Tutta Colpa di Freud, ma anche del glamour preferito alle poche risate: la recensione
Nonostante il cast e le premesse del film, qui si ride poco, come se l’obiettivo del racconto non fosse chiaro
Fonte: Andrea Miconi
Tra Paolo Genovese e la riuscita degli adattamenti televisivi dei suoi film non scorre buon sangue. Il regista, campione d’incasso al botteghino, quando si sposta sul piccolo schermo fatica a trovare quella stessa formula che gli ha regalato il successo al cinema. Già nel 2018 l’esperimento di Immaturi-La serie non era andato benissimo; ora, con Tutta Colpa di Freud-La serie non si può dire che la lezione sia stata imparata.
Tutta Colpa di Freud – La serie, la recensione
La nuova serie tv di Canale 5 (che gli abbonati ad Amazon Prime Video hanno potuto vedere già dal febbraio scorso), seppur ben confezionata e con un cast principale potenzialmente forte, non riesce mai a fare il botto. Proprio come era accaduto con Immaturi-La serie: nel momento in cui una storia che al cinema ha retto viene trasformata in racconto seriale, la magia si spezza.
I motivi possono essere molteplici, ma principalmente nel caso di Tutta Colpa di Freud potremmo dire che manca l’obiettivo, il traguardo a cui dovrebbe aspirare il pubblico. Perché se ne caso della serie tv tratta da Immaturi il telespettatore compiva un viaggio insieme ai protagonisti verso la ripetizione del temuto esame di maturità, nella serie con Claudio Bisio, Claudia Pandolfi e Max Tortora non si capisce dove la sceneggiatura voglia andare a parare.
E’ una commedia familiare? Sì (anche se di risate non ce ne sono molte). Punta sul romanticismo? Anche (cercando di declinare l’amore in varie forme). Vuole catturare più fasce di pubblico tramite personaggi di varia età? Ci prova (e non possiamo fargliene una colpa). Eppure, in mezzo a tutto questo manca quella sensazione di compiutezza, di traguardo da raggiungere, appunto.
L’impressione, piuttosto, è che Tutta Colpa di Freud-La serie si muova stancamente nel corso dei suoi episodi, cercando un senso in mezzo alle sottotrame raccontate, ma questo senso non arriva. Claudio Bisio, grande mattatore sui palchi, davanti alla macchina da presa ha bisogno di personaggi che sappiano uscire dagli schemi proprio come fa lui: il suo Francesco Taramelli, invece, nel suo voler essere, in quanto dottore, il peggiore paziente che ci possa essere, non trova sbocchi abbastanza irriverenti. E neanche una colonna come Max Tortora riesce ad alzare l’asticella comica.
Ma il problema sta proprio alla base dell’operazione: Tutta Colpa di Freud-La serie non trova un vero senso per il suo svolgimento se non quello di offrire alla fiction Mediaset un tocco di commedia glamour, che strizzi l’occhio alle famiglie ma che non insista sulle risate, quasi come se fossero un tabù.