Tutto chiede salvezza, Federico Cesari e Francesco Bruni: “L’arte è come uno specchio. Caso Bellavia al GF Vip? Mai spettacolarizzare il malessere”
Nella miniserie disponibile su Netflix è raccontata la storia di Daniele, ricoverato per un Trattamento Sanitario Obbligatorio e che scoprirà nuovi amici
Se avete iniziato a vedere (o l’avete già finita) Tutto chiede salvezza, la miniserie disponibile su Netflix e tratta dall’omonimo romanzo di Daniele Mencarelli e con protagonista Federico Cesari, avrete notato che l’arte è centrale in alcuni momenti narrati nell’arco dei sette episodi diretti da Francesco Bruni (che è anche uno degli sceneggiatori).
Il giovane al centro del racconto, infatti, svela nei primi episodi che da piccolo era solito scrivere poesie, passione poi messa da parte crescendo. Ricoverato nel reparto di Psichiatria per essere sottoposto a Trattamento Sanitario Obbligatorio, ritroverà questa sua indole poetica. Nina (Fotinì Peluso), l’attrice ed influencer anche lei ricoverata, ha un rapporto differente con l’arte, in quanto attrice che viene spesso insultata sui social.
“L’arte ha sempre rappresentato entrambe queste componenti”, ci ha detto Cesari. “Le persone hanno degli strumenti, grazie a questa storia, per conoscersi meglio e trovare dei modelli tramite cui rielaborare la propria esperienza personale. Molto spesso a me è capitato di avere difficoltà nell’esprimere alcuni concetti e trovarli rappresentati su uno schermo o in un libro: questo mi ha aiutato nell’esprimerli meglio. L’arte parla di uomini, di emozioni, di vissuto… È un po’ come uno specchio: guardando l’arte, analizziamo la nostra storia”.
Bruni, invece, ci ha ricordato una scena della serie, in cui “Mario dice a Daniele ‘Gli artisti, come i matti, conservano dentro di sé un seme di qualcosa che viene dalla notte dei tempi, prima che l’umanità si corrompesse’, parlando dell’idea di Paradiso. È una responsabilità molto forte, insomma… Per Daniele la scrittura è una valvola di sfogo; per Nina, viceversa, la notorietà derivante dal suo mestiere è una maledizione: l’esposizione mediatica l’ha fortemente danneggiata ed allontanata dalla vera se stessa. I loro sono due percorsi differenti”.Tutto chiede salvezza pone al centro della questione l’importanza di prendersi cura di sé anche sotto un aspetto più personale, intimo, legato al proprio benessere mentale. La serie è uscita a pochi giorni di distanza dalla Giornata Mondiale della Salute Mentale (che cade il 10 ottobre), ma anche un paio di settimane dopo il “caso Bellavia” al Grande Fratello Vip, che ha acceso in maniera un po’ inaspettata la questione legata alla salute mentale nei salotti televisivi, ma anche sui giornali, in radio e sul web. Ma tutto questo parlarne fa davvero bene o si rischia di banalizzare un tema che avrebbe bisogno di competenza per essere discusso?
“Quando si entra nel gioco della comunicazione di massa, la banalizzazione è sempre dietro l’angolo”, ammette Bruni, che ci rivela di aver “seguito i riflessi stampa della vicenda, non ho assistito all’episodio”. Ma su una cosa ha le idee chiare: “Parlatene male, in modo approssimativa, purché se ne parli? Non lo so se è sempre un bene, mi sembra che sui social ci sia una tendenza a spettacolarizzare il proprio malessere per avere attenzione. Mi sembra molto pericoloso, perché toglie attenzione a chi sta male veramente e non ha modo di farsi sentire”.
Per Cesari, invece, “è un discorso molto complesso. Sui social, come ha detto Francesco, una persona può parlare di un determinato argomento per trarne un profitto personale, come può anche condividere un’esperienza che, se adeguatamente trattata, rappresentare un modello per gli altri”.
Secondo l’attore il problema “sta sempre nelle modalità di come se ne parla: è un tema così complesso che parlarne in maniera semplicistica lo banalizza, può dare delle indicazioni e informazioni sbagliate. È importante saperne parlare con consapevolezza, quando l’esperienza è stata digerita e analizzata, o con figure professionali. Banalizzarlo sicuramente non è un bene”.
Cesari sottolinea che “non abbiamo bisogno di parlarne tanto per, il parlarne rappresenta un’esigenza sociale: se si parla più spesso di malattie psichiatriche è perché hanno una maggiore incidenza e c’è un maggiore ascolto da parte di chi ne soffre. Non bisogna parlarne solo per pulirsi la coscienza. Se lo si fa, lo si deve fare in maniera consapevole ed approfondita”. E Tutto chiede salvezza prova a farlo.