Tutta Colpa di Freud – La serie, cast e regista presentano la fiction su Amazon Prime Video
Paolo Genovese, regista del film da cui è tratta la serie, la presenta con il cast e con Rolando Ravello, regista della fiction
Fonte: Andrea Miconi
Amazon Prime Video e Mediaset, atto secondo. Dopo Made in Italy, un’altra fiction del Biscione approderà prima nel servizio di streaming on demand e poi in chiaro in tv: è Tutta Colpa di Freud-La serie, otto episodi (che sul piccolo schermo saranno trasmesse in quattro prime serate) da 45 minuti che saranno disponibili online dal 26 febbraio 2021 ed in televisione, su Canale 5, il prossimo autunno.
E’ la seconda pellicola diretta da Paolo Genovese a diventare serie tv per Mediaset: tre anni fa toccò ad Immaturi-La Serie. Gli attori principali dietro a questo progetto, in effetti, sono gli stessi: Genovese cura il soggetto di serie, mentre la regia è affidata a Rolando Ravello e la produzione a Lotus (società di Leone Film Group Company) ed Rti.
Di cosa parla Tutta Colpa di Freud – La serie?
Come spiegato dallo stesso Genovese durante la conferenza stampa online di presentazione della serie, “rispetto al film rimane l’idea iniziale di un padre solo e delle gestione dei rapporti sentimentali delle tre figlie, circondato da alcuni personaggi che lo aiutano. Ma qui le storie prendono una strada differente: ritroverete l’idea, ma il resto sarà diverso”.
Ecco che, quindi, facciamo la conoscenza di Francesco Taramelli (interpretato da Claudio Bisio), psicanalista che da poco vive da solo: se con la moglie Angelica (Magdalena Grochowska) si è separato da tempo, le tre hanno da poco lasciato casa.
C’è Sara (Caterina Shulha), in procinto di sposarsi ma con qualche dubbio; Marta (Marta Gastini), assistente universitaria che ha una relazione clandestina con il suo preside di facoltà ed Emma (Demetra Bellina), aspirante influencer con un talento particolare per l’utilizzo del social media pronta per partire per l’Inghilterra.
Quando per ciascuna delle tre la vita riserva dei cambiamenti più o meno grandi, si ritrovano tutte a chiedere il sostegno del padre. Francesco, così, rivede la sua casa affollarsi delle tre figlie, mentre deve affrontare alcuni attacchi di ansia che prima lo portano in ospedale, e poi a farsi psicanalizzare lui stesso dalla collega Anna Cafini (Claudia Pandolfi).
Le parole di cast e regista
Numerose le dichiarazioni rilasciate dal cast e dal regista della serie. Rolando Ravello ha spiegato che secondo lui l’idea di psicanalisi secondo Freud oggi è antiquata: “ci sono terapie più veloci”. Il regista ha poi spiegato perché, rispetto al film, si è preferito ambientare la serie a Milano e non a Roma:
“Raccontare una città come Milano è desueto, visto che tutto si gira a Roma o in Puglia. E’ stata una novità ed ha permesso di inserire il personaggio di Max Tortora”.
L’attore interpreta Matteo Tommasi, amico fraterno del protagonista. “Lui e Claudio”, ha rivelato Ravello, “sono riusciti a raccontare Milano e Roma in modo diverso, sornione, con piccoli dettagli hanno evidenziato le differenze tra queste due città. Sono stati fantastici, hanno costruito una coppia comica”.
Il personaggio di Matteo sarà quello più esplicitamente comico della serie: in questo, la scelta di un attore come Tortora è stata perfetta. “Matteo diventa psicanalista a sua volta”, ha raccontato l’attore, “i suoi consigli a Francesco diventano vere e proprie diagnosi. Conosce la vita, dalle tante persone che ha trasportato con la sua macchina. Ci vede di primo acchito, ma immediatamente rientra nella sua normalità”. Matteo, tra l’altra, sarà protagonista a sua volta di una storyline che lo vedrà coinvolto in una insolita relazione con una donna, Chiara Leonardi, interpretata da Stefania Rocca.
La serie ha il merito di dare ampio spazio al suo interno a delle dinamiche tra donne. “Il fatto che sia stato scritto un mondo femminile intorno ad un uomo è inconsueto. Non va sottovalutato”, ha sottolineato la Pandolfi, mentre per la Gastini il racconto pone anche la questione dell’uguaglianza di diritti tra uomo e donna: “essere femministi per me vuol dire lottare perché ciascun individuo ottenga ciò che merita. Nel caso della serie e del mio personaggio, avrebbe dovuto ricevere un riconoscimento nell’Università in cui lavora”.
Tutti gli attori del cast, poi, hanno voluto ricordare la bravura di Ravello di creare una vera famiglia sul set. “Lo ringrazio per le inquadrature, ma anche perché è riuscito a farci diventare una famiglia, e questa cosa si vede. Abbiamo lavorato con una serenità che raramente si trova sul set”, ha ammesso la Shulha, mentre per la Pandolfi “Rolando mi ha permesso di essere completamente libera, ma è una libertà che ti è concessa quando sei in un recinto ben tracciato, e questo ti permette di lavorare meglio”.
La parola è poi tornata a Genovese, che ha innanzitutto spiegato perché non si sia messo dietro la macchina da presa anche per la serie:
“Volevo si cambiasse punto di vista: se l’avessi diretta mi sarei seduto. Rolando è un regista estremamente capace nel raccontare le relazioni umane. Per me come autore è stato stimolante vedere come un altro ha raccontato questa storia”.
Genovese, dopo aver chiarito che di autobiografico nella storia “non c’è nulla”, ha poi ammesso di aver voluto “scrivere un prodotto assoluto, che sia compreso nelle dinamiche ovunque”, in riferimento al debutto prima su Amazon Prime Video e nei Paesi in cui il servizio è disponibile. Infine, un commento su una possibile seconda stagione:
“La serie si presta ad un seguito, grazie alle evoluzioni delle dinamiche della famiglia: se il pubblico si affeziona a questi personaggi, a noi va di raccontare cosa potrebbe succedere loro”.