Tutta la musica del cuore, tutto lo spreco della fiction
Tutta la musica del cuore delude: il tema del malfunzionamento scolastico viene ridotto ad una serie di luoghi comuni narrati con lentezza ed usando personaggi poco convincenti
Che peccato: “Tutta la musica del cuore” poteva essere la fiction Rai della svolta, quella che avrebbe dimostrato che non ci sono solo poliziotti e donne dell’Ottocento da raccontare in televisione, e che abbiamo un ventaglio di argomenti legati alla nostra attualità da far passare nel filtro della serialità. E invece.
Basta una mezz’oretta per capire che siamo ancora di fronte all’ennesimo spreco di materiale: lo sfondo del Conservatorio mal gestito da un direttore che non si fa scrupoli a raccomandare studenti ed impiegati viene banalizzato dai luoghi comuni, tra i quali cerca di aggirarsi la protagonista, la solita donna col passato da dimenticare (Francesca Cavallin, che si dimostra però capace di non calcare troppo la mano sui drammatici ricordi della sua Angela), ma che finisce anche lei per rappresentare l’ennesima donna frustrata.
Una serie di situazioni replicate da questa e da quella produzione, e che per nulla si sforzano di uscire dalla direzione che ci porterà alla prevedibile storia d’amore della protagonista con l’insegnante di turno (Johannes Brandrup), dimenticandosi, tra l’altro, della presunta colonna portante della serie, ovvero la musica classica ed i giovani.
Tutta la musica del cuore
Presentata come una fiction da Conservatorio, ricca di giovani talenti, questi vengono sprecati in poche scene, preferendo sfruttare i tre attori principali under 30 per l’ennesima storiella d’amore da teen drama scaduto. E’ come se le dosi da usare per una o l’altra componente fossero schizzate ai valori opposti di quelli che si sarebbero dovuti usare, ottenendo un effetto contrario a quello sperato.
Sarebbe necessario, poi, controllare anche il ritmo delle vicende: impossibile seguire una storia così lenta che difficilmente riesce ad avere degli sviluppi in tempi brevi. Se son poche le idee, che almeno siano buone, o si resta bloccati fin troppo sugli stessi temi e le solite scene vuote.
Che peccato, dicevamo: siamo stati ingannati dal miraggio di una fiction capace di portarci in un mondo poco conosciuto al “grande pubblico” e per questo oggetto di una storia realistica ma che potesse anche prendersi qualche libertà narrativa. Invece, “Tutta la musica del cuore” delude per la mancanza di coraggio di intrufolarsi davvero nelle pieghe del sistema scolastico (limitandosi ad indignarsi su qualche bidello raccomandato e addolcendo il tutto con qualche nozione di musica), svelandocene retroscena e malaffari, ed illude con un racconto apparentemente nuovo ma che sa del vecchio di molte delle fiction Rai.
