Tu sì que vales e il processo al talent: “In Italia tutti improvvisati come giudici”
Laura De Marchi e Luc Gogool hanno messo in discussione i giurati di Tu sì que vales. Un gioco delle parti con un fondo di verità?
Non si può dire che nei programmi di Maria De Filippi manchi l’autocritica (ben congeniata). Ormai in tv assistiamo alla saturazione da giuria. La sindrome da verdetto ha contaminato persino La prova del cuoco e Detto fatto in daytime.
Quale miglior segno di innovazione che ‘destrutturare’ la liturgia dall’interno? Così a Tu sì que vales sono stati messi in scena (?), nella prima puntata, due momenti di processo ai giudici.
Il primo ha visto come imputata Mara Venier, destinata a riprestarsi al siparietto della concorrente che la prende di mira per fare spettacolo. L’anno scorso (per caso?) era la volta dell’inventrice del trolley Maria Santarelli, quest’anno l’attacco è stato, invece, più mirato.
Tal attrice Laura De Marchi si è proposta come sostituta di Mara Venier alla guida della giuria popolare, portando alla conduttrice un vademecum delle regole d’oro per un giurato. E facendole capire, tra le righe, che lei l’aveva violato, mettendo se stessa prima dei concorrenti, ostentando la propria vita normale (pur andando spesso ai Tropici) e corrompendo i colleghi giudici per i suoi legami di amicizia con loro.
Seppur si trattasse di una gag, il messaggio provocatorio della concorrente era piuttosto condivisibile: che numeri ha la signora Venier per giudicare chi vale o chi no? L’essere una signora dei salotti televisivi le dà la patente per dare un voto tecnico?
Tale polemica, seppur in maniera grossolana, è stata sollevata da un altro personaggio curioso, Luc Gogool, scagliatosi contro le critiche impietose di Rudy Zerbi:
“O c’è un problema di trasmissione del suono… Non capisco. A me non sembra affatto cantata male. Se qualcuno dice che io ho stonato non capisce niente di musica. Sono stato anche iscritto al Centro musica italiana e la Presidentessa mi ha detto che ho l’orecchio assoluto’, Non è che tutte le persone presenti nel pubblico sono competenti di musica. Questo è il Paese dei così, degli improvvisati. Uno si improvvisa giudice e tutti improvvisati come giudici. Perché un giudice vero ha una carriera di decine d’anni. Non è che uno prende un biglietto e diventa un giudice. Il pubblico non può dare un giudizio tecnico, ma di preferenza che è diverso. Capre, capre, capre. E basta, avete rotto caxxo”.
I toni da rissa, persino emuli di Sgarbi, hanno finito per occultare la reazione della De Filippi, mostratasi come sempre aperta alle critiche e pronta (almeno in teoria) a mettersi in discussione:
“Però può darsi che non capiamo niente. La facciamo sentire da Beppe Vessicchio, così ha un giudizio competente. Se lo faccia dire da un Direttore d’orchestra. La richiamiamo noi”.
Questa è stata un po’ la resa di una vecchia volpe della televisione che, pur di non vantare i propri meriti, ha preferito affidarsi a un super commissario tecnico? E se il giocarsi il Vessicchio di turno come jolly sancisse, in sé, la fine delle giurie carismatiche proponendo il ritorno ai più affidabili esperti?