Tina Anselmi, la sua vita per la democrazia esempio per gli italiani (politici e non) di oggi: la recensione del film-tv
Alle nozioni biografiche sulla protagonista si affianca la sensazione che il progetto voglia comunicare altro
Se una donna come Tina Anselmi ha trascorso tutta la vita per la democrazia, come dice il titolo del film-tv andato in onda su Raiuno, viene da sé che raccontare tutta la sua esistenza nell’arco di cento minuti appare una sfida alquanto improbabile. Ma scopo della fiction di Raiuno e RaiPlay dedicata alla prima donna diventata Ministro non era tanto quello di rivelare tutti i dettagli della storia di Anselmi, ma ricordarne la sua figura.
Tina Anselmi – Una vita per la democrazia, la recensione
Il film-tv di Luciano Mannuzzi ben s’inserisce nel catalogo delle fiction Rai dedicate a personaggi che hanno fatto la nostra Storia, seguendone una sorta di manuale. La vita va raccontata in maniera fedele (ed in questo caso la presenza in fase di scrittura di Anna Vinci, che con Anselmi ha anche scritto un libro, garantisce una certa vicinanza ai fatti realmente accaduti), lasciandosi però il margine per romanzare alcuni momenti e, soprattutto, per trasformare il/la protagonista in un eroe dai tratti umani.
È quello che il film-tv su Tina Anselmi riesce a fare, sfuggendo -questo va detto- da certi toni trionfanti di altre produzioni simili. È da apprezzare infatti che la sceneggiatura di Monica Zappelli, Marta Storti ed Ilaria Storti non superi mai la soglia del santino, ormai questo un genere televisivo a sé stante. Piuttosto, ci si concentra sulla naturalezza con cui Anselmi accetta il proprio destino, da donna di provincia a donna impegnata nei Palazzi dello Stato, pur mantenendo sempre la propria integrità morale ed etica.
A fine film, più che avere imparato delle nozioni biografiche sulla protagonista (che comunque sono presenti), si ha l’impressione che il messaggio trasmesso sia un altro, appartenente ad una politica che oggi non c’è più, o se c’è viene tenuta lontana dai riflettori. Parliamo di quella politica fatta di passione prima che di interessi, di comprensione prima che di urla, di azione prima che di strategie.Tina Anselmi ha incarnato tutto questo, e ben riesce la fiction -nonostante il poco tempo a disposizione- a ritrarre una figura che diventa esempio, restando però fortemente legata alle proprie origini e, pertanto, lontana da qualsiasi intenzione di trasformare il racconto di una donna nel racconto di un’eroina.
Sappiamo ormai come funzionano queste produzioni, ed al netto dei soliti momenti didascalici resta altro: la nostalgia che persone come Tina Anselmi, che credevano in una politica che fosse davvero al servizio dei più deboli e che questa dovesse lavorare per migliorarne le condizioni di vita, sono sempre di meno. O forse si sono dimenticate di essere come lei.