Tutti Pazzi per la Tele: una scommessa vinta. Ma vogliamo uno spin-off degli scarti
Tutti Pazzi per La Tele si congeda da un pubblico che, a sole cinque puntate dal debutto, è già pazzo di questa trasmissione. Un marchio nuovo, ma già di sicura garanzia sulla carta, termina la propria programmazione all’apice del successo, dopo aver vinto la sua scommessa: riuscire a sbaragliare regolarmente la concorrenza (prima Il Sangue
Tutti Pazzi per La Tele si congeda da un pubblico che, a sole cinque puntate dal debutto, è già pazzo di questa trasmissione. Un marchio nuovo, ma già di sicura garanzia sulla carta, termina la propria programmazione all’apice del successo, dopo aver vinto la sua scommessa: riuscire a sbaragliare regolarmente la concorrenza (prima Il Sangue e la Rosa, poi Anna e Cinque). Siamo sicuri che ci siano tutti i presupporti per riproporlo in futuro, trasformandolo in un appuntamento consolidato negli anni.
E’ difficile pensare che una formula del genere possa “stancare”, perché la fonte di ospiti in grado di valorizzarla è inesauribile e, soprattutto, la chiave di lettura dell’amarcord televisiva non è mai banale. Qualche momento morto, va detto, lo si è riscontrato nelle puntate di mezzo, con ospiti fuori dai giri della tv che avevano molto da recriminare e poco da ricordare. In tal caso Antonella Clerici ha giustamente stemperato eventuali tensioni, rimarcando che lo scopo di Tutti Pazzi per la Tele era quello di festeggiare il rapporto col piccolo schermo. Peccato per le critiche ricevute da Aldo Grasso, che l’ha definita non all’altezza di certi tecnicismi e meno carismatica dei suoi invitati. Ma forse il bello è stato proprio questo, vederla scendere dal piedistallo di conduttrice e approcciarsi alla materia da pura appassionata.
Dopo una prima puntata a tutto Bonolis Tutti Pazzi per la Tele finisce con il ciclone Baudo, che tiene banco tutto il tempo tra aneddoti e filmati curiosi (primo fra tutto quello delle sue storiche arrabbiature). Rivederlo in piena forma alle prese con critiche ed elogi al mezzo, mentre la Clerici ne rivive gli esordi grazie alla macchina del tempo, è la conferma di una grande lezione: la tv è bella se fatta con professionalità. E sulla vera professionalità l’accusa di una tv da terza età non incombe mai.
Il rimpianto, prima di archiviare per sempre la pazzia per la Tele, è uno solo. Visto il carattere sperimentale del format molto è stato montato, ma poco è andato in onda. In definitiva alle lunghe ore di registrazione è corrisposta una drastica selezione dei momenti più riusciti. In favore di un ritmo più agile sono state penalizzate molte gag di Pistarino (per sua stessa ammissione nel proprio forum) ma anche incursioni di alcuni ospiti. Che ne è stato di Anna Moroni? Perché non abbiamo rivisto i reduci da I ragazzi della 3a C?
Considerata la beffa che li ha visti comunque nei titoli di coda, senza che fossero stati presenti in puntata, da queste pagine lanciamo un monito: trasmettere uno spin-off del programma a metà tra un meglio di e una rassegna di ciò che non si è mai visto. Che sia fuori garanzia o nel daytime non fa differenza: soltanto così modo potremo dire che è stato tutto perfetto e che anche l’unico difetto di Tutti Pazzi per la Tele, quello di forma, è stato colmato. Qualcuno dai lidi Endemol – o lo stesso Gregorio Paolini transitato da questa parti – presterà ascolto al nostro appello?