Tinto, lo sfogo sui social: “A quelli della mia età rimangono le briciole, dirigenti tv siano coraggiosi. Voglio condurre Sanremo 2025”
Tinto sui social polemizza sul ricambio generazionale in televisione. E si auto-candida per il Festival di Sanremo post Amadeus
“Il sandwich è l’esempio migliore per definire quelli della mia età: sul lavoro abbiamo da una parte i più giovani e dall’altra i più anziani. E noi in mezzo, siamo la cosiddetta generazione sandwich. Abbiamo pochissime possibilità di osmosi. In pratica, se tutto va bene a noi forse rimangono le briciole (…) Per il 2024 vorrei da chi ha davvero il potere di cambiare le cose più coraggio. Il coraggio di dare finalmente a quelli della mia generazione le stesse possibilità di crescita che hanno avuto un tempo tanti senatori che oggi sono protagonisti indiscussi in tv“. A parlare è Tinto, all’anagrafe Nicola Prudente.
Il conduttore di Camper in Viaggio con un video pubblicato sui suoi canali social (50 mila visualizzazioni su Instagram) ha acceso i riflettori su un tema sempre più attuale nella televisione nostrana, quello cioè del lento, lentissimo ricambio generazionale. In particolare, Tinto, si è fatto portavoce della generazione dei volti tv 40-50 enni (lui ha 47 anni). Quindi, dopo lo sfogo, la curiosa autocandidatura per il Festival di Sanremo 2025, sempre ammesso che alla fine non venga riconfermato – come altamente probabile – Amadeus per la sesta volta consecutiva:
Si dice che nessuno dei big voglia condurre Sanremo l’anno prossimo. Anche perché dopo il regno di Amadeus è troppo rischioso. Ecco, io non ho proprio niente da perdere: ho una laurea in Scienze della Comunicazione, ho esperienza ventennale in radio e in tv, vengo dal vivaio Rai (…) e inoltre ho un anno per preparami. E costa molto meno di Chiara Ferragni. E allora perché no? L’anno prossimo un festival dedicato alla nuova generazione, alla generazione sandwich. Magari con altri miei coetanei, e magari con Carlo Conti come direttore artistico. Mio mito adolescenziale. Lo so: ci vuole un po’ coraggio. E ci vuole anche un pizzico di follia. D’altra parte chi è coraggioso deve essere anche un po’ folle, no?
Una ingenua provocazione che resterà tale e che non avrà alcun effetto concreto oppure una audace presa di posizione che può a medio-lungo termine alimentare la discussione e favorire qualche piccolo segnale di cambiamento nel magico mondo della televisione italiana?