Tv Talk del 24 novembre 2012: Lilli Gruber non sarà la nostra Letterman, nuovo show per Marcoré, The Winner is la nuova frontiera della crudeltà tv
Ottava puntata di Tv Talk live su Tv Blog con la domanda a Lilli Gruber, l’analisi di The Winner Is e la fiction con Neri Marcorè.
Il quadro che però emerge dall’ottava puntata di Tv Talk, appena terminata, è alquanto laconico: la tv italiana è provinciale, caciarona, vigliacca, pettegola, alla ricerca della lacrima facile, costretta a tirare la cinghia, crudele, soprattutto con i deboli.
E poi si dice che la tv non è lo specchio del Paese…
Tv Talk, Ottava puntata del 24 novembre 2012
Caro Amico ti scrivo e The Winner is: l’Italia ai tempi della spending review
“Dignitoso”, “Figlio della spending review”, “Buon risultato per una cosa fatta con pizza e fichi”, “lugubre”: sono questi alcuni dei giudizi espressi per Caro Amico ti scrivo. Un programma che ha messo a frutto le Teche Rai, come chiesto anche dal direttore generale Gubitosi. Bisogna risparmiare e portare a casa il risultato e a quanto pare Giletti ci riesce. Non solo in prime time, ma anche con l’Arena, i cui ascolti sono ‘un mistero della fede’ per gli analisti.
All’insegna del risparmio anche The Winner Is, partito sabato scorso, programma che si può descrivere con “1 euro per farli cantare, 10.000 per farli smettere”. La perfetta mercificazione di un sogno.
Per Piero Degli Antoni il format è l’espressione del talent 2.0, la nuova frontiera del genere e della tv:
“Non solo tv del dolore, ma del dolore inflitto. E poi hanno fatto un casting bestiale, che meglio di altri rappresenta la situazione dell’Italia di oggi. Il caso dell’orfano che rifiuta i soldi che gli avrebbero potuto salvare un’annata è di una crudeltà inaudita…”.
E in effetti..
‘Raccontami’ Questo nostro amore, ‘un distretto di polizia’ al servizio di Squadra Antimafia
In collegamento via Skype Stefano Bises, sceneggiatore di Questo nostro amore racconta un ‘retroscena’ su Questo nostro amore: “Ci avevano chiesto un sequel di Raccontami, ma non eravamo interessati. Abbiamo puntato su qualcosa di diverso“. Spiega bene lo spirito del prodotto il protagonista: “Si basa su un realtà abbastanza drammatica come il concubinaggio negli anni ’60, condita di ironia“. Un modo diverso per parlare del passato, come voleva RaiUno, raccontando anche il presente delle ‘nuove famiglie’, senza dubbio.
Obbligatoria la famiglia e il lieto fine? chiede Pucciarelli. “RaiUno vi chiede questo?“.
Chiara la risposta di Bises:
“Lo slot era quello di Raccontami, avevo questo paletto. Io avrei raccontato la storia al presente. Io ho lavorato anche a Tutti Pazzi per Amore, in cui si parla di temi come questi in chiave di commedia ma nei tempi contemporanei. Questo prodotto è stato pensato in altri tempi, quando i Fiorito governavano il Paese, non so se mi spiego….”.
Fin troppo bene. Ma perché scandalizzarsi del racconto al passato, o in chiave comica, per raccontare il presente se è uno dei modi più usati per ‘aggirare la censura’ e per rendere digeribili argomenti altrimenti intrattabili. Roba da dittatura? Senza dubbio. Ma in tempi difficili si fa di necessità virtù, soprattutto in Rai.
Ma Bises ha firmato anche l’altro ‘fenomeno’ fictional del periodo, Squadra Antimafia, chiusosi con una puntata di 100′ in unità di tempo.
Anche in questo caso Bises descrive perfettamente il plot:
“TaoDue voleva fare un Distretto di Polizia a Palermo, con puntate di 50 minuti, storie verticali… Non ci interessava e abbiamo proposto una cosa diversa: 100 minuti tutti orizzontali con due donne protagoniste. E ha funzionato”.
“E quella di Squadra Antimafia la via moderna alla fiction tv generalista, parolacce e azione” chiede Pucciarelli?
Marcoré: “Non credo sia questo: la sfida a questo punto è quella di raccontare la realtà senza rifiugiarsi altrove, ma si preferisce non dar fastidio a nessuno. Spero che in futuro si possa raccontare l’attualità senza servirsi del poliziesco”. O del passato, aggiungeremmo noi.
Bises: “Virzì ha parlato di camomilla per gli anziani. Beh, non farei di tutta l’erba un fascio. Molta fiction è scadente, oltre a essere camomilla. Ci dev’essere qualità: non basta prendere un appalto Rai e fare 8 puntate di cose che non interessa fare. Il futuro è nella qualità..”. E nel coraggio.
Neri Marcorè non guarda la tv
Come spesso accade, chi fa tv non guarda la tv. Ma tra teatro, fiction e le parodie per Che Tempo che Fa tempo non ce n’è. Sta però preparando un programma, che lo stesso Marcoré ‘presenta’ come dedicato a una comicità surreale, più che satira. Del resto rifiuta l’etichetta di comico, visto che nella sua carriera ha puntato decisamente più su cinema, teatro e fiction, e si ‘percepisce’, si riconosce, in quella di attore (com’è giusto che sia’. “La parodia, la satira, le vedo come un divertissement” spiega ai giovani analisti di Tv Talk. Ma davvero questo suo prossimo programma segnerà l’addio alle parodie, come da voci circolanti nei corridoi Rai?
Lilli Gruber risponde a Tv Blog
La redazione di Tv Talk sceglie una piccola parte della domanda di DfF: “Credendola dotata di grande ironia, perché non pensare ad un contenitore di seconda serata alla David Letterman?”
Una percezione della Gruber evidentemente meno teutonica di quella che la giornalista stessa si riconosce. La risposta non può che essere netta, come da suo stile:”
“Non ci ho mai pensato. Non credo di esserne capace. Io so fare la giornalista…”.
Punto.
E così va via, non prima di aver assistito alla presentazione del suo romanzo, “Eredità”, da parte di Bernardini. Sembra Che Tempo che Fa….
La donna in tv nell’era di Monti? La rinascita ‘materna’ di Nina Moric e Sara Tommasi
La donna in tv passa anche per le interviste alle mamme di Sara Tommasi e Nina Moric, rispettivamente a Domenica In Così è la vita e a Domenica Live. Netto il commento della Gruber:
“Io sono stata accusata di essere stata troppo fredda e austera. Ricordo che quando feci un’intervista a una condannata a morte negli Usa le ho fatto domante precise e secche e subito dopo arrivano telefonate di protesta perché ero stata troppo dura. In Italia ci piace, a me no, vedere le lacrime… “.
Sofri è ancor più caustico:
“Posso dire che sono una schifezza? Altro che la tv del dolore!”.
Il femminicidio, piaga sociale e risorsa tv
Seguendo il politically correct si parla di femminicidi in occasione della Giornata Internazionale contro la Violenza sulle Donne, che cade domani, 25 novembre 2012. Argomento di cui si è occupato Iacona con un libro, “La strage delle donne”. E il giornalista non fa che citare Michele Santoro come suo maestro, come colui che gli ha insegnato tanto, che lo ha instradato anche a guardare la violenza sulle donne con un occhio diverso. In un Paese in cui non esiste un osservatorio sui femminicidi e in cui i talk vivono per anni sulle pieghe morbose degli omicidi più sensazionali, e misteriosi, ai danni delle donne è difficile che la tv riesca a parlare ‘decentemente’ delle donne e della violenza contro di loro. Senza contare lo storico squilibrio di genere nella nostra società, messo in evidenza dalla Gruber, da cui non si riesce a uscire e che le ‘barzellette’ degli ultimi anni non hanno aiutato a risolvere. Difficile che la nostra tv possa ‘educare’ se non cambia radicalmente il proprio punto di vista. Sofri dice che l’impossibilità di una ‘conversione della tv’ è radicata nel target anziano del medium, che di per sé cerca consenso e che quindi non può lanciare messaggi ‘sovversivi’ per una società maschilista e retrograda. E che c’entra il pubblico anziano? Possibile che il male della tv siano sempre loro? Mappeppiacere! La verità è che serve una rivoluzione copernicana nella cultura italiana. E la tv non è mai stata rivoluzionaria. Non pretendiamo dalla tv quello che non sa (più) fare. Ma poi parte la storia tv di Dietlinde Gruber, inviata in zone di guerra, nella Berlino il giorno della caduta del Muro, prima donna a condurre il Tg2 della sera e vedi che senza proclami la tv può cambiare il costume e la percezione dei generi.
… meglio le Primarie. Il giornalismo e la politica Pop
Fedele alla tradizione tv italiana, Tv Talk dedica alla politica internazionale poco più di 15 minuti. Si torna a guardare il nostro ombelico con l’invasione dei ‘primati’ del Centrosinistra, spalmati in ogni dove in questi giorni pre-elettorali, e con le interviste (im)possibili di Giletti a Passera, della Ventura a Formigoni e via così. “E’ davvero necessario vedere Bersani alle prese con i Muse o sapere cosa ne pensano dello sport?” si domanda Bernardini: domanda pertinente in questo periodo di sovraesposizione dei leader del CentroSinistra e dopo il polverone per l’intervista doppia Renzi-Bersani, con annesse polemiche degli altri, a Rai Sport (in cui è ricaduto anche il Tg1). Qual è il discrimine tra giornalismo serio e politica seria?
“La scuola del Tg1 era una scuola di grande rigore e di grande serietà e bisogna tornare a un giornalismo sobrio e anche a una politica sobria… Evidentemente in Italia hanno scelto di seguire le orme degli americani, dove si fa molto politica Pop. Ma lì sono dei maestri… Se sono Simona Ventura forse è meglio che faccia altro…” dice la Gruber interrogandosi sul ruolo del giornalista e del politico oggi, come ieri, tra politica pop e giornalismo ‘softainment’. Ma se il riferimento deve essere sempre l’America difficile non considerare che un politico che chiede alla propria addetta stampa di spaccare alla faccia a una giornalista è fuori dalla politica.
Pucciarelli: “Se voi invitate sempre gli stessi personaggi, dalle 7 di mattina alle 23 di sera, ovvio che la gente preferisce sapere, a qual punto, per quale squadra tifa quel personaggio politico“. Vabbé ma a) quelli sono i politici in Italia; b) se mi son stancata di vederli in tv a maggior ragione m’importa poco dei suoi gusti calcistici, come sottolinea Sofri.
Insomma, la politica pop ha ‘inquinato’ il giornalismo ‘serio’? E si torna sempre, con nostalgia, al ricordo del Tg1 di Emilio Rossi, misurato e rigoroso. Erano altri tempi, che senso ha riferirsi a ere geologiche più che superate, politicamente, mediaticamente e socialmente parlando? E anche all’epoca non è che fossero rose e fiori.
Retroscena raccontato dalla Gruber: “Pochi giorni dopo il mio debutto a 8 e mezzo mi chiamò Michele Santoro per farmi i complimenti e mi disse ‘Si vede che hai nel sangue il servizio pubblico’. Io cerco di essere sempre oggettiva”. E in una recente intervista a Sallusti a mio avviso ne ha dato ulteriore prova.
Tv Talk del 24 novembre 2012 live: in Italia Gaza non tira…
Si parte subito col turbo: in Italia nessuno si è degnato di coprire quanto accaduto e sta accadendo a Gaza. Se i Tg se ne sono occupati (poco) per ‘dovere di cronaca’, i talk show e gli approfondimenti tv italiani hanno ‘cancellato’ l’evento, se non per qualche minuto a L’Infedele. Al di là dell’attenzione per le Primarie, da noi gli Esteri non hanno mai tirato molto. La Gruber conferma la situazione: per le redazioni italiane gli ‘Esteri’ sono indigesti e non fanno ascolti. Iacona ci mette il carico, sottolineando come in passato, invece, ce se ne occupasse di più. “Questa roba qui è roba importante…” dice Iacona, semplificando un po’ la questione.
La Gruber lascia poche speranze: “Parlare dei fatti del mondo non premia gli ascolti”. In più l’inviato costa, e tanto. Del resto se il pubblico non ha il ‘gusto’ della cronaca/politica internazionale difficile fare ascolti, se non col gossip della Regina. Beh, non che i quotidiani di alta diffusione siano tanto diversi in Italia. Nessuno da noi fa qualcosa anche minimamente somigliante a Le Monde Diplomatique…
E per Sofri la situazione non cambia neanche sul web, portando l’esperienza de Il Post, anche se spegne la questione degli inviati e dei suoi costi: con i social tutti sono ‘inviati’. Beh, qualche dubbio ce lo avremmo… Lo sottolinea anche la Gruber, che evidenzia come i social o il giornalismo diffuso non elimini affatto la necessità degli inviati di guerra. Anzi, li rende ancor più necessari. I nuovi ‘giornalismi’, quelli diffusi, orizzontali, ‘citizen’, hanno il problema del riconoscimento della fonte: i tempi stretti della comunicazione di oggi rende tutto ancor più frenetico e qualcuno ‘sul posto’ che possa verificare le ‘voci’ è ancor più essenziale.
Tornando alla questione della politica estera in tv, interviene Sofri: “Ma tu chiedi alla gente se vuole sentire parlare di Casini o di Gaza: ti diranno che vogliono sentire i fatti dell’Udc” afferma Sofri. Gli italiani so’ masochisti, questa è la conferma. Il gatto si morde la coda: non interessa e quindi non se ne parla, ma se non se ne parla non interesserà mai e via così.
Tv Talk del 24 novembre 2012 live: le anticipazioni e gli ospiti
L’ottava puntata di Tv Talk, in onda alle 14.55 come sempre su RaiTre, conferma la sua struttura e apre anche oggi con la ricca pagina dell’informazione. Ospite d’onore Lilli Gruber, che dopo aver analizzato il trattamento del conflitto di Gaza in tv, risponderà alla domanda dei lettori di Tv Blog scelta dalla redazione. Ospiti per la pagina ‘giornalistica’ anche Luca Sofri, in studio, e Riccardo Iacona in collegamento. Tocca poi, come da collaudata scaletta, all’intrattenimento: chissà se si parlerà dell‘incursione di Tv Talk a Volo in diretta (in realtà ‘in registrata’) di qualche giorno fa. Certo che da oggi l’intrattenimento sarà un ‘tema delicato’ per il programma di Rai Educational: su Canale 5 parte Amici.
Per l’intrattenimento si parlerà dell’esordio di The Winner Is, il nuovo talent game di Canale 5 condotto da Gerry Scotti stasera alla sua seconda puntata, e della prima serata di Caro Amico ti scrivo, con Massimo Giletti, il ciclo di speciali di RaiUno partito con l’omaggio a Lucio Dalla.
Si chiude con la fiction: ospite Neri Marcorè, protagonista di Questo nostro amore e anche della satira italiana con le sue eleganti parodie, ora a Che Tempo che Fa del Lunedì. Se ne parla anche con Piero Degli Antoni e, in collegamento via Skype, Stefano Bises, sceneggiatore fictional che ha tra i suoi successi Squadra Antimafia e Tutti pazzi per amore.
Beh, per un sabato solo può bastare. A tra poco con il live della settima puntata di Tv Talk del 24 novembre 2012: sono curiosa di scoprire la domanda scelta per la Gruber.
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