Tutte veline, ma è il sistema?
C’è un amico che legge queste paginette e che spesso mi accusa di eccessi di zelo e ipocrisia, ché tanto la televisione è così, è pop e che altro deve fare se non intrattenere e far fare soldi e essere interrotta nei suoi programmi dalla pubblicità? Tutte cose ahimé vere e condivisibili, anche se resto
C’è un amico che legge queste paginette e che spesso mi accusa di eccessi di zelo e ipocrisia, ché tanto la televisione è così, è pop e che altro deve fare se non intrattenere e far fare soldi e essere interrotta nei suoi programmi dalla pubblicità? Tutte cose ahimé vere e condivisibili, anche se resto convinto che si possa fare (anche) altro e meglio. A volte però certe battaglie restano davvero insensate e donchisciottesche.
Come le battaglie contro il gossip. Come le battaglie contro le signorine svestite e le veline svelate, che fanno parte, ormai, di un retaggio culturale difficilmente sradicabile. E così, mentre rifletto su queste cose, mentre decido di usare come icona di questo post l’Elisabetta Gregoraci ancora ieri protagonista di un servizio di Lucignolo, mentre ripenso alle invettive del Financial Times contro le nostre donne, girovagando per blog scopro questa lettera scritta a Repubblica da una lettrice che risponde proprio al Financial Times. Vi invito a leggerla tutta, questa lettera. E ne riporto alcuni stralci, prima di interpellarvi.
Per come la vedo io, la signorina Canalis ha raggiunto benissimo il suo obiettivo e cioè successo e soldi e alzi la mano chi tra le donne non rinuncerebbe al proprio stipendiuccio e ad un po’ di amor proprio femminile se gli mettessero sul piatto un milione di euro per mostrarsi sorridente… ma anche un uomo direi, no? Della serie: chi è più scemo signor Michaels, la Canalis o chi gli va dietro?
E rincara la dose:
Per quel che mi riguarda sono problemi che vivo ogni giorno, ma davvero ogni giorno. Ho 39 anni, sono single, due lauree, (una in architettura e una in conservazione dei beni architettonici), due master, uno in economia e uno in studi storici, una specializzazione in consolidamento, un dottorato di ricerca e … un gran bel fondoschiena.
Ebbene sì, signori miei, il mio primo impatto con la classe “maschio italico” è sempre il suo sguardo insistente su quella “qualità” (a meno che non mi metto un bel burka) della quale io non ho nessun merito; nonostante il mio quoziente intellettivo, la mia cultura, la mia ironia, eccetera… ho un bel affannarmi a parlar di politica, a ricostruire le tappe del disfacimento etico della nostra attuale società, a discutere dei massimi sistemi, di pensioni, di Mozart, di cuneo fiscale, di travi in precompresso… La replica , nel migliore dei casi, è sempre “pure intelligente…” e sorrisino, nel peggiore uno sbadiglio.
E la chiosa:
Lasciamo perdere la tv, sulla quale si aprirebbe il baratro da lei già prospettato, ma, se lei si connette con la home page di un qualunque quotidiano sul web, a partire anche da Repubblica, troverà sempre una bella ragazza, possibilmente svestita, ben in vista. Immagino anche chi le sceglie tali foto: si tratterà di un solerte giornalista… di sesso maschile, al quale la redazione avrà detto “una bella fighetta ci sta benissimo, attira l’attenzione”; ancora troppo sfrontata? Del resto in Italia i giornali non fanno giornalismo, fanno mercato, e la domanda di tette e fondoschiena in vista è altissima.
Che dire, a questa lettrice di Repubblica? Che è lungimirante e ha capito tutto? Forse sì. Perché le responsabilità di questo velinismo imperante stanno un po’ ovunque. Perché, alla fine, si tratta di vendere. E il mercato ha le sue regole.
Ma forse è il caso di chiederlo a voi, no?