Home Tilt Tilt – Tieni il tempo, un game show divertente per gli ospiti in studio

Tilt – Tieni il tempo, un game show divertente per gli ospiti in studio

Il programma di Enrico Papi rimandato più volte da Italia 1 è un’accozzaglia di giochi musicali poco coinvolgenti.

22 Luglio 2024 09:33

Su Italia 1 domenica 21 luglio ha debuttato Tilt – Tieni il tempo, game show con la conduzione di Enrico Papi in onda in piena estate dopo infiniti rinvii di palinsesto, rendendolo in questo senso il Non sono una signora di Mediaset. Ma i paragoni con il programma di Rai 2 con Alba Parietti finiscono qui.

Se alla base dello spostamento di Non sono una signora vi erano motivi ideologici, al posizionamento di Tilt a stagione televisiva chiusa avrebbe contribuito una dirigenza Mediaset che non avrebbe creduto nel prodotto.

Ora, non diremo che i responsabili dei programmi Mediaset abbiano fatto bene a relegarlo al di fuori del periodo di garanzia, ma questo game show musicale con i vip non è altro che l’ennesima variazione di Furore, con qualche richiamo a Sarabanda/Name that tune e Bring the noise.

Ad affrontarsi in varie prove sono due squadre di personaggi famosi: nella prima troviamo come capitano il maestro Peppe Vessicchio e al suo fianco Elisabetta Canalis e gli speaker radiofonici di Radio 105 Paolo Noise e Marco Mazzoli. Nella seconda la capitana Rita Pavone: ad accompagnarla Jasmine Carrisi, Joe Bastianich e Manuela Arcuri.

I giochi sono davvero tanti, ma nessuno di questi appare particolarmente divertente, se non per gli ospiti in studio. Nella prima il capitano deve indovinare una canzone mentre un suo compagno intona il brano in cuffia mentre l’asta del microfono si abbassa progressivamente; in un’altra un concorrente deve salire su una cyclette che azionata riproduce una canzone da far indovinare al resto della squadra.

Il clima appare festoso nonostante a ravvivare la situazione ci siano solo Noise e Mazzoli, che si rendono protagonisti di un’uscita infelice solo quando si tratta di duettare su Vattene amore di Amedeo Minghi e Mietta (“Ah, una canzone da maschi“, dice Mazzoli).

Al di là dei giochi musicali, è comunque la post-produzione a risultare l’elemento più discutibile del programma, con i volti dei concorrenti ripresi in fasi evidentemente avulse dal gioco.

 

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