Tv Talk “maltratta” Freccero
Questa mattina, come tutti i sabati dall’inizio della stagione, visto il più comodo orario di collocazione, mi sono sintonizzato su Raitre per seguire Tv Talk. La puntata aveva come ospite d’eccezione Carlo Freccero, indimenticato direttore di Raidue dal 1996 al 2002, forse il periodo del suo massimo splendore. Per ripercorrere il periodo della sua dirigenza,
Questa mattina, come tutti i sabati dall’inizio della stagione, visto il più comodo orario di collocazione, mi sono sintonizzato su Raitre per seguire Tv Talk. La puntata aveva come ospite d’eccezione Carlo Freccero, indimenticato direttore di Raidue dal 1996 al 2002, forse il periodo del suo massimo splendore.
Per ripercorrere il periodo della sua dirigenza, il conduttore Massimo Bernardini ha annunciato una clip con i programmi ritenuti più rappresentativi del corso Freccero.
L’autore non ha gradito molto l’excursus, che a suo dire lo avrebbe dipinto in una chiave riduttiva e banalmente ammiccante nei confronti della concorrenza. Il montaggio, infatti, insisteva troppo sull’intrattenimento leggero targato Boncompagni, riproponendo ben tre spezzoni di programmi da lui firmati quali Macao, Chiambretti C’è e perfino Crociera, clamoroso flop soppresso dopo una puntata e rimosso dalla memoria catodica collettiva. L’amarcord proseguiva insistendo su varietà a metà tra il tradizionale e il commerciale come Furore e Anima mia o su inserti provocatori tratti dal discusso Satyricon. Nessuna traccia, invece, a detta del diretto interessato, di personalità importanti come Serena Dandini e Corrado Guzzanti, protagonisti di programmi di pregio come L’Ottavo Nano e Pippo Chennedy Show, ma soprattutto di un progetto ambizioso entrato nella storia della televisione italiana.
L’8 ottobre del 1997, infatti, è andato in onda alle 20.50 su Raidue Il racconto del Vajont, tre ore di trasmissione fondate interamente su un monologo dedicato “alla cronaca civile di un olocausto”.
Ispiratore della trasmissione evento, assieme a Gabriele Vacis, l’attore teatrale e cinematografico Marco Paolini, che, in diretta dall’invaso della diga ha raccontato la tragedia italiana del Vajont facendo appello unicamente all’intensità della sua testimonianza (visto l’azzardo, i risultati furono più che egregi, 3 milioni e mezzo di audience, circa il 16% di share).
Lo stesso Aldo Grasso, nella Storia della Televisione Italiana, vi ha espresso giudizi più che lusinghieri e degni di essere menzionati nel nostro dibattito:
“Un successo per Carlo Freccero, che ha deciso di scompaginare l’ordine razionale del palinsesto con il disordine sentimentale della memoria collettiva (questa è la sua TV, non Macao!). Sicuramente resterà come uno dei grandi eventi televisivi della stagione, un baluardo contro l’insipienza che tiranneggia il video”.
Poste queste premesse, mi chiedo come mai una trasmissione storicamente garbata e mai sovraesposta come Tv Talk si sia scagliata in modo così impietoso contro Carlo Freccero, trattandolo come capro espiatorio di una deriva televisiva che sicuramente non gli appartiene. Che la sua direzione sia stata tra le più scomode e difficili, ponendosi in un periodo di transizione che imponeva alla Rai di sfidare la tv commerciale, è sicuramente un dato da non sottovalutare.
Freccero ha dovuto produrre e approvare anche show più disimpegnati, per rendere la seconda rete Rai più concorrenziale sul profilo dell’utenza e dell’appeal sulle masse. Consapevole del suo ruolo guida della meno istituzionale delle reti Rai, ha tuttavia avuto il coraggio di sperimentare e puntare anche sui contenuti, raggiungendo un buon compromesso tra alto e basso, tv di spessore e trash d’autore.
Di conseguenza, tacciare gli anni del suo mandato di volgarità o cattivo gusto mi sembra decisamente troppo…
Non che gli ottimi analisti di Raitre si siano espressi in modo così impietoso, però nella loro ostentata perplessità verso i profitti dell’era Freccero, è rimasto nel telespettatore il dubbio di una sprezzante critica, seppur velata, all’operato del personaggio in questione.
Soprattutto se, nel dilemma della doppia lettura della sua Raidue, a prevalere è stato il (pre)giudizio sulla sua goffaggine e banalità.
A questo punto mi rivolgo, da fedelissimo del programma un po’ deluso da tanto accanimento, al nostro Italo Moscati, prezioso ospite fisso presente in studio, qualora volesse fornirci delle delucidazioni su quanto accaduto al termine della puntata (con Bernardini che chiede a Freccero: “Allora ti piace Doctor House e poi fai Macao?” e quest’ultimo che si dissocia fortemente dal trattamento ricevuto).