essere accompagnato al sonno ristoratore dei programmi in sordina, magnifici all’ora dei fantasmi. Qualche volta noiosi fantasmi d’arte (?) e di cultura (?) nell’epoca dei fossili notturni tv fatti di documenti d’antan, storia e costume. Fino all’indomani quando per continuare a domare spettatori e loro diritti di conoscere altri dossier salteranno fuori, e saranno “sceneggiati ” dai tg e dai programmi giornalisti che speculano e spesso non aiutano.
Italo Moscati