Together at Home è un Musica che Unisce con Lady Gaga (e anche qui la differenza la fa Bocelli…)
Come in Musica che Unisce, la differenza nelle 8 ore di show la fa Bocelli, che chiude con Lang Lang, John Legend, Celine Dion e Lady Gaga intonando The Prayer.
Dopo aver visto buona parte delle 8 ore di #TogetherAtHome, direi che va dato a Rai 1 quel che è di Rai 1: il mega evento organizzato da Lady Gaga per raccogliere fondi per l’OMS e ringraziare gli eroi dell’emergenza COVID-19 è un Musica che Unisce con superospiti internazionali. Ma alla fine, come da noi, la differenza l’hanno fatta i 4 minuti finali con Bocelli.
Come ha scritto l’amico e collega Federico Boni su Facebook, il succo di #TogheterAtHome si potrebbe sintetizzare con “da un’idea di Stefano Coletta feat. Gaga“. Certo, qualche differenza tra i due prodotti c’è, come il fatto che le 8 ore di show USA siano nate per il web e trasmesse in mezzo mondo, a differenza della nostra maratona da prima serata durata 4 ore tutta sull’Ammiraglia Rai. E ovviamente il cast, con una line-up che ha raccolto artisti da mezzo mondo. Per il resto il format resta quello: contributi registrati dagli artisti, alcuni davvero slappy, altri più pensati, alcuni appassionati, altri da timbratura di cartellino, in una sequenza che ha alternato presenter vip (Matthew McConaughey e Matt Bomer giusto per citarne un paio), testimonianze reali di medici e infermieri e anche inserti pubblicitari ad hoc degli sponsor, da Coca Cola a Vodafone passando per CitiBank. Una sequenza di clip a dire il vero noiosa, con discrtete dosi di retorica e ingabbiata nella durata di una hit, propria o altrui. Niente di davvero diverso nella forma e nella sostanza da quanto visto su Rai 1: a chi contesta che la differenza di cast è notevole, risponderei che è un’aggravante viste le discrete differenze di potenziale. Unica vera perla i Rolling Stones con You Can’t Always Get What You Want (ma siamo su un altro livello).
Alla fine, dunque, sia in #TogetherAtHome che in #MusicaCheUnisce a fare la differenza sono stati pochi minuti su ore di show. In entrambe i casi c’entra Andrea Bocelli, che su Rai 1 è stato tra i pochi a offrire qualcosa davvero dotata di senso e di emozione e che qui ha chiuso l’evento cantando The Prayer con Celine Dion, John Legend e Lady Gaga con l’accompagnamento al piano di Lang Lang e l’introduzione offerta dai re del Late Show Jimmy Fallon, Jimmy Kimmel e Stephen Colbert. Una chicca.
Delle tante ore di show (che potete rivedere su YouTube) restano, dunque, memorabili gli ultimi minuti. La chiusura è il vero elemento di valore in una sequela di contributi realizzati con le migliori intenzioni e che di certo aiuteranno a raccogliere fondi – #MusicaCheUnisce è servita almeno a raccogliere quasi 8 milioni di euro per la Protezione Civile italiana – ma che hanno saputo regalare poco di davvero emozionante. Niente che riesca ad eguagliare, al momento, la capacità di coinvogimento e il senso di straordinarietà – intesa anche come esperienza mediale e visiva – di iHeart Living Room Concert, il charity promosso da Elton John.
In chiusura, c’è un altro punto in comune tra #TogetherAtHome e #MusicaCheUnisce, Il paragone col Live Aid: Lo fece Coletta per presentare Musica che Unisce, è stato fatto per evocare la portata charity e artistica di #TogetherAtHome. Ecco, anche basta. Basta evocare il Live Aid! Quello è stato davvero un megaevento musicale che ha raccolto in un solo luogo, in una stessa giornata, su uno stesso palco e rigorosamente live il gotha della musica dell’epoca, insieme a scambiarsi sudore e strumenti, microfoni e luci di fronte a un pubblico sterminato per raccogliere fondi. Uno sforzo organizzativo ed economico con pochi paragoni nella storia della musica. Se poi per voi un megaevento live come quello è paragonabile a una clip fatta a casa con mezzi propri, allora mettiamoci d’accordo sul concetto di evento. E sull’importanza della musica live. Ma questa è un’altra storia.