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La tv si ‘impara’ anche sui social

La tv è un mezzo e un linguaggio: per saperla fare bisogna conoscerne i fondamenti, sennò sono immagini in movimento che non hanno racconto…

pubblicato 28 Ottobre 2024 aggiornato 5 Novembre 2024 08:40

Le forme di audiovisivo social stanno modificando, sia pur ancora in minima parte, la produzione mainstream, che sente sempre più il bisogno di ‘adeguarsi’ al tipo di consumo compulsivo – e diciamocelo pure, a basso costo e a bassa qualità – dei contenuti online, in primis quelli di Tik Tok, diventati per molti – e non solo per i teen – alternativi alle narrazioni strutturate. Ma la televisione, o in generale l’audiovisivo, è un’altra cosa. Non è solo una questione di contenuti – come spesso dimostrano personaggi e format importati dai social che non riescono a tradursi efficacemente nel diverso media -, ma più in profondità di codice:; se non si conoscono linguaggi e grammatiche non si può pensare di scrivere qualcosa che abbia un senso, che sia corretto e men che meno si può pensare di avere uno stile.

Eppure i social possono essere uno strumento per imparare da chi ne sa: in questo senso è interessante il percorso che da tempo sta seguendo Duccio Forzano, tra i registi più autorevoli – e soprattutto tecnicamente preparato e consapevole, mi sia concesso – della televisione italiana. Chi ci legge sa che ho personalmente una certa predilezione per il suo stile di regia e per la sua straordinaria conoscenza del mezzo, quindi non sarò sorpreso di questa mia attenzione per le attività del ‘nostro’ anche online. Come spesso avrete letto nei miei post, mi entusiasma di Forzano la non comune dote di mettere il mezzo tv, il suo linguaggio, le sue risorse al servizio del racconto, esaltandolo, potenziandolo, sottolineandone gli accenti e mimetizzando le debolezze. Una consapevolezza non condivisa con diversi dei suoi colleghi – ahimé – dell’attuale panorama registico, soprattutto live. La regia degli eventi live musicali resta uno dei campi in cui il suo occhio e la sua capacità si manifestano con più evidenza: dai Sanremo con Fazio e Baglioni, per arrivare all’esperienza dell’Eurovision Song Contest a Torino, ma passando anche per una firma che si riconosce anche nei contenuti più ‘statici’ per una serie di dettagli che in tv sono sostanza, come il tipo di inquadrature utilizzate, il piano camere, ma anche dettagli come il disegno dello studio o della grafica in trasmissione.

Ecco, chi ama la televisione, dunque, non può perdersi l’occasione di seguire le sue ‘pillole’ di regia su Instagram: si tratta di piccoli contenuti, easy ma anche in questo caso curati nel dettaglio, per capire come funziona la tv, cosa vuol dire fare regia, quali sono i mestieri della tv, quanto sia importante la messainscena in tv, cosa vuol dire avere una squadra e gestirla soprattutto in tempi ‘di guerra’ come può essere un Festival di Sanremo. Insomma, si ribadisce – mostrandolo nel suo farsi – quel che spesso ripetiamo da queste colonne, ovvero quanto la televisione sia studio, attenzione, preparazione, prove, visione, cura, idee, e quanto sia lontana da approssimazione e superficialità. Eppure…

In breve, pillole come quelle di Forzano sulla tv si inseriscono in un filone ‘didattico’ sul linguaggio audiovisivo che guarda ‘incredibilmente’ a un mezzo mainstream che molti considerano ‘superato’: se la fruizione lineare sta ripiegando su pubblici definiti, è anche vero che il linguaggio audiovisivo è più forte e centrale che mai. E bisogna saperlo usare, al di là degli specifici target o funzioni: sui social, ad esempio, ci si imbatte spesso in ‘tips’ per migliorare i propri content e aumentare le visualizzazioni, ma se non si conoscono i capisaldi del codice si finirà sempre per avere contenuti sgrammaticati.

C’è da dire che l’attenzione al linguaggio e alla visione resta anche quando ci si approccia a forme diverse di esperienze mediali: penso al romanzo autobiografico che Forzano ha pubblicato qualche anno fa, costruito come una sceneggiatura pronta per il ciak, e alla sua prossima trasposizione teatrale, che vedrà “Come Rocky Balboa” in scena a Sassuolo per una sorta di ‘prima volta’ sul palco da protagonista.  Anche in quel caso sarebbe interessante vedere come è stato scelto di mettere in scena la propria vita, raccontandola in  prima persona, su un palco e non dietro un mixer regia. Chi avrà il piacere di andare potrà dircelo: nel frattempo non posso che invitare tutti a ‘imparare’ a scrivere – e a leggere – l’audiovisivo. Anche sui social.